Capitolo 4 - Lacrime

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"E questa strana fiaba poi che fine ha?
È la più grande storia raccontata mai.
Siamo soli in cento personalità
Mentiamo promettendo a noi non finirà
E sono sempre i miei pensieri rigirati e basta
La nostra storia che continua su pezzi di carta
La nostra storia mai finita che non ha una fine
Perché torno come il diavolo a rubare vite.
Capisci, So che puoi farlo, finiscimi
Aspetto la fine, tradiscimi
Poi dimmi: "È finita", zittiscimi."
- C'est la vie, Achille Lauro

***

Izaya si sentì proprio come la sera in cui a Ikebukuro scoppiò io caos.
Le gambe tremavano, le palpebre paralizzate come il resto del corpo, il cervello che non ragionava più.
Izaya stava di nuovo provando paura, ciò che pensava non essere più in grado di provare.
Lui, trovatosi faccia a faccia con la cosa che più temeva di ogni altra cosa: la morte.

Shizuo invece era impassibile mentre lo guardava intensamente negli occhi, cercando di ascoltare cosa la sua anima contorta avesse da raccontargli. Lo sguardo di Izaya era sempre stato freddo e indifferente, ma in momenti di terrore come quello aveva gli occhi di chi aveva sofferto molto nella vita. In quel momento, anche Shizuo stava vivendo di nuovo il giorno in cui l'aveva ridotto in fin di vita, si ricordava perfettamente come le sue mani stringevano quel distributore automatico mentre lentamente si avvicinava ad Izaya che continuava a tossire sangue. Si era fermato a due passi lontano, finché il corvino non alzò la testa per incontrare lo sguardo colmò di pietà di Shizuo.

"Forza, mostro." La voce di Izaya stava tremando così tanto che sembrava quasi stesse piangendo. Forse dentro di lui stava proprio versando lacrime amare perché si stava pentendo di tutto ciò che aveva causato in città. "Finiscimi."

Ma chi poteva sapere cosa passasse davvero per la sua testa? Aveva anche lui i suoi motivi per comportarsi così?

Shizuo stava per lasciare cadere a terra ciò che stava tenendo saldo. Per un istante pensò di prendere Izaya per un braccio e trascinarlo via, per portarlo subito da Shinra. Si stava pentendo di averlo ferito così tanto, non voleva ucciderlo, non avrebbe mai potuto.

Lui non era affatto un mostro. Era solo un ragazzo sfortunato costretto a vivere in un corpo praticamente invincibile.

Gli occhi di Izaya imploravano di finirlo ma al tempo stesso desideravano altro. Non gli importava del fatto che c'erano tantissime persone lì intorno, che stavano fissando lo svolgimento della battaglia. Stava morendo, doveva accettarlo e avrebbe fatto credere a tutta quella gente che il rivale dopotutto era un assassino, un mostro.

Shizuo si stava sentendo il peggiore essere umano sulla terra.
Proprio nel momento in cui aprì la bocca per parlare, Vorona lanciò un coltello dritto nell'addome di Izaya.
Shizuo sgranò gli occhi sorpreso dal gesto della ragazza.
Non riusciva più a pensare ad altro se non alla sua vita senza Izaya mentre cercava di fermare Vorona ormai sul punto di sparare un proiettile nella testa del ragazzo, quando una granata stordente lanciata da Simon abbagliò tutti quanti e l'ultima cosa che vide fu proprio il ghigno dell'informatore.

"Vuoi uccidermi?" Sussurrò Izaya, riportando Shizuo al presente.

"Forza, fallo. Finiscimi." Continuò Izaya, imitando l'atteggiamento di quel giorno. "Mostro." Sussurrò poi con una punta di disprezzo nella sua voce.

"Ma tu non cresci mai? Dopo tutto quello che è successo, ti presenti qui in città come se niente fosse, con quel tuo dannato sorriso stampato sulla faccia? Che cazzo ti passa per la testa?" Sbraitò Shizuo stringendogli sempre più i polsi.

Non ci fu risposta da parte di Izaya. Sbatteva le palpebre regolarmente, ma senza staccare gli occhi da quelli del biondo.

"Quale sarà la tua prossima mossa, eh?" Chiese poi Shizuo facendo allusione agli scacchi, diminuendo la pressione che le sue mani avevano sui polsi dell'informatore.

"Ormai Ikebukuro non è più la scacchiera di un tempo. È tutta sciupata e rovinata, così come le pedine. A forza di usufruire di qualcosa continuamente, alla fine si rompe, no?" Rispose poi Izaya sospirando.

"Cosa vorresti insinuare?" Sputò Shizuo, allontanandosi un paio di passi. Pensò di accendersi una sigaretta per calmarsi, ma il ricordo dell'odio che provava Izaya per il fumo, gli fece cambiare idea.

"Non sono tornato qua per giocare con gli abitanti della città. Ma per vedere come erano messi, mi mancava Ikebukuro." Izaya stava cercando di mantenere calmo il suo tono di voce, ma dentro di sé si stava scatenando una tempesta. "Mi annoiavo."

"Non ti credo, sei solo una pulce fastidiosa ed egoista che si diverte a giocare con la vita delle persone! Nient'altro." Disse Shizuo stringendo i denti. Izaya si sentì come offeso ed iniziò ad avvertire una spiacevole sensazione di vuoto dentro il suo cuore così, con tutta la sua forza, iniziò a sfogare la sua frustrazione tenuta dentro di sé per fin troppo tempo.

"Cosa ne sai tu di me? Cosa vuoi saperne? Hai sempre e solo cercato di uccidermi dal nostro primo incontro! Ti odio con tutto me stesso, Shizu-chan. Sei TU l'egoista, sei TU il vero mostro!" Fece una breve pausa stringendo i pugni, per poi rivolgergli uno sguardo gelido come il suo cuore. "Non ti importa di nulla se non di te stesso, non osare dirmi il contrario perché su questo siamo uguali."

Shizuo non riuscì a controbattere. Si sentiva svuotato e sapeva bene che Izaya non aveva torto. Era stato lui a cominciare il primo di una serie di disastrosi eventi in città solo per il bisogno di inseguire l'altro e malmenarlo.

"Tu non sai niente. Nemmeno di quella che ho passato e con cui sto convivendo tutt'ora a causa tua." Mentre Izaya ricominciò a parlare, era così concentrato su cosa dire che non si rese conto delle lacrime che gli stavano rigando il volto. "Sai a volte me lo ripeto: è una sorta di punizione per aver provato a sconfiggere l'uomo più forte di tutta Ikebukuro. Ma rispetto agli esseri uman sono capace di riconoscere la sconftta. L'ho accettato. Ho perso e tu hai vinto."

"Non ti avevo mai visto piangere prima d'ora. Non ti facevo così sensibile." Shizuo aggiunse una punta di divertimento nel tono della sua voce, quasi per punzecchiarlo. Ma si stava solo chiedendo se Izaya stesse davvero così male.

"Io non sto piangendo idiota, non sono certo lacrime!" Izaya si asciugò rapidamente il viso promettendosi di non farsi più vedere piangere da uno come Shizuo. "Io non piango mai."

Ho anch'io un cuore. È molto rovinato e freddo. È ormai un pezzo di ghiaccio calciato da chiunque. Ma ce l'ho, è presente nel mio petto e continua a battere nonostante tutto.
Pensò Izaya, maledicendosi per quelle lacrime bagnate a cui aveva dato il permesso di scorrere.

***

Nella Light Novel so che menzionano il fatto che Izaya è terrorizzato dalla morte :c patato

Spero che la storia sia di vostto gradimento! Grazie del supporto.

Vite intrecciate || ShizayaWhere stories live. Discover now