Sette.

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LOUIS POV

'Sei proprio bello oggi'.

Non riuscivo a togliermi dalla mente quella frase. Continuavo a ripetere quella scena nella mia mente, ed ogni volta sentivo il mio cuore battere un pó di più.

Harry mi aveva invitato a fare colazione con lui, aveva spostato la mia sedia per farmi sedere, aveva pagato per me, mi aveva detto di essere bello, mi aveva chiesto il numero di telefono. Tutto ciò era davvero troppo, e stavo iniziando già ad illudermi. Illudermi di poter avere anche solo una minima speranza con lui, e cosa si ricava da un illusione? Una delusione. Ed io non ero pronto a riceverla, non ancora, non un'altra. Avrebbe fatto troppo male, e stavolta non ne sarei uscito illeso.

In fondo, mentre io adesso pensavo ad Harry nella mia camera d'hotel fissando il soffitto, lui di sicuro era in un qualche sporco bagno di uno squallido locale a fare sesso con un estraneo.

A distrarmi dai miei pensieri fu lo squillo del mio cellulare, che indicava l'arrivo di un nuovo sms.

Lo aprì senza curarmi di leggere il destinatario e lo lessi velocemente.

'Scusa per l'orario, ma se sei sveglio per favore rispondimi. Ho voglia di vederti, posso venire in camera tua adesso? H.' rilessi il messaggi una decina di volte, sentendo il cuore aumentare i battiti e pensando ad una risposta. Avevo voglia di vederlo? Si. Facevo bene ad averne voglia? No.

'Muoviti' decisi di seguire il mio cuore per una volta.

-

Mi precipitai ad aprire la porta non appena sentí bussare. Harry indossava degli skinny jeans bianchi, una camicia trasparente che metteva in mostra i suoi numerosi tatuaggi, e degli stivaletti dorati. Era una visione divina.

Entrò in camera mia prendendo posto sul letto, per poi esordire con un 'Sono le tre di notte. Oops'.

'Ciao' gli sorrisi calorosamente, mentre mi sedevo accanto a lui e 'Perché mai avresti voglia di vedermi alle tre di notte?' gli domandai.

'Perché ero in discoteca e non riuscivo a smettere di pensare alla tua espressione ferita quando ti ho chiesto cosa ci fai a New York da solo' mi spiegó tranquillamente.

'È... solo... non c'è un motivo, in realtà,io...' farfugliai.

'Dimmelo o non mi darò pace' affermó un pó troppo duramente, per poi aggiungere un dolce 'per favore, Lou'.

Chiusi gli occhi e sospirai, decidendo di poter fidarmi di lui.

'I miei genitori mi hanno cacciato via di casa perché sono gay e avevo bisogno di cambiare aria. Sono solo perché sarei dovuto partire con il mio migliore amico ma abbiamo litigato, tutto qui'.

Harry mi guardò intensamente, e in quel momento mi sentì come se lui potesse leggermi dentro. Come se potesse spogliare la mia anima.

Non disse nulla, semplicemente mi si avvicinò... e mi bació.

Io all'inizio restai immobile per lo stupore, per poi realizzare ciò che stava accadendo e ricambiare il bacio. Dopo qualche secondo la sua lingua chiese l'accesso alle mie labbra, io lo lasciai fare e le nostre lingue cominciarono a muoversi lentamente in una dolcissima danza. Harry poggió la sua mano sulla mia guancia, i nostri nasi si sfioravano e non potei fare a meno di sorridere nel bacio.

Dopo un tempo indeterminato, ci staccammo e lui mi guardò.

'Sei bellissimo' sussurró.

Sotto il cielo di New York- Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora