Di bambini, gelosia e colori

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L'unico rumore che si poteva udire era il cozzare delle posate contro i piatti.
John e Sherlock stavano cenando: uno volentieri, l'altro costretto dal suo dottore.
John continuava a guardare di sfuggita l'uomo davanti a sé, ma questi se ne accorse.
"John, smettila di fissarmi" disse Sherlock con noncuranza.
John posò le posate sul piatto vuoto. "Non ti stavo fissando. Ti controllavo solo"
Sherlock alzò lo sguardo. "Non sono un bambino, John. Non ho bisogno della balia"
"Oh, sì che lo sei invece" rise il dottore.
"Non è vero!" Esclamò il detective mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.
John poggiò il mento sulle mani chiuse a pugno. "E questo non sarebbe un comportamento da bambini?"
Sherlock voltò la testa da un'altra parte, senza rispondere.
Rimasero così finché il cellulare di John non trillò. Il dottore lo estrasse dalla tasca della giacca e lesse il messaggio.

Lestrade
Ho bisogno di te a casa mia

"Chi è?" Chiese curioso il detective.
"Nessuno" rispose prontamente il medico.
Sherlock ridusse gli occhi a due fessure color ghiaccio. "Bugia" disse solamente.
Si allungò sulla tavola e sfilò dalle mani di John il cellulare. Poi si allontanò dal tavolo.
"Sherlock! Ridammelo!" Esclamò John seguendo l'altro.
Sherlock sbloccò il cellulare leggendo il messaggio.
Si voltò verso il dottore, tenendo però il cellulare in alto, così che lui non potesse riprenderlo.
"È Lestrade. Perché ti vuole?" Piagnucolò Sherlock.
Un altro trillo dal cellulare di John. Sherlock abbassò l'apparecchio per leggere il messaggio.

Lestrade
Ora

"No, John. Non andare" disse il detective alzando il braccio ancora di più, portando il telefono fuori dalla portata del dottore.
"Sherlock ridammi il cellulare" John era serio è ignorò le lamentele del riccio.
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Sherlock sarebbe morto seduta stante a causa di John.
E quando quest'ultimo si rese conto che l'altro non gli avrebbe ridato il telefono, si girò, afferrò la giacca e la indossò. Aprì la porta per uscire dall'appartamento, ma Sherlock, giunto alle sue spalle, la chiuse con la mano.
John si sentì avvolgere da un timido abbraccio.
"Non andare. Non lasciarmi qui da solo" mormorò Sherlock contro la spalle del dottore.
"Ma..." iniziò John. Poi sentì una leggera pressione sul fianco destro: Sherlock gli stava restituendo il cellulare, infilandolo nella tasca della giacca.
"Perfavore"
John si arrese. Non poteva abbandonare Sherlock. Non poteva abbandonare il suo bambino. "Va bene, resto"
Sherlock abbracciò John ancora più forte, affondando la testa tra il collo e la spalla del dottore.
A entrambi non dispiaceva quella situazione, ma purtroppo vennero interrotti dall'ennesimo trillo, il quale avvisava John che aveva ricevuto un messaggio.
Sherlock estrasse il cellulare dalla tasca prima ancora che John potesse ordinare al suo braccio si muoversi, e lesse il messaggio.

Lestrade
John! Ti prego!

Sherlock aggrottò le sopracciglia e John sorrise. Lo divertiva vedere il detective leggermente geloso.

Lestrade
John! Non so di che colore dipingere la camera per la bambina

Dopo aver letto l'ultimo messaggio i due coinquilini risero di gusto, immaginandosi Lestrade alle prese con i vari secchi di vernice, indeciso sul colore da usare.
Tra le risa, John propose una cosa a Sherlock: "Potremmo andare ad aiutarlo"
Il volto del detective si indurì, e con il suo sguardo glaciale fissò intensamente l'altro.
"Okay, magari potremmo restare qui invece" propose il dottore, spaventato all'improvviso cambio d'amore di Sherlock.
"Io e te" aggiunse Sherlock con un sorriso.
"Io e te" ripetè John. 

Johnlock In PillsWhere stories live. Discover now