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Nel momento in cui attraverso la porta di casa mia, una piccola palla di pelo mi viene incontro per darmi il benvenuto, miagolando per richiamare la mia attenzione. Per mezzo secondo riesco a sorridere mentre mi rannicchio per prendere il piccolo animale tra le mie mani. Luna, il mio gatto, è un regalo che mi ha fatto mia madre poco tempo fa sperando di aiutarmi. Anche se non le dico cosa non va, lei percepisce che in me non c'è più vita.

"Sono a casa," sussurro, la mia voce bassa e smorta, sembra quasi soffocata anche se niente mi copre la bocca a parte il dolore e lo sfinimento.

Cammino verso la scala per andare dritta in camera mia dove fingerò di stare per il resto del giorno, ma ogni passo è lento e quasi tirato, come se tutto il mio corpo fosse fatto di ferro. È perché sono così lenta che mia madre mi becca prima che arrivi al terzo gradino.

"Paige!" Mi chiama energicamente, asciugandosi le mani sul grembiule. "Stavo facendo la tua torta preferita, pensavo che – tesoro, cos'è successo ai tuoi capelli?" Chiede lei poi, notando solo dopo che non ho lo stesso aspetto che avevo stamattina prima di uscire per andare al college.

"Un incidente," rispondo, girandomi per continuare a salire, lasciando mia madre fuori e ignara della verità.

Si potrebbe chiamare incidente, fatto totalmente di proposito. I miei compagni di classe hanno pensato che sarebbe stato divertente dar fuoco ai miei capelli. Penso che in questo mondo ci sia ancora qualcosa di buono perché non mi sono fatta male, l'insegnante ha agito in fretta e ha controllato le fiamme prima che diventasse una cosa seria. Ho solo dovuto tagliarli. Prima mi arrivavano alla vita, ora mi arrivano alle spalle, il che li rende più disordinati e crespi perché sono meno pesanti. Tutto grazie ai miei compagni di classe, gli stessi che non riescono a lasciarmi in pace neanche per un giorno.

"Stai bene? Non ti sei fatta male?" Chiede mamma, anche se non mi giro neanche per guardarla.

"Sì. Sono solo stata maldestra con le forbici e ho deciso di cambiare," continuo a mentire, come faccio da tanto.

Ho imparato che dirlo agli adulti o alle persone che dovrebbero proteggermi è inutile. A loro non importa davvero dei nostri problemi da adolescenti. Pensano che esageriamo perché non siamo ancora adulti e non conosciamo il mondo. Dimenticano che alla nostra età queste sono le cose peggiori che abbiamo mai vissuto e sì, sembra la fine del mondo, perché non abbiamo vissuto di più. Non può essere altrimenti. Vogliono che ci comportiamo da adulti, che pensiamo come loro, proviamo ciò che provano loro, agiamo come loro... ma non possiamo perché non siamo mai stati adulti. Eppure... anche loro una volta erano adolescenti, ma non riescono a provare empatia nei nostri confronti.

Ogni volta in cui ho detto di essere stata presa di mira da altri mi hanno detto "Ignorali, la smetteranno se non reagisci". Il problema è che, a volte, quando fa tanto male, riesci solo a piangere, anche se non vorresti. È più forte di te. Senza il tuo permesso, il tuo corpo offre loro una reazione.

"Scenderai per cena?" Chiede mamma con quella voce preoccupata che ora è così familiare.

La ragione per la quale non le dico che succede è perché la devasterebbe più di quanto non devasti me.

"Ne dubito. Non ho fame," dico, la prima verità del giorno.

Non aspetto che dica altro, vado in camera mia per stendermi a letto, con Luna accucciata sul mio stomaco. I miei occhi sono fissi sul soffitto mentre sento il tic-tac dell'orologio sul muro. È tutto ciò che faccio, lascio semplicemente che scivolino via, uno dopo l'altro fino a quando non diventano minuti, ore; fino a quando la giornata non è finita.

Non vivo, mi limito a sopportare. Mi chiedo quando raggiungerò il limite, quando il bullismo e gli attacchi mi faranno esplodere e cosa accadrà allora. Mi chiedo se andrò contro di loro o se mi distruggerò così tanto che non ci sarà un modo per rimettere insieme i pezzi.

I miei compagni di classe mi odiano. Mi torturano quotidianamente, mi umiliano in ogni modo che trovano, mi fanno male con parole e azioni, e a nessuno, assolutamente a nessuno importa abbastanza da dir loro di fermarsi o da darmi una mano. Sono sola, affogo sempre più profondamente nell'oscurità ogni giorno.

Quanto può resistere un essere umano? Per quanto tempo riuscirò a continuare così? Dov'è il mio limite?


CRUSHED (Traduzione Italiana)Where stories live. Discover now