Capitolo 76

445 37 1
                                    

"C'è la città chiamata Los Angeles anche se nessuno riesce a vedere che cosa possa averci a che fare con gli angeli. " JACK KEROUAC


ZIEG

L'avevo fatto, ero davvero riuscito a diventare parte integrante di quel piano spaventoso che fino ad una settimana fa stavo per sventare. Per un attimo rimasi perplesso ... troppi cambiamenti in troppo poco tempo.


Incontrai il mio riflesso allo specchio del bagno, i miei tratti erano più accentuati, il viso scarno, il colorito pallido, quasi spettrale, ma quello non era niente, la maggior parte dei cambiamenti erano avvenuti dentro di me, in profondità, dove nessuno avrebbe potuto vederli.
Avrei chiesto ai ragazzi di risparmiare Maggie e i miei amici della band, per il resto quell'ammasso di volti che mi aveva sempre circondato cominciò a perdere senso. Come poteva importarmi degli altri quando avevo perso l'unica cosa che non avrei mai voluto perdere? Perché curarsi dell'umanità quando la maggior parte di loro non aveva mai fatto nulla per me?
Chiusi il rubinetto del lavabo, pronto a prendere il borsone e andar via. Avevo lasciato un biglietto in cucina per lo zio, gli avrebbe fatto piacere sapere che in qualche modo avevo trovato la forza di sollevarmi da quel letto e venir fuori dalla camera mortuaria in cui ero rinchiuso. Non sapeva ovviamente a cosa fosse dovuto questo cambiamento, era un uomo speranzoso, mi doleva il cuore pensare a quanto fossi ormai vicino a spezzarglielo per sempre. Lui, Meg ... che cosa avrebbero pensato di me? Non avrei più rivisto mia sorella, lo zio era riuscita a tenerla lontano da qui con tutte le sue forze, probabilmente tacendole di Syd e della nostra relazione ... e poi? Sarebbe tornata a Woodland? Egoisticamente sperai di sì, sperai che almeno lei fosse forte abbastanza da non abbandonare lo zio.
Fu un rumore al piano di sotto a distogliermi da quei pensieri fastidiosi, mi voltai verso il corridoio, decisamente confuso.
- Dimitrij? - chiamai a voce alta, non ottenendo alcun tipo di risposta però.
Scesi giù, guardandomi intorno, ma tutto mi sembrò regolare, così riposi gli ultimi indumenti nel borsone da viaggio e mi diressi in cucina per spegnere la luce. Non appena entrai mi resi conto che mancava qualcosa, fu soltanto un battito di ciglia, un pensiero che mi sfiorò appena, il foglietto che avevo lasciato per lo zio non era più sul bancone, ma a terra.
Fu la prima e l'ultima cosa che notai prima di venir colpito con violenza alla schiena.
Caddi a terra, dolorante, poi lo vidi.
David mi sovrastava, il suo viso era una maschera di rabbia, qualcosa di totalmente inconcepibile. I suoi occhi erano intrisi di sangue, lampeggiavano rendendo quel viso ancora più pallido ed affilato che mai, fu quello il momento in cui mi resi conto che non avrei mai più lasciato quella casa.

D-David. - il suo calcio mi raggiunse dritto al plesso solare, facendomi sbattere con violenza contro il pavimento ancora una volta. Boccheggiai, incapace di sfuggire a quella raffica di calci che continuavano a percuotere il mio corpo.
- Sei stato tu! Sapevo che sarebbe successo ... tu ... d-dalla prima che volta che sei apparso nella nostra vita! - ogni parola era un colpo dritto contro di me, provai a sottrarmi a quella presa, lo spinsi via con tutta la forza che avevo alle gambe, ma questo servì soltanto a farlo incazzare ancora di più.
Sarei morto lì, massacrato di botte da David, era quello che meritavo? Era la punizione che Dio mi aveva riservato per aver permesso a Syd di correre fino alla morte?
- T-tu ... perché? Ti ho sentito a casa di Ryan ... come hai potuto? - la voce di David era un sussurro basso, aveva bevuto e il puzzo di alcohol era ovunque ormai. Provai a contrastare la forza delle sue braccia, quelle mani che volevano stringersi con violenza intorno al mio collo.
Era inutile, non avrei potuto fare nulla contro di lui, non ero abbastanza forte, eppure io ... non volevo morire in quel modo, non era così che volevo andarmene. Stavo per soffocare, le sue dita premevano contro la mia pelle, spezzandomi il respiro. Mi sentivo debole, non ce l'avrei fatta, a meno che ...

THOSE BAD ANGELSWhere stories live. Discover now