6 - Evan

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And tell them I couldn't help myself
And tell them I was alone
Oh, tell me I am the only one
and there's nothing left to stop me.

- Linkin Park, I'll be gone

Un'ora dopo la "chiacchierata" con mio zio sugli ultimi avvistamenti di mio padre, e dopo le sue tremila stronzate e raccomandazioni per convincermi a tornare al College, esco finalmente da questa struttura insipida. Zio Sam è l'unico parente da parte di mia madre ancora in vita, e nonostante i suoi continui inviti a trasferirmi da lui, continuo sempre a rifiutare. 

Non amo stare tra i piedi, non amo sentirmi un errore né tanto meno un peso. Preferisco di gran lunga la mia indipendenza e i miei ritmi ormai monotoni e consolidati. Arrivo davanti al pick-up scassato e mi volto verso l'albero dove prima c'era il cane, ma ora è deserto; se n'è andato... Guardandomi in giro per controllare meglio la zona, ripenso all'abbaiare che ho sentito questa mattina e un senso di inquietudine mi assale. Sarà anche per il fatto che sono l'unico rimasto nel parcheggio della NHS, a parte le poche auto ancora parcheggiate di quelli che hanno lezioni il pomeriggio. Bah; forse è meglio se vada a mangiare: il cane di stamattina e questo sono solo un'insolita coincidenza in una giornata uguale a tutte le altre.

Qualche minuto dopo, diretto nuovamente verso Dove Street, guardo distrattamente lo sterrato che costeggia la strada. Svolto verso una piccola traversa che porta al centro città e per la frazione di pochi secondi intravedo un ammasso di ricci neri e un cane-lupo che camminano fianco a fianco verso il bosco. Giro la testa verso il parabrezza posteriore del pick-up per accertarmi di quel di non essere del tutto pazzo, ma non intravedo più niente... riporto di scatto gli occhi sulla strada e proseguo verso l'Old Steak. Chissà se oggi fanno le bistecche al sangue per pranzo, e con questo pensiero  pochi attimi dopo parcheggio proprio davanti al locale dove ormai pranzo o ceno cinque giorni la settimana.

Spengo il pick-up e una volta sceso chiudo la portiera che sbatte con un tonfo, la fisso per qualche secondo: un giorno o l'altro cadrà a pezzi questo ammasso di rottami. Sospirando mi voto verso l'entrata del locale e spingo la porta del locale: la prima cosa che noto è la sottile garza bianca avvolta intorno al braccio di Axel, subito seguita da una busta di ghiaccio istantaneo e la confezione vuota delle garze sul bancone del locale. Che cazzo ha combinato questa volta? 

«Ehi» gli dico con un cenno del capo a mo' di saluto e lui alza lo sguardo verso di me intanto che continua a tastarsi delicatamente la fasciatura. «Ehi» ricambia con lo sguardo un po' sofferente. 

«Tutto bene?» 

«Un cane» sbotta e la sua faccia si contrae in una smorfia di dolore. 

«Un cane?» ripeto. Ma cos'ha tutta Newport contro i cani? E perché sbucano fuori come i funghi? È dall'alba che sono circondato da cani e da persone che parlano di cani. «Sì, uno stramaledettissimo cane ha cercato di staccarmi il braccio solo perché stavo parlando con la sua padrona» continua Axel imperterrito, ignorando la mia faccia divertita. 

Ci conosciamo da quando sono arrivato qui a Newport e credo possa definirsi la mia unica amicizia stabile e a me sta benissimo la cosa. Ha diciannove anni, anche se ne dimostra di più, e se a una prima occhiata sembra il classico ragazzaccio, in realtà è una persona molto onesta e leale. Prima che lo degnassi di una singola parola è rimasto pazientemente al mio fianco per mesi a cercare di parlarmi. Alle volte mi portava il pranzo e si sedeva di fronte a me fin quando non terminavo il pasto e sosteneva che mangiare da soli è deprimente. 

Non lo nego. 

«E tu non andare in giro a parlare con ragazze che hanno come guardia del corpo un cane» lo canzono sorridendo e mi becco un'occhiataccia minacciosa mentre si abbassa dietro al bancone. Ne sbuca fuori qualche secondo dopo con un'altra sacca del ghiaccio istantaneo che posa sopra il braccio e grugna infastidito. 

Hundred KissesWhere stories live. Discover now