«GIRA A DESTRA!»
La voce stridula di Courtney mi fece frenare di colpo. Mi stava facendo incazzare. L'avevo portata con me perchè continuava a rompere i cosidetti coglioni e, sinceramente, aveva anche lei bisogno di carne fresca. Le strappai di mano il volantino, guardando la via e la cartina che vi era sotto. Quella donna non sapeva dare le indicazioni e la voglia di buttarla giù dalla macchina era alta. Ripresi a guidare e poco dopo avvistammo una piccola struttura tutta illuminata poco distante dal nostro college. Mi ero perso qualcosa? Era già Natale? Troppe luci. Da fuori sembrava una navicella spaziale. Che razza di posto era quello? Courteny guardava il pub con gli occhi spalancati. Sembrava felice e sotto sotto mi faceva piacere. Scesi dalla macchina e andai a bussare alla porta. Mi aprì una donna mezza nuda con l'aria annoiata e incazzata. Avevo interrotto di sicuro qualcosa. La guardai e sorrisi. Appena mi squadró dalla testa ai piedi, si ricompose e si avvicino, passandomi l'indice sul petto.
«Tu saresti?» disse con la voce piena di interesse.
Avevo lo stesso effetto su tutte. Manipolarle era facile. Mi divertivo ogni volta che le vedevo perdere il controllo sotto ai miei occhi.
Mi limitai a dirle il mio nome e lei mi lasciò libera l'entrata della porta. Mi stava mangiando con gli occhi.
«Troia.» disse Courtney a bassa voce. Scoppia a ridere, fortunatamente l'avevo sentite solo io. Mi stavo già immaginando una rissa tra loro due. La mia coinquilina era gelosa e guai alle ragazze che si mettevano sulla mia strada. Aveva accettato con fatica il fatto che lavorassi come camboy. Ogni volta che avevo un appuntamento, lei ci stava male.
Non ci potevo far nulla. Io l'avevo avvertita due anni fa. Le avevo detto che in ballo non vi era nessun sentimento. Lei, al tempo, era decisa e non le fregava niente. Le andava bene.
Ma ora?
Scossai la testa, entrando nel pub. Basta. Dovevo darmi da fare. Non avevo tempo di pensare allo stato emotivo di Courtney.
L'odore di alcol mi invase le narici.
Fasci rossi, bianchi e blu illuminavano a scatti l'orda dei corpi.
La pista da ballo era colma di gente che ballava,beveva e cantava.
Ragazze mezze nude ballavano sui banchi e i ragazzi stavano lì sotto immobili a guardarle. Avevano gli ormoni a mille, il loro sguardo sembrava annebbiato. L'unico loro desiderio era di poter farsi toccare da una di loro. Poveretti.
Misi a fuoco i visi delle ragazze e ne riconobbi una. Mi avvicinai, cercando il più possibile di evitare il contatto con tutti quei corpi sudici. Mi facevano venir la nausea. Non appena mi sistemai davanti alla bionda ossigenata, la chiamai toccandole il polpaccio. Il suo sguardo si abbassò. Smise di ballare e scese dal bancone. Era bastato uno sguardo per capirci. Niente parole. Volevamo la stessa identica cosa. Superammo la folla di persone e mi lasciai portare dentro a una vecchia camera. Era piccola. Vi era solo uno specchio, una sedia, un letto e un piccolo armadio. Sembrava una di quelle casette dei lego. Aveva una mini finestra che si affacciava proprio sulla pista da ballo. La luce entrava nella stanza buia. Intravedevo un contenitore vicino al letto colmo di preservativi. Ragazza sveglia. La serata stava prendendo una piega davvero interessante. Mi avvicinai al letto, togliendomi la maglia e i pantaloni.
«Allora ragazzina.
Niente baci e niente succhiotti.» dissi con tono piatto.
Lei si avvicinò, piazzandosi davanti a me.
«Perché mai? Non ha senso! Se voglio baciarti lo faccio! Ma che è?»Era così difficile accettare queste due regole? No, perché si stava davvero alterando. Ogni volta che negavo queste cose, le ragazze alzavano un gran polverone. Non erano mai d'accordo.
Evidentemente per loro era importante, ma per me era una cosa futile. Il sesso è solo sesso. Zero effusioni.
«La cosa è così. Se ti va bene, meglio. Se no, amen. Perdi tu. »
Lanciai la roba sulla sedia e mi sedetti sul letto. Nemmeno il tempo di sistemarmi, che mi ritrovai la ragazza addosso. Lei sopra e io sotto. Cara mia, la cosa non va bene per niente. Capovolsi la situazione: lei sotto e io a cavalcioni su di lei. Misi una mano sotto alla sua maglietta, slacciandole il reggiseno. Meno uno. Aveva un seno abbondante, poteva certamente farmi una bella spa...
Un brivido mi percorse la schiena, mentre l'aria usciva dai miei polmoni. Mi immobilizzai, cercando di respirare. Non riuscivo, mi sentivo soffocare. Cosa mi stava succedendo? Mi guardai attorno e non avvistai nulla. Tutto era nero. La ragazza che prima si trovava distesa sotto di me, ora era sparita. L'ansia dentro di me si ribellava. Voleva dominarmi e io non riuscivo a combattere. Non mi muovevo. Sembravo paralizzato. Mi mancava l'aria. Ad un certo punto, qualcuno mi spinse e riuscì pian piano a riemergere dal pozzo nero in cui ero caduto. Dovevo andarmene da quelle quattro mura. L'aria era pesante e l'energia che avevo man mano stava svanendo. Mi sembrava di essere così leggero e stanco. Volevo lasciarmi a questa bellissima sensazione, ma sapevo a cosa mi portava. Uscì da quella stanza e poi dalla struttura. Mi sedetti su un muretto e chiusi gli occhi. La musica la sentivo a tratti e non era un buon segno. Appoggia i gomiti sulle ginocchia, prendendomi i capelli tra le mani. Sembrava di essere in uno dei miei soliti incubi. Presi a tremare e dovetti mordermi più volte l'interno della guancia. Dovevo concentrarmi sul dolore, ma il sonno ebbe la meglio su di me.«OSSANTO DIO, aiutami! Tiragli su le gambe!» disse qualcuno con tono preoccupato.
Volevo rispondere che stavo bene e non avevo bisogno di nessun soccorso, ma non avevo controllo del mio corpo.- - - - - - - - - - - - - -
Salve!
Ho avuto veramente tante cose da fare!
Scusate per l'attesa.
Spero vi piaccia! (;Detto questo,
Chiedo venia per gli errori.
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Immobilizzato nell'ombra del mondo.
RomanceMarcus è un ragazzo orfano diciassettenne che vive in West Virginia in una comunità insieme a suo fratello. VIsto che non poteva permettersi nulla, inizia a vedersi su una videochat insieme ad altri coetanei, gestita da un uomo senza scrupoli ch...