Il responso della risonanza [Parte Prima]

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Mi scuso immediatamente per la brevità del capitolo, ma ho avuto problemi con il PC, il capitolo non mi si era salvato e pur di pubblicare qualcosa sono riuscita a riscrivere in un'oretta circa metà capitolo, l'altra metà a inizio settimana. Scusate l'inconveniente.



"Blaine?"
Burt entrò nella stanza d'ospedale del figlio in cerca del marito di quest'ultimo per riuscire ad ottenere ulteriori informazioni sulla sua salute, ma si accorse che il moro stava ancora dormendo: era seduto sulla poltrona accanto al letto vuoto di Kurt, aveva i capelli completamente spettinati e dava l'impressione che non avesse dormito molto durante la notte.
Un sorriso tenero si aprì sul volto del suocero: sapeva perfettamente quando Blaine tenesse a suo figlio e non aveva mai messo in dubbio il fatto che in qualsiasi circostanza il più piccolo gli sarebbe stato sempre accanto.
Forse aveva passato la notte in bianco per cercare di capire se Kurt avesse bisogno di qualcosa o se si fosse svegliato nel cuore della notte e stava visibilmente riprendendo quelle ore di sonno andate perse per suo marito.
Carole si avvicinò al ragazzo e lo coprì meglio con quella specie di coperta che gli aveva portato l'infermiera la sera prima, carezzandogli un ciuffo di ricci ribelle che gli era caduto sulla fronte.
"E' un ragazzo d'oro, è rimasto con Kurt tutta la notte."
"Non lo avrei mai messo in dubbio questo Carole, sai benissimo quanto ami suo marito."
I suoceri di Blaine decisero quindi di lasciarlo dormire e di andare nella sala d'aspetto per vedere se fossero riusciti a trovare un medico per avere notizie di Kurt.
Si misero seduti in quella stanzetta piccola e spoglia, con le sedie nere e dei tavolini con su delle riviste vecchie di mesi, cercando un qualsiasi medico con gli occhi.
"Burt cerca di calmarti, se ti agiti non migliori certo la situazione."
Carole aveva visto l'ansia negli occhi del marito e non voleva che si agitasse più del necessario, non gli faceva bene sovraccaricarsi; dall'altra parte però capiva in pieno come si dovesse sentire: la paura di perdere un figlio, il terrore di restare solo, tutto ciò che lei aveva provato con Finn.
Gli prese la mano stringendola forte e sospirò appena, cercando in modo per farlo calmare.
"Sai Carole, ho già visto mio figlio in un letto d'ospedale e abbiamo affrontato assieme la perdita di Finn, inoltre ho perso anche mia moglie prima del tempo. Siamo stati sempre forti, ma non posso negare che ho paura. Blaine al telefono mi sembrava strano, aveva una voce troppo triste e ho il terrore che ci stia nascondendo qualcosa. Non potrei sopportare la perdita di mio figlio, è stato lui a darmi la forza di andare avanti negli anni e mi ha sempre sostenuto.
Credo sia normale avere paura che i propri figli se ne vadano prima di noi, ma io con lui ho un rapporto speciale e non voglio perderlo per nulla al mondo."
La donna strinse di più il marito, capendo perfettamente ogni singola parola che stava dicendo, tutte le emozioni che stava provando e sapeva che in quel momento un semplice gesto, una semplice stretta, valevano davvero di più di mille parole gettate al vento.
Aveva sempre nitido il ricordo di quanto aveva sofferto per la perdita del figlio e non voleva assolutamente che anche Burt provasse le stesse cose: un conto è perdere un genitore o il compagno, ma tutt'altro sapere di aver perso per sempre una parte di te, qualcuno che hai dato al mondo tu stessa e che mai dovrebbe andarsene prima di te, per nessuna ragione al mondo.
Dall'altra parte però sapeva anche se Kurt era un ragazzo forte e che difficilmente si sarebbe lasciato mettere al tappeto da qualcosa, avrebbe combattuto con le unghie e con i denti a costo di restare in vita.
Dopo qualche minuto un medico uscì dalla sala dove il figlio stava facendo l'esame e si avvicinò ai due.
"Scusate signori, siete i genitori del signor Hummel?"
Burt alzò subito la testa, dato che neanche si era accorto del medico tanto era assorto nei propri pensieri, e si mise in piedi tendendo la mano all'uomo.
"Si piacere, sono il padre."
"Piacere mio, suo figlio è stato preparato per l'esame ed è sotto la macchina da una ventina di minuti; non possiamo ancora rivelarle nulla perchè non abbiamo terminato l'esame e prima deve passare sotto l'occhio di un esperto, ma vorrei farle qualche domanda."
Lo sguardo di Burt passò veloce dal dottore alla moglie, cercando di capire che cosa stesse succedendo.
"Si metta pure seduto."
Burt e Carole si rimisero seduti, seguiti dal medico.
"Vorrei solo farle una domanda, ma non è ancora niente di certo, quindi non si preoccupi. Nella vostra famiglia ci sono precedenti casi di cancro?"
A quelle parole Burt potette giurare di sentire il proprio cuore sbriciolarsi in mille pezzi, il suo incubo peggiore sembrò materializzarsi davanti a lui in un batter d'occhio.


"Kurt, va tutto bene lì dentro?"
Un infermiere accese il microfono e ci parlò dentro per assicurarsi che il ragazzo sotto il macchinario non avesse problemi.
"Si, tutto apposto."
Kurt era immobile nel lettino da una mezz'ora buona; gli avevano detto di non muoversi assolutamente durante la risonanza e che, per qualsiasi problema, avrebbe dovuto suonare il campanello che gli avevano dato.
Sapeva che sarebbe stato un esame abbastanza lungo, ma non immaginava tutto quel rumore assordante e che non potesse muoversi per nessuna ragione al mondo. Cercava di pensare a qualcosa di bello per distrarsi e cercò di ricordare il giorno del suo matrimonio o il primo anniversario, quando Blaine lo aveva portato in un hotel super lussuoso a cena.
Un piccolo campanello d'allarme però suonava nella sua mente e il parlottare di alcuni medici nella stanzetta accanto non lo rassicurava affatto: aveva come la sensazione che in quella risonanza fosse risultato qualcosa di fuori luogo e una piccola fitta allo stomaco lo fece mugolare appena.
Cercava di pensare positivo il più possibile, cercando di credere che tutto andasse bene e che il giorno dopo sarebbe potuto tornare a casa senza problemi.
L'ultimo, assordante, suono e la macchina smise di fare qualsiasi rumore, mentre il lettino usciva da sotto e un medico entrava nella stanza per aiutare Kurt ad alzarsi e a sfilarsi la flebo per il contrasto in vena.
"Abbiamo fatto signor Hummel, adesso verrà un infermiere e la riporterà nella stanza. In pomeriggio passeremo a darle il resoconto dell'esame."
"Grazie dottore."
Il castano si rimise le ciabatte e venne aiutato ad uscire dalla stanza per recarsi in sala d'attesa, dove suo padre e Carole, con uno sguardo pallido e smorto, lo stavano aspettando.
Non appena lo videro uscire i due si catapultarono verso di lui e lo abbracciarono forte, quasi non lasciandogli lo spazio per respirare.
"Ehi calmi ragazzi!"
Kurt non capiva come mai tutta quella foga nell'abbraccio, dopotutto si erano visti appena un'ora prima.
"Allora figliolo, ti hanno detto nulla?"
"No, solo che il dottore verrà in pomeriggio con il risultato dell'esame."
Burt guardò la moglie con ari a affranta: aveva paura per il ragazzo, ma non voleva dirgli nulla per non farlo spaventare in alcun modo: avrebbero aspettato tutti i risultati dell'esame prima di fare qualsiasi cosa.
"Signor Hummel, sono qua per portarla in camera sua."
Una voce familiare, fin troppo familiare.
Kurt si voltò di scatto e rimase scioccato nel vedersi Dave di fronte con un sorriso il volto che lo invitava a seguirlo.
Cosa ci faceva lui lì?
"Dave?"
La voce del mezzo soprano era quasi sconvolta, come se si trovasse in un sogno.
"Si Kurt sono io, non importa che mi guardi come se avessi visto un fantasma sai?"
Dave ridacchiò appena e gli fece cenno di mettersi seduto sulla sedia a rotelle che aveva portato.
"Ma cosa...?"
"Dai vieni, ti spiego tutto durante la mia pausa pranzo, adesso però ho l'ordine di riportarti nella tua stanza."
Kurt lo guardò ancora sconvolto, ma si decise a sedersi e farsi riaccompagnare in stanza, dove Blaine ormai si era svegliato e lo stava aspettando con impazienza.


Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi!
Mi scuso ancora per il capitolo, ma dovevo pubblicare qualcosa oggi e allora ho pensato di riscrivere circa metà capitolo per non rimandare tutto alla settimana prossima.
Comunque anche se non è molto spero che vi piaccia e che vi piaccia la storia in generale.
Fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei molto felice.
Buona lettura, alla prossima, un bacione!

Giulia PIerucci


Courage, it will be OkayWhere stories live. Discover now