~Quarantasei~

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Gabriel

Non sono mai stato il tipo di figlio che quando era arrabbiato o quando non otteneva quello che aveva chiesto ai genitori, allora gli teneva il muso.
Il nostro rapporto si è sempre mantenuto sereno, sia con papà che con Katlin.
Adesso sono due giorni che non parlo con lei, le rispondo a malapena se mi rivolge una domanda, e la ignoro per il resto del tempo.
Se ci ritroviamo nella stessa stanza la tensione si taglia con il coltello.
Mio padre non si esprime eppure sento il suo sguardo vigile giudicarci, so quanto non sopporti questo clima teso e immagino che il non prendere una posizione in questa storia sia dovuto al non volersi schierare o con me o con sua moglie.
Certo, quale uomo vorrebbe trovarsi a scegliere chi sostenere fra le due persone più importanti per lui?
Probabilmente aspetta e spera che la situazione si risolva da sé, ma dubito che finché non accetteranno le mie decisioni, qualcosa possa risolversi davvero.
E non c'è altra soluzione, perché io dal canto mio non posso cambiare idea, non posso cambiare ancora me stesso, non posso rinnegare Alex.
Sopporterei di perdere la famiglia unita che ho avuto fino ad ora, ma so per certo che non sopporterei di perdere lei.

🌻🌻🌻

<<Gabriel? Parliamo>>
Papà mi raggiunge in camera mentre sono disteso a fissare il soffitto e ad accarezzare il cucciolo.
Pensavo all'ultima volta che ho fatto l'amore con lei. Be' l'ultima e l'unica.
Prende la sedia dalla scrivania e si sistema di fronte a me. Io senza dire niente mi metto seduto e lo guardo circospetto.
<<Katlin mi ha chiesto di parlarti. Ma non è per lei che sono qui, e non ti dirò le cose che lei vuole ti dica. Ora siamo solo io e te in questa stanza>>
Oh.
<<Spiegati>>
Non ho mai fatto il sostenuto con lui. Ma adesso ho qualcosa di estremamente importante da proteggere.
<<Ti ricordi l'ultima discussione che abbiamo avuto? Ti ho messo in guardia sul tuo lavoro, sulla tua carriera, su Lexie...>>
<<Non mi va di risentire le stesse parole, me le ricordo bene>> lo interrompo deluso.
<<Fammi finire. Quella volta ti ho ho spinto a riflettere, nel caso non lo avessi fatto abbastanza, è lecito da parte mia Gabriel, sono tuo padre. Ora è passato sufficiente tempo perché tu abbia ragionato sulla situazione, sulle scelte che hai deciso di portare avanti. Mettiamola così: ieri ero tuo padre, oggi sono tuo amico. E voglio che ti confidi con me, che mi chiedi aiuto se ne hai bisogno. Sei sempre stato un figlio perfetto, non voglio che pensi che adesso che hai cambiato strada, io ti voglia meno bene... non potrò essere d'accordo con tutte le tue scelte, devo metterlo in conto. Non è facile, però lo accetterò. Mi fido comunque di te, e mi fido del fatto che se decidi di lottare per qualcuno.... vuol dire che quel qualcuno ha un grande valore nella tua vita>>
Devo mordermi la lingua per non urlare che si, lei un grande valore ce l'ha eccome.
Dice che si fida di me, ma io posso davvero fidarmi di lui?
Dio sa quanto ne avrei bisogno.
<<Cosa c'è fra te e Lexie Jones?>> mi chiede ancora.
Sospiro, mi torturo le mani, mi guardo in giro. Prendo tempo.
<<Non sei pronto a confessarlo a tuo padre?>>
<<Temo di no>> ammetto, per quanto mi piacerebbe.
<<Un'altra volta allora. Ma tieni a mente una cosa Gabriel: là fuori avrò pure una moglie a cui voglio bene, e un lavoro di cui vado fiero, però tu resti mio figlio. Capisci cosa intendo?>>
Tu resti mio figlio.
Sento la sua mano sulla spalla e incontro il suo sguardo.
Quella frase mi rimbomba nella testa e mi gonfia il cuore.
Si, credo di capire cosa intenda. Lo spero.
E così annuisco. E mentre lo osservo lasciare la stanza, penso che nonostante io non accetti alcuni suoi modi di vedere il mondo, e nonostante non mi siano piaciuti alcuni comportamenti passati nei miei confronti, mio padre è un buon padre. Probabilmente crede che cadrò di qui a breve, però lui sembra disposto a cadere con me.

Quando fa buio scendo in spiaggia per far correre un po' il cane. Lo metto giù sulla sabbia e lo controllo mentre corre avanti e indietro davanti a me con le zampe nell'acqua. Non si allontana mai, posso anche mettermi seduto e chiudere per un minuto gli occhi per rilassarmi, tanto so che resterà qui vicino.
E comunque se mi concentro sui rumori, riesco a sentire il suo ansimare felice insieme al suono delle onde che si rincorrono.
A un certo punto mi pare di avvertire anche dei passi, ma non ho il tempo di voltarmi che due mani si posano sui miei occhi.
Quel profumo. Quel calore. Quell'elettricità.
Il mio cuore comincia a battere forte e io ho quasi paura a sperare.
<<Ti sono mancata?>> mi sussurra sul collo.
Alex.
Senza un briciolo di delicatezza me la tiro addosso, la stringo tanto da lasciarle le impronte delle dita sulla pelle e nascondo il viso fra i suoi capelli sempre più lunghi.
Forse sto perfino tremando.
<<Sono qui, sono tornata. Va tutto bene>> tenta di calmarmi, massaggiandomi le braccia.
<<Stavo impazzendo senza di te, ti giuro che stavo impazzendo...>>
<<Ssh, sono tornata per te, sono qui>> ripete scostandosi per potermi guardare in faccia.
Si, è qui, chi l'avrebbe mai detto che con tutto quello che cerchi e rincorri nella vita, poi ti basta semplicemente che la tua ragazza sia lì?
Non so per quanto tempo restiamo a fissarci, stretti e felici. So solo che le parole che pronuncia poco dopo, mi ripagano di tutte le paure degli ultimi giorni.
<<Ti amo Gabriel, temevo di non riuscire più a dirtelo, però dovevo farlo, dovevi saperlo, dovevi sentirlo... ti avrei raggiunto ancora un'altra volta a qualsiasi costo, anche solo per pronunciare quelle cinque lettere. Ti amo, non ho mai avuto niente di così bello, e importante, e vero..>>
Freno le sue parole con un bacio, mi butto su quelle labbra rosse e le torturo finché non ho più respiro.
Perché non l'ho fatto subito?
Adesso mi sembra di non poter più vivere senza una dose di Alex al giorno, non so neanche come ho resistito nell'ultima settimana.
<<Non devi più andare in giro da sola, non devi più farti prendere Alex, te lo chiedo per favore, fai in modo che non ti portino ancora via da me>> la sto supplicando, e mi sembra di sentirla mormorare un "mi dispiace".
<<Vieni con me? Da Jason? Voglio stare con te stanotte>> mi chiede con gli occhi che brillano.
<<Vengo dove vuoi>> faccio per alzarmi quando il cucciolo si avvicina e attira la nostra attenzione strusciandosi contento su Alex.
<<Non ci credo! Che ci fa qui? L'hai preso? Sul serio?>>
<<Si, non volevo aspettare da solo che tornassi>>
Mi regala uno dei suoi sorrisi che mi tolgono il fiato e io cerco di memorizzare ogni istante.
Qualsiasi cosa succederà, questi momenti mi resteranno dentro a vita.

Per Te Sono ImportanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora