Parte seconda

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Il trascorrere di quella giornata sembra voler sbriciolare ogni mia consapevolezza. Mi sento costernata, sono sull'orlo del baratro e non so quale sia la scelta migliore: spiccare il volo o farmi cadere nell'abisso?

So che dovrò fare un passo, qualsiasi esso sia.

Percepisco quella sorta di fredda attesa che asfissia i miei pensieri, li sento diventare pesanti come mattoni. Uno dopo l'altro gravano sulla resistenza che ho da sempre sperimentato e che, adesso, sembra si stia pian pian sfilacciando.
Sono una corda che è stata tirata troppo a lungo.

Ho paura, qualcosa nel mio inconscio palpita e cerca di farsi largo.
Affrontare la realtà non è mai stato così difficile. Persino i suoi pugni sono più semplici da attutire, persino la sua brutalità non mi ha mai spezzata in questo modo.
L'idea lontana che il mio bambino possa aver intuito ciò che mi succede ogni volta che devo combattere con una nuova ferita mi soffoca. Non riesco ad immaginare un dolore più grande, più intenso, più distruttivo.

Posso ancora continuare così?

Ragiono e faccio congetture ma l'agitazione mi stravolge. Forse non sono abbastanza forte, magari lui ha ragione quando dice che non valgo nulla, quando mi assale e mi rende niente.
Ha cancellato così tante volte le mie energie... Non scovo in nessun luogo quella restante parte di luce che potrebbe indicarmi il cammino.

Sono marcia.

✻✻✻

Torna molto tardi, di sera. Il buio è calato già da un po', ma la mia notte sembra spegnersi ancor di più quando sento la porta aprirsi.
È ubriaco, sento la puzza di alcol fare il suo ingresso in casa ancor prima di lui. È un odore nauseante, mi frastorna. Nonostante sia distesa sul divano, quando mi passa di fianco percepisco una vertigine. Sono ancora sull'orlo di quel dirupo.
Non si accorge di me, passa oltre e va in camera.

Torno a respirare seppur il cuore stia battendo forsennatamente nel mio petto. Chiudo gli occhi, deglutisco, sospiro. Penso di esser salva quando sento il suo russare famelico inondare la casa. Addirittura, forse, riuscirò a dormire.

Mi rilasso qualche istante, almeno sino a quando mi accorgo che un rumore di passi scalzi si fa strada fino alla camera da letto. Apro gli occhi e afferro con lo sguardo l'immagine di Josh che quasi corre, di soppiatto, verso quello che neppure lui ha mai definito suo padre. Ha smesso di chiamarlo papà quando ha compreso che non avrebbe mai ricevuto una carezza o un'attenzione da parte sua. Lo chiama per nome, Frank.

Un brivido d'orrore mi assale. So bene che non si avvicinerebbe mai a lui con affetto.
Mi alzo e corro alle sue spalle, sento che qualcosa si è incrinato. Mi accorgo di non essere sola, su quel baratro: mio figlio è lì con me, è sempre stato accanto ai miei tormenti.

Stringe un coltello in un pugno, in quella mano troppo piccola ma esasperata a tal punto da essere pronta a compiere un gesto così enorme. Riesco a bloccarlo in tempo.

D'un tratto divento di vetro, mi infrango al suolo in piccoli cristalli.

È un istante che cambia tutto e in cui so per certo di non potermi più nascondere.

«Fermati, ti prego.» Mi piego sulle ginocchia e lo abbraccio poco prima che sia capace di varcare la soglia di quella stanza. Mi stringo alla sua schiena e mi scopro tremante, travolta dalla fulminea consapevolezza di quello che sarebbe potuto accadere se non fossi stata abbastanza vigile.

«Non deve più farti male. Io lo so!» Non grida, afferma quelle parole con una determinazione capace di spezzarmi totalmente.

La corda di cui sono fatta si lacera.

Premo il viso sulla schiena del mio piccolo astro lucente e mi accorgo che le lacrime hanno già inondato il mio viso.

«Non voglio neanche io che lo faccia, amore mio. Questa non è la soluzione, però. Sono io la tua mamma, ci penso io. Guardami, Josh.» Riesco a parlare nonostante le lacrime, come se avessi finalmente trovato le giuste parole capaci di riempire il silenzio che avevo alimentato io stessa quella mattina. Nonostante la sofferenza mi stia sconvolgendo, riesco ad affrontarlo.

«Possiamo andare via, io e te. Solo noi due. Tanto lontano che non riuscirà più a trovarci», sussurro non appena si volta verso di me, questa volta sostengo il suo sguardo. Sposto una mano sulla sua e di rimando lascia andare il coltello, procurandomi quel poco di sollievo che riesce a calmare la mia mente piena di sensazioni distruttive.

Sto raschiando il fondo.

«Solo noi due», ripete annuendo. La sua espressione muta e in un secondo me lo trovo tra le braccia, con quel profumo stellare in cui mi tufferei costantemente. Mi stringe tanto forte ma non mi fa mancare l'aria.
Mi fa riemergere, mi dona quel frammento di luce capace di illuminare la mia tetra notte.

So che da questa sera qualcosa deve cambiare. Io per prima devo farlo. In quell'abbraccio, denso di un amore incondizionato, rifuggo da tutte le paure che fino a quel momento mi hanno impedito di agire. So bene che l'unico senso che riesco a dare alla mia vita risiede in quel cucciolo d'uomo che si ancora a me come quando era più piccolo, che lascia che lo porti nella sua stanza, che lo coccoli e lenisca i suoi tormenti.

Mi aiuta a piegare le nostre cose. Tento di riempire velocemente un paio di borse con quello che ci permetterà di sopravvivere i primi tempi. Dobbiamo farlo in fretta e approfittare della bestia dormiente; non si accorgerà di nulla fino a domattina.
Non possiamo sprecare neanche un istante e so per certo di non poter aspettare un momento migliore per farlo: i passi che facciamo usciti dalla porta di casa non sono che l'inizio.

Metto in moto l'auto, ed è un po' come lanciarsi da quel dirupo.

Maciniamo qualche metro, poi poco più di un chilometro e l'autostrada si apre davanti a noi. Inevitabilmente, il senso di libertà che percepisco in quei frangenti mi consente di non avere paura.
Non sono sola, il mio splendido bambino è con me. Possiamo ricominciare, ne sono inspiegabilmente certa.

Ci lanciamo nel nostro domani: insieme spicchiamo il volo.

"Invece di una donna che ama qualcun altro tanto da soffrirne, voglio essere una donna che ama abbastanza se stessa da non voler più soffrire."
Robin Norwood, Donne che amano troppo

Frammento di Luceحيث تعيش القصص. اكتشف الآن