La sindrome del sopravvissuto.

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Il freddo imperversava tempestosamente senza dare segno di volersi arrestare, era da giorni oramai che Starling City era coperta da una coltre di gelo inaspettata facendo scivolare gli abitanti in un lento e lungo letargo che li teneva immobili nel loro fare niente, come se il tempo potesse essere una scusante sufficiente alla loro sempre presente negligenza.

Vi era però chi, tra tutti, si sentiva fortemente al sicuro in quell' inusuale e freddo clima, si sentiva a casa come se di colpo quello che si annidava nel suo cuore si fosse riversato sull' ambiente circostante in modo da renderlo un ambiente inospitale e arido per tutti tranne che per lui, lui che il gelo se lo portava dentro e lo accettava, lo adorava e lo completava riconoscendolo come la parte migliore di se.

"Mick, dobbiamo sbrigarci!"

Mick Rory si caricò il borsone pieno di mazzette da cinquemila dollari l' una sulle spalle e si apprestò a raggiungere il suo partner che faceva da palo all' uscita del caveau della banca prescelta per quel colpo, niente di complesso questa volta, una semplice mansione di routine per accaparrare qualcosa da investire in qualcosa di meglio.

"Fa un freddo cane"

Sul volto di Capitan Cold si dipinse un sorrisetto di strafottenza misto a compiacimento mentre si voltò a guardare Heat Wave che sfregava le sue enormi mani nel vano tentativo di generare un po' di quel calore che era il suo elemento preferito. Se fosse stato per lui avrebbe bruciato quella maledetta banca al solo scopo di raffreddarsi le mani.

"Cavolo Mick, smettila di lamentarti e andiamo!"

I due criminali si dileguarono in un vicolo buio alla destra della banca, quel giorno era strano, niente Flash, niente polizia, niente di niente.

Come se tornando indietro a quell' epoca qualcosa fosse effettivamente cambiato nell' aria, qualcosa di tangibile solo a coloro che in quel viaggio avevano scommesso il loro cambiamento e, forse, Leonard più di tutti era riuscito effettivamente a tirarne fuori qualcosa, la stessa cosa che ora rifiutava  e odiava. La odiava in una maniera tale che tornare alla vita di prima gli sembrò un sollievo amaro, in fondo, lui era sopravvissuto per miracolo ma ora considerava quel triste destino solo una seccatura.

"Volevo arrostire qualcuno ma, anche oggi non si è visto nessuno"

Mick sbatté con forza il borsone sullo scricchiolante pavimento che quella volta avevano deciso di allestire a rifugio. Non era confortevole, ne con un buon odore ma era pur sempre un posto sicuro, dove probabilmente nessuno li avrebbe trovati anche se, in quel momento, entrambi avrebbero dato qualsiasi cosa per ricevere una visita inaspettata da qualunque persona avesse avuto voglia di rovinargli la giornata, il colpo o addirittura l' intera vita a cui erano tornati, era buffo come entrambi si trovavano ancora lì, come una volta ma completamente differenti.

Snart si sedette su una cassa di legno che produsse un lieve scricchiolio non appena avvertì il peso del suo corpo.

"Che diamine!"

Il freddo criminale si alzò di scatto e sferrò a quell' oggetto inanimato un calcio di stizza ma non verso l' oggetto stesso, era più uno sfogo contro di se e contro il mondo perché mai si era sentito coì tremendamente in trappola dentro di se.

"Ti è caduta questa"

Mick Rory avvertiva il conflitto che il suo partner aveva nel cuore, non era stata una passeggiata  nemmeno per lui tornare a quella routine ma, in fin dei conti, niente di significativo era cambiato per lui in quel viaggio spazio temporale se non qualche barlume di coscienza in più, la stessa che lo spinse a restituire al suo amico quella foto, una polaroid vecchio stampo scattata dal professor Stein senza il suo consenso ma che ora portava sempre con se dal giorno del loro ritorno.

Leonard gli e la strappò di mano con un gesto brusco e a tratti violento e la guardò per un secondo ancora una volta, se l' avesse fissata più del tempo necessario probabilmente sarebbe scoppiato a piangere ma in quel momento non poteva.

Si era più volte detto di non permettere a nessuno di fargli del mare in nessun modo, ne nella testa e nemmeno nel cuore.

"Ci pensi ancora?"

Capitan Cold non rispose ma si ritrovò a fissare quella polaroid più del dovuto, era bella lei, con quei capelli neri raccolti sulla nuca e quegli occhi marroni profondi e, poco importava, se il destro emetteva ogni tanto strani bagliori a causa dei suoi "poteri", un qualcosa che lei odiava più di quanto era disposta ad ammettere, però era dannatamente fragile e forte allo stesso tempo e lo sguardo d' intesa e divertimento rimasto impresso in quel ricordo evanescente era l' unica cosa che rimaneva di loro fuori da ogni tipo di tempo e spazio. In quella polaroid niente scorreva.

"Stai zitto Mick, oramai è morta, non ha più senso pensarci non credi?"

Si era tirato giù gli occhiali dalla testa, oramai era un segno che il suo partner riconosceva e da un mese a questa parte non significava più "azione" ma "lasciami solo", cosa che quella volta non aveva intenzione di fare, ne andava della salute del suo più caro amico e il fatto che fossero anche partner poteva smettere di esistere in quel momento.

"Non se è morta per salvare te, non credi? Io non sono un genio in queste cose e non intendo diventarlo ma dovresti parlarne, ecco..!"

"Di cosa dobbiamo parlare Mick?! Del fatto che non tornerà mai indietro perché io ho lasciato che morisse al mio posto!"

Strinse ancora a se quella goto per poi scaraventarla a terra e calpestarla con forza.

"Vedi?! È questo che significa per me: NIENTE!"

Le sue urla cominciarono a imperversare nel magazzino e a rimbombare per le pareti, Leonard Snart era forse definitivamente impazzito.

"Sai che c'è?! Non mi lasci altra scelta"

Con un gesto fulmineo HeatWave colpì con il collo della sua arma il suo compare facendolo cadere a terra privo di sensi, ora toccava a lui essere l' eroe.


'Hero' ain't on my resumeWhere stories live. Discover now