Capitolo 2

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Adam's pov


"Adaaaaam! Aiutami ti prego!"
"Chris, dove sei?"
Non ho bisogno di sentire la sua risposta.
Mi basta udire una risata fredda e sguaiata provenire dalla cella accanto per immaginare ciò che sta subendo il mio amico Chris.
Le sue urla, il suo pianto, rimbombano in quei pochi metri della mia cella.
Afferro le barre di ferro, le stringo fino a far diventare le nocche delle mani bianche e con tutta la voce che ho urlo:
"Maledetto, lascialo stare! Agenteeeee!"
La risata che giunge alle mie orecchie è odiosa quanto il tizio che la fa e a cui spaccherei volentieri il cranio.
"Agente, su, venga a salvare la femminuccia" dice prendendosi gioco di me "Amico vedi di farti i cazzi tuoi se non vuoi ricevere lo stesso trattamento".
"Giuro che prima o poi ti ammazzo. Bastardo!" urlo dalle sbarre ringraziando Dio di non averlo tra le mani.
"Ahahahahahhaha" ride ancora mentre le urla di Chris continuano ad assillare le mie orecchie.
Poi, silenzio.
Un silenzio che provoca brividi al mio corpo.
Un silenzio che non ha nulla di buono da dire.
Un silenzio freddo come lo è la morte.
Urlo, chiamo gli agenti, impreco.
Nessuno che si cura delle mie richieste, siamo soli qui dentro abbandonati ad un destino crudele.
Torno verso la mia branda, alzo la coperta di lana e sulle lenzuola mi ritrovo una pozza di sangue.

Apro gli occhi di scatto, fisso il soffitto sopra di me per alcuni istanti e finalmente realizzo che è stato solo un brutto incubo.
Che significato avrà mai questo sogno?
Preferisco non pensarci.
È stato solo uno stupido incubo, di quelli che ti fanno sudare per quanto sembrano reali e che ti lasciano sul corpo una sensazione strana.
Chris. Come starà lì dentro?
Mi dispiace per lui ma io vogliono dimenticare quei giorni rinchiuso in quei pochi metri quadrati squallidi e sporchi, voglio dimenticare tutto, cancellare tutto anche se ciò comporta ignorare Chris.

Faccio una doccia veloce, metto i vestiti puliti e infilo quelli sporchi nel mio zaino, mi guardo intorno per sincerarmi di non lasciare nulla e lascio la camera.
Scendo sotto e mi dirigo verso il ristorante per fare colazione.

Un profumo di vaniglia e cioccolato riempie le mie narici al mio ingresso nella sala.
Di solito non mangio dolci ma, davanti a un buffet di muffin e crostate che emanano un profumo tentatore, non resisto.
E faccio bene a lasciarmi tentare.

Al primo morso rimango sorpreso nell'assaggiare un muffin spettacolare, soffice e fresco, sicuramente fatto in casa e non da qualche industria dolciaria.
Bevo due tazzine di caffè, mi avvicino di nuovo al buffet e prendo altre due muffin.
Li avvolgo per bene in un tovagliolo e li infilo nello zaino fregandomene degli occhi puntati addosso.

Non starò mica rubando una Porsche?
Accidenti, la Porsche, l'accusa di furto, l'incidente, altri ricordi che vorrei cancellare per sempre.
Ultimamente la mia mente si diverte a far riaffiorare i ricordi indesiderati forse per mettermi in guardia o forse perché si diverte a farmi sentire una merda.
Scuoto la testa per allontanarli e mi dirigo verso la hall per saldare il conto e riconsegnare la chiave.

"Il resto mancia. Il vostro muffin è delizioso" dico pagando.
"Li fa mia moglie tutte le mattine".
"Sua moglie è in gamba. Grazie di tutto" dico e mi volto per andare via.
"Ehi, ragazzo, sai che senza documenti non ti prenderanno a dormire da nessuna parte?"
"Si, lo so. Spero di trovare qualcuno gentile come lo è stato lei".
"Senti. Non penso che tu sia un delinquente. Se non dovessi trovare riparo per la notte torna pure qui".
"Cosa le ha fatto cambiare idea? Il complimento sul muffin?"
"In effetti nessuno lo aveva mai fatto".
"Non le credo, comunque, grazie".

Esco fuori, raggiungo la moto e parto senza sapere cosa fare e dove andare.
Giro per quella piccola città fino a che non mi fermo a fare rifornimento.
Poi, non sapendo cosa fare, mi fermo in un parco.
Non c'è nessuno perciò ne approfitto per fumarmi una sigaretta e per distendermi sulla panchina.

Il parco.
Lei.
Noi.

Tutto mi porta a noi.
Ma io a quel noi non voglio pensarci.
Perché?
Perché non so nemmeno io cosa voglio.
Trentadue chiamate perse.
Nessuna ragazza mi ha chiamato tante volte.
Mi ama.
Io?
Non so rispondere, questo è il mio problema.
Non so rispondere perché non voglio far funzionare il mio cervello e tantomeno il mio cuore.
Paura?
Tanta.

Il rumore della mia pancia mi porta a guardare l'ora.
Sono le due del pomeriggio e normalmente avrei già pranzato.
Non ho voglia di alzarmi e andare in cerca di un ristorante.

Mi sento svuotato di tutto, non ho voglia di fare nulla, se potessi cancellare il mio passato come si fa con una scritta sulla lavagna lo farei subito.
Non permetterei che la mancanza di un padre facesse di me uno sbandato, non permetterei all'odio di prendere il sopravvento.

Dove c'è odio c'è amore dicono.
Odio e amore, due sentimenti opposti.
L'amore...non so...non l'ho mai conosciuto. Neanche per me stesso ho provato mai amore. Forse...no...si...okay, lo ammetto, lei mi ha fatto battere il cuore, mi ha fatto sentire come possa battere diversamente davanti a mille emozioni, mi ha fatto fare cose che non mi sarei mai sognato di fare, ma si può definire amore?
L'odio è un sentimento che c'è e che comunque fa male.
Sto male al pensiero di avere un padre che non è mai stato quello che sarebbe dovuto essere: un uomo.
Un uomo capace di assumersi le sue responsabilità.
Riuscirò mai ad amare un uomo che non ha voluto vedermi nascere ma ha due figli che ama più di se stesso?

Il cellulare vibra.
Un messaggio.
Lo prendo con mani che quasi tremano per paura di leggere ancora il suo nome.
Guardo il display illuminato e leggo il nome di chi me lo ha inviato.
Sorrido.
James.
Parli del diavolo e spuntano le corna.
Ci vuole coraggio a cercarmi dopo tutto ciò che è successo.
Lo apro perché voglio vedere fino a che punto si è spinto.
Sorrido davanti alle sue parole.

Rimetto il cellulare in tasca, apro lo zaino e afferro i due muffin.
Do un morso e intanto metto a tacere la pancia.
A lui penserò in seguito.

Mentre lascio che il tiepido soli baci il mio viso, lo squilla di un cellulare cattura la mia attenzione.
Penso che la suoneria che ho scaricato in fretta e furia faccia veramente schifo prima o poi dovrò cambiarla.
Lo tiro fuori dalla tasca e guardo lo schermo illuminato.
Guardo in alto, chiudo gli occhi mentre metto tanta aria dentro e poi, facendola uscire lentamente, spingo il tasto che rifiuta la chiamata.
La chiamata di Alexandra.



🍀🍀🍀
Scusate se sto ritardando con gli aggiornamenti ma in questo periodo sarò un po' impegnata e quindi non penso che riuscirò ad aggiornare frequentemente.
Cerco di farlo almeno due volte a settimana ma non prometto nulla.
Spiegherò in seguito il motivo.

Avrà un significato il sogno di Adam o si tratta di un semplice incubo?
Gentile il padrone del motel, non trovate?
Cosa avrà scritto James nel messaggio?
Alexandra si arrenderà mai?
Domande che avranno tutte delle risposte.
Commenti e stelline
Alla prossima
Smack 💋 💋
Ylenia

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