Routine quotidiana

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Era una fresca mattina di fine Ottobre, e l'ufficio profumava ancora di pulito. Brando si avvicinò alla scrivania di rovere e iniziò un'altra noiosa giornata di facce serie, condoglianze e abiti neri.

Lavorava nell'impresa funebre di famiglia da quando aveva finito le scuole superiori. Ma con l'andare degli anni aveva perso ogni interesse per quel lugubre lavoro. Era un posto come un altro, non aveva mai pensato che fosse un impiego macabro. Ma di recente si era accorto di alzarsi la mattina, e non sentirsi più stimolato o iper-attivo.

Solo la sua cagnolina era sempre vispa e bisognosa di cure e attenzioni. Geremia aveva ragione: "Coccolala, falle sentire il tuo affetto, e lei ti ripagherà cento volte tanto."

Ma Brando avrebbe solo voluto stare sdraiato sul divano, in attesa di nulla, solo coi suoi pensieri e senza nessuno che gli diceva continuamente cosa fare.

Il sabato precedente aveva portato la sua cagnolina Tabata da Geremia, per farla lavare e tosare. Era quasi inverno, ma Tabata perdeva sempre un sacco di peli in casa, e Brando era stufo di pulire in continuazione.

"Ciao Geremia, oggi Tabata si vuole fare bella prima dell'inverno. Ci puoi aiutare?" E Geremia li aveva accolti sorridente nel suo negozio di animali, proprio accanto alle pompe funebri dove Brando lavorava. Erano diventati amici grazie a Tabata e alla vicinanza delle due vetrine. Nessuno dei due si era mai scandalizzato del lavoro di Brando, e la loro semplice conoscenza si era trasformata in una bella amicizia, dove Geremia era un ottimista che non si arrende mai, e Brando colui che ne subiva il suo influsso positivo e riusciva a sorridere anche nei momenti più bui.

Ma quella mattina di Ottobre sarebbe stata più movimentata del solito. Nessun cliente triste, nessuna emergenza, solo il sole che faceva capolino dalle vetrate. Ma ogni cosa stava per cambiare.

Una busta bianca aspettava Brando sul tavolone massiccio. Spiccava insolente sul marrone scuro, come una nota stonata in un ambiente che doveva sempre essere sobrio e rassicurante.

"Azienda socio-sanitaria territoriale" era l'intestazione che faceva capolino in alto a sinistra. "Alla Cortese Attenzione del Sig. Brando Varisco".

Aveva fatto alcuni esami di routine, un controllo voluto dal suo dottore, e aveva accettato solo per non sentirsi più ripetere quanto fosse importante la prevenzione, l'attenzione ai più piccoli sintomi, e tutte quelle storie che odiava sentir raccontare dei medici.

Tutti sapevano quanto li odiava, quanto li credeva falsi e approfittatori. Ma ogni tanto doveva cedere. Aprì la busta con il tagliacarte e lesse le prime righe, annoiato e rassegnato.

Dopo alcuni secondi sgranò gli occhi, la mandibola cadde rovinosa verso il basso e una paura atavica gli gelò il corpo in pochi secondi.

La tabella di esami era un intrico di dati, ma la diagnosi in fondo al foglio era inequivocabile: "Rilevato tumore ai polmoni".

Brando sollevò gli occhi da quel foglio portatore di sventura. Non sapeva se accasciarsi sulla poltrona di pelle, urlare, chiamare il dottore, scappare al di là del mondo o stare lì in piedi inebetito.

Fu a quel punto che suo fratello entrò in negozio, facendo trillare il segnale acustico della porta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 29, 2016 ⏰

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