23 - Camille

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Everything is serious and everything is fatal
That's what they tell you
And that's how they make you know, know
I'm tired of the books and I'm tired of the tables
Everything is made with the same old labels
So tell me, tell me, tell me
What am I to do?
- Imagine Dragons, Working Man

*** In copertina a chi mi sono ispirata per Priscilla ***

Un colpo, un altro. Un tonfo; pesanti passi sulla ghiaia e sui ciottoli; ordini gridati qua e là.

Ma che diavolo di ore sono? E che cos'è tutto questo casino?

Alzo lentamente la testa dal cuscino aprendo gli occhi e allungo il braccio verso il comodino alla disperata ricerca del mio cellulare. Dopo qualche tentativo a vuoto, le mie dita sfiorano finalmente la superfice dei cristalli rotti del display e prendo in mano l'aggeggio che deve dirmi chi sono, dove sono e perché sono sveglia alle... dieci di sabato mattina?

«Oh Merda, Priscilla» impreco spalancando gli occhi e scatto immediatamente in piedi uscendo dal letto come un razzo, ma mi blocco a pochi passi dalla portafinestra di camera mia voltandomi nuovamente verso il letto e non vedo Bronx: dov'è il mio cane?

«Forza con quelle assi. Voglio questo maledettissimo pontile pronto per il tramonto smidollati» urla qualcuno da fuori. Oddio; ma questa voce è la stessa del tizio che sbraitava contro quei poveretti che mio padre ha assunto per il pontile qualche settimana fa.

Sbuffo roteando gli occhi e vado verso la finestra facendo scattare la sicura della vetrata, apro di lato la finestra e successivamente spalanco le imposte: una corrente di aria gelida mi investe immediatamente e un'ondata di brividi percorre tutto il mio corpo; forse mi conviene metter su qualcosa prima di diventare un ghiacciolo al gusto essere umano.
Cerco dei vestiti con lo sguardo e la prima cosa che noto è l'enorme bouquet di rose bianche e blu sistemate dentro a una brocca d'acqua in vetro trasparente: ieri sera io e mio padre abbiamo constatato che a quanto pare in casa nostra non esistono i vasi.

Sorrido al ricordo della cena di ieri sera passata con Evan e, come una cretina, faccio un piccolo saltello e una giravolta d'esultazione sul posto: mi sono sentita come una principessa, anche se di regale ho ben poco.

È stato tutto dannatamente perfetto, dalla musica che Evan mi ha lasciato scegliere in auto per le quattro ore che ci siamo fatti in autostrada, a quella strana coppa gelato servita in un mega bicchiere di cristallo e accompagnata da un cucchiaio dal manico decisamente troppo lungo tutto dorato... almeno spero fosse dorato. Non pensavo che Evan fosse così ricco.

Cioè, qualcosina avevo intuito dato che suo zio è il preside della NHS, ma non pensavo così schifosamente ricco da potersi permettere tutte queste cose. Il mio sguardo cade sulla bottiglia in vetro d'acqua Fiji e ridacchio piano, mentre con le dita sfioro il contorno del tappo verde acqua. Posso dire che nelle mie vene, oltre all'ossigeno e al sangue, scorre della lussuosissima acqua da cinquanta dollari. Corrugo la fronte pensierosa mentre ritraggo la mano e sfioro i delicati petali del bouquet: se scorre dell'acqua così lussuosa dentro al mio corpo, vuol dire che anche la mia pipì sarà di lusso? Corrugo ancor di più la fronte e prendo in mano la mia vestaglia pelosa ed esco da camera: ora scopriremo se la mia pipì è di lusso. E con questo pensiero mi dirigo verso il bagno; in sottofondo ancora il rumore ritmico e costante di martelli e attrezzi da lavoro.

***

«Papà?» chiamo inacidita mio padre non appena scendo le scale di roccia e mi posiziono dietro di lui con le mani conserte sul petto. Alla fine la mia pipì non aveva nulla di diverso dal solito; l'ho fissata per cinque secondi buoni prima di tirare lo sciacquone per poi lavarmi la faccia e i denti; volevo farmi anche una doccia, ma non appena mi sono voltata verso la vasca in stile vittoriano mi è passata subito la voglia: la farò stasera quando ritorno dall'uscita con Priscilla.

Hundred KissesWhere stories live. Discover now