Gli anni 70, lo splendore della vita.

62 7 6
                                    

22 Agosto 2012.

Cara amica
E ancora ricordo, quelle serate, quando stavamo tutti assieme. Ed eravamo giovani. Tutti frequentavamo il liceo, e prendevamo brutti voti, soltanto tu riuscivi ad ottenere sempre il massimo in tutto. Eri il nostro esempio. La piú grande nel nostro gruppo. Ricordo che quasi tutti ti facevano la corte. Una bellezza particolare come la tua, non è da sottovalutare. Quegli occhi arancioni come il tramonto, quella pelle chiara, bianca come il latte, quei capelli color luna. Ricordo ancora che adoravi tingerti i capelli. Ed era strano a quei tempi. Le ragazze venivano sminuite da tutti, mentre tu, ti facevi sempre valere. Eri sempre al centro dell'attenzione. E questo a noi, non dispiaceva. Ci piaceva avere una donna autoritaria. Perché non capitava tutti i giorni di incontrare una come te.
Ricordo ancora quell'anno stupendo. Il 1971.

Gli anni sessanta erano appena terminati. Ricordo i pantaloni a zampa di elefante... andavano così di moda. E i capelli lunghi. Se ripenso a come ci conciavamo per uscire, o per andare alle feste, mi viene da sotterrarmi. Eravamo a dir poco ridicoli. Ma eravamo felici. Eravamo giovani.
Pensare a quei tempi, mi mette un poco di tristezza. Perché sai? Ormai sono vecchio. Noi tutti lo siamo. Ho sessant'anni, i problemi alla schiena si stanno facendo sentire, la pelle si sta seccando, le rughe si fanno sempre più definire.
E tra poco la fine della mia vita arriverà.
Molto triste questo argomento. La morte. La morte è un argomento che molto spesso le persone non tollerano.
Ma io ormai, ci ho fatto l'abituide. So di essere vecchio. La morte, non mi spaventa così tanto.

Però mi affascina. Ho sempre riflettuto su di essa. Non essendo credente (ricorderai tutte le nostre grandi discussioni sul fatto di credere in Dio, tu ti scagliavi sempre contro di me, ma io sapevo e so, di aver ragione, prendimi pure per gradasso, ma ormai sono quasi del tutto convinto dell'inesistenza di un Dio), non credo alla vita dopo la morte. Non credo ad un paradiso.
Ma la morte, è un'argomento che toccherà prima o poi tutti.
Come si può cinque minuti prima essere in un luogo e cinque minuti dopo non esserci piú? Come può l'anima vagare così velocemente?
È così brutto perdere qualcuno. È così brutto sapere che prima o poi si morirà.
Forse non è vero che non nutro piú paura. Forse ne ho piú di prima.

Ricordi tutte le discussioni? Ricordo quella volta che tu, continuavi ad urlarmi contro dicendo:
«Dio, esiste. Se no chi ci ha creati? Com'è nato il primo organismo sulla terra?» dicevi agitata.
«Le cellule della terra hanno creato il primo organismo. E non raccontarmi la storia di Adamo ed Eva perché sai cosa penso di quella fiaba.» ti avevo risposto io. Avevo utilizzato il termine "fiaba", proprio per infastidirti.
«Non è un fiaba. Adamo ed Eva sono stati i primi uomini sulla terra.» mi avevi risposto. Con i capelli bianchi che ti svolazzavano sul viso, e io ricordo ancora come ti guardavo. Per me, eri sempre perfetta.
«Dai, non dire cretinate a cui non credi neanche tu.» ti avevo risposto.
E là, eravamo tutti scoppiati a ridere. Perché ci volevamo bene. Mi avevi preso per mano, e ancora oggi, quel gesto mi riscalda il cuore... e anche le guance, che si erano tinte di un rosso sfumato.
Tutti pendevano dalle tue labbra. Erano tutti innamorati di te, che eri la piú grande, la piú intelligente, la ragazza piú bella del gruppo.
Ricordo che Elena ce l'aveva con te perché le stavi soffiando il ragazzo, Giacomo. Io mi facevo tante di quelle risate. Ma alla fine, ero geloso anch'io. Perché tu rivolgevi tante attenzioni a Giacomo, a me no. Brutta bestia, la gelosia.

Mi rifugiavo dietro il muretto della tua classe, e guardavo dentro, cercando di non farmi scoprire dal professore. Ricordo che tu sedevi sempre vicino alla finestra. Scorgevo i tuoi capelli bianchi, e mi appostavo con le braccia comserte sul muretto della finestra. Eri così bella. Mi rattrista pensare a come tu, non mi degnavi neanche di uno sguardo. Non ero alla tua portata. Ero anche piú piccolo. Le uniche volte che riuscivo a parlare con te, erano quelle in cui parlavamo di politica, di Dio, e di razismo.

Concorso: ehiiris e fallenflaws [VINCITRICE]. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora