Settimo giorno - 2

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Mike digitò: Ci siamo.
Dopo qualche secondo, Christine: Lo ripeto, per me era meglio andare dalla polizia.
Ne avevano già discusso anche prima, in ufficio.
«Come no» aveva risposto lui, «e il cadavere di Paul come lo spiego?»
«L'hai ucciso tu? Perché a me hai detto di no.»
«Christine, Paul morto nel mio bagno. Vanessa scomparsa. Che scopassero lo sapeva mezzo mondo.»
«Tranne te.»
«Tranne me, d'accordo. Come alibi ti pare sufficiente?»
Lei aveva voltato la testa, non aveva aggiunto altro.
Ora, fermo davanti al cancello, Mike non era più sicuro di aver fatto la scelta giusta. Stava per rispondere quando Christine scrisse: Quest'affare mi inquieta. Posso buttarlo?
Si riferiva al fermacarte a forma di Morte Nera. C'era quello, nel pacco. La ditta aveva deciso di riconsegnarglielo.
Fallo esplodere come nel film.
Quale film?
Niente, lascia perdere.
Il fermacarte era ridotto così male che sembrava esser stato dimenticato sulla spiagge della Normandia, durante il famoso attacco. Poi raccolto, inzuppato nella colla, agganciato a una fune, trascinato su un'autostrada ai duecento all'ora. Infine, lasciato in ammollo nel Pacifico, in balia di sole, mare e intemperie.
È il tempo, Mike. Credo laggiù si sposti in modo diverso.
Le parole di Paul rimbombavano ancora nel suo cervello.
Nell'oscurità davanti a lui, qualcosa si accese. La luce di una specie di gabbiotto di ricezione, dentro c'era qualcuno. Non si vedeva la faccia, l'uomo portava un cappellino.
«Quel berretto» disse Mike.
L'altro si toccò la visiera come per salutare. Subito dopo sparì da una porta sul fianco.
Mike controllò il cellulare. Christine lo avvisava che il sito della Quirksmode Inc. era finalmente tornato online.

Nota dell'autore
Dato che in privato mi è stato chiesto con accanimento - e la cosa è diventata alquanto imbarazzante - lo scrivo qui una volta per tutte: Christine porta una terza di reggiseno, coppa C.
Siete contenti, ora? Su, ditelo, siete davvero soddisfatti?

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