Settimo giorno - 1

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Mike alzò gli occhi al cancello. Il numero era quello, la via anche.
L'indirizzo era nella ricevuta del pacco, in fondo, sotto i ringraziamenti del responsabile che si congratulava con lui per aver scelto il loro servizio di spedizioni, e la sua firma, lunghissima e illeggibile.
Si guardò attorno.
I lampioni erano accesi, ma in giro non c'era nessuno. L'interporto sembrava un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, un limbo immenso e oscuro, pieno di enormi TIR in letargo, minacciosi come dinosauri dormienti.
Prima di arrivare aveva fatto un salto da sua madre. Non aveva dovuto svegliarla, ciò che gli serviva era dentro al garage.
Tornò in macchina, raccolse il fucile dal sedile del passeggero e chiuse tutto. Si sentiva un intruso, ma non c'era altro da fare. Venire lì era l'unico modo per capire se Vanessa era ancora viva.
Stava per allungare una mano verso il citofono quando una voce metallica gracchiò: «È aperto».
Mike spinse, il cancello ruotò.

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