Capitolo 9

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Ero davvero a pranzare con Pedro Lopéz? Quello che le ragazze avevano etichettato come "Il ragazzo più bello della scuola?"
Non ero a mio agio e la sua proposta di andare con lui a mangiare fuori, mi aveva preso sottogamba. Ma la zia non c'era ed io mi sarei dovuta fermare da Filippo, mangiare da lui e restare li fino a quando la zia non sarebbe tornata dal lavoro.
Avere il braccio ingessato, mi aveva praticamente rovinato la vita.
Ero praticamente in ansia. Osservavo le forchette, come se fossero qualcosa di interessante.
<<Cosa mi racconti di te, Cry?>> Iniziò lui. Era evidente che volesse rompere il ghiaccio. Ma io ero troppo tesa per avere un qualsiasi tipo di discussione in questo momento. Ma tentai di fare uno sforzo.
<<Cosa vorresti sapere?>> Gli chiesi, poco convinta
<<Qualsiasi cosa...>> Osservai come le sue labbra si muovevano ad ogni sillaba e come gesticolava. sembrava davvero interessato a conoscermi. <<Tipo.. Come mai vieni a scuola a cavallo?>> Continuò.
<<Bhe, ecco... non abito in paese abito un po' verso le alpi. Presente Heidi?>> Lui tirò una piccola risata. <<Heidi?>> Io annuì. <<Si, ho presente. E vivi insieme al nonno?>> Scossi la testa. <<No, abito con mia zia.>> Rimase in silenzio, come se stesse pensando a cosa chiedere. Io aprii il mio Menù e decisi di ordinare il riso con i frutti di mare. Non costava molto. Lui chiamò il cameriere, senza nemmeno aprire il Menù, come se sapesse a memoria quali fossero i piatti. Mi guardò, come per incitarmi ad ordinare. <<Io ordino il riso ai frutti di mare....e dell'acqua>> Lui sorrise e poi guardò il cameriere. <<Io vorrei una bistecca, poco cotta e dell'acqua.>> Bistecca poco cotta? Il cameriere andò via con le ordinazioni e lui, piantò i suoi occhi sui miei. <<Alla fine non hai completamente risposto alla mia domanda>> Abbassai lo sguardo, per non farmi catturare da quei occhi. <<Ho Mia per andare e venire, senza che debba chiedere a mia zia di portarmi in paese ogni volta che ne ho bisogno.>> Feci una pausa. <<Ma ovviamente mo con il braccio rotto, devo contare su mia zia.>> Lui guardò il gesso attorno al mio braccio. Cambiò espressione. Un velo di rabbia velò sui suoi occhi.
<<Perché ti sei intromesso nel litigio?>> Il suo sguardo cambiò. Da rabbioso, a sorpreso. <<Non sopporto che tocchino le ragazze>> Rispose.
Le nostre ordinazioni arrivarono e cominciammo a parlare. <<Era da un po' che cercavo di parlarti>> Ammisse, mentre tagliava la sua bistecca poco cotta. <<Ma non riuscivo mai. Stai sempre in compagnia, e non mi va di mettermi in mezzo o disturbare. Ma sono felice di essere qui.>> Avvampai di rossore e lui,alzò lo sguardo. Non risposi, mi limitai a mangiare il mio riso ai frutti di mare.
<<E tu perché sei venuti qui?>> Gli chiesi. <<Problemi di famiglia...>> Rimase vago. Non aggiunse altro. Quindi decisi di farmi gli affari miei. Inizalmente mi sentivo timida con lui, ma ora, non so come, la timidezza era quasi scomparsa. <<È stato buffo come hai risposto a tono a quel bulletto.>> Ridacchiò. <<Hai un caratterino, eh?>> Restai in silenzio per un po' di tempo, poi, risposi. <<Nessuno deve toccare o ferire i miei amici. Anche a costo di fare rissa con i maschi.>> Aggiunsi più che sicura di me. <<Anche con un braccio ingessato?>> Cominciò a ridere di gusto. <<Si.>> Risposi seria. <<Una gran bella lupetta Alpha. Eh?>> Era fissato con i lupi? Prima dice che è un lupo solitario, poi mi da della lupetta Alpha? Mi irritai. <<Non sono una lupetta Alpha.>> Lui sorrise, per niente intimido o sorpreso dal mio cambio di umore.
Il pranzo finì tra una chiacchierata e un'altra. Lo ringraziai e lui mi accompagnò da Filippo. <<A domani, allora.>> io annuii.
Entrai dentro casa, e mi misi seduta su un piccolo divano.
Guardai gli intorni. La casa aveva solo due stanze. Al centro della casa, un tavolo in legno bianco, vicino al muro, un piccolo divano nero, sembrava fosse un letto-divano. Davanti una piccola tv e sicuramente in quella stanza c'era il bagno.
Passai il mio tempo a guardare la tv, in attesa dell'arrivo della zia.
Pedro sembrava davvero un tipo solitario. Certo, si intrufolava nei gruppi, ma non spiaccicava parola. Ogni tanto, quasi spesso, stava per conto suo. Ogni tanto parlava con Alessio.
Mi chiedo come faccia a stare sempre solo.
Cambiai canale, nella speranza di trovare qualcosa di decente.
I suoi occhi erano impressi nella mia testa.
Così pieni di emozioni, mistero, a volte rabbia... Sono dei occhi bellissimi, come lui, in effetti. Ripensai al pranzo passato con lui, e come stranamente riuscivo ad essere un po' più aperta. Fosse stata un'altra persona, non avrei spiaccicato una parola.

Salvata da un licantropoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant