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Avvertenze: morte, suicidio, violenza.

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So che le persone stanno ridendo di me, puntando il dito verso di me, guardando me; ma io non riesco a sentirli, non riesco a vederli. È tutto sfuocato e attorno a me c'è un silenzio assordante. Non riesco a sentire il mio corpo o la mia mente, sono intorpidita e congelata fino alle ossa. Non so neanche come riesco ad arrivare a casa o in che modo mia madre scopra ciò che mi è successo. Non riesco neanche a sentire le urla a casa quando mamma e papà cercano di decidere cosa fare e come farla pagare all'intera istituzione per ciò che mi hanno fatto. Mi sembra di sentire qualcosa sul trasferirsi.

Tutto ciò che faccio è sdraiarmi sul letto, senza provare nulla. Fa freddo, così freddo che non riesco neanche a sentire il mio corpo. Ma questo freddo non arriva da fuori, si trova dentro di me, si diffonde in tutto il mio corpo fino all'esterno. Ciò che è successo ha congelato la mia anima, distruggendola così tanto da non poter essere riparata, rendendo la mia decisione piuttosto semplice.

Non riesco a pensare alle conseguenze o ai 'se'. Riesco solo a pensare alla vendetta, al far vedere e far capire loro quali orribili creature siano. Voglio che si dispiacciano per ciò che mi hanno fatto. Riesco a pensare solo a questo. è ciò che mi fa muovere e mi porta fuori casa, sgattaiolo via mentre i miei genitori dormono. Ho indossato gli stessi vestiti che mia madre mi ha costretta a togliere quando sono tornata a casa, solo per far vedere loro che è colpa loro. sono stati loro a fare questo.

Non sono sicura di come riesca ad entrare al college, non m'importa neanche se qualcuno mi ha vista o altro, mi dirigo verso la classe di Storia dell'Arte, verso il mio banco dove sono state scritte così tante cose terribili. I professori, il preside, le hanno viste tutti, ma non hanno fatto nulla. Faccio scorrere le mie dita su quelle scritte, leggendole ad alta voce. Le parolacce, gli insulti, i comandi.

"Vi ascolto," mormoro prima di prendere il coltello, togliendolo dal fodero e facendo scorrere un dito sulla lama. "Sarete fieri di me".

Mi tolgo la giacca in denim, lasciando le braccia scoperte. Sono più pallida del solito, il che rende più semplice vedere ogni vena, e faccio scorrere le dita su di esse. Prendo l'aglio che ho portato da casa, togliendolo dalla tasca. Alla fine lo sto facendo, sto facendo la cosa giusta. Ci ho pensato così tante volte, so esattamente di cosa ho bisogno. Ecco perché taglio l'aglio con il coltello, assicurandomi che le vene non si chiudano dopo averle aperte. Tengo stretto il coltello con la mano sinistra e guardo il mio braccio destro, fredda, senza emozioni, determinata.

Non sento neanche la lama quando la premo contro la carne. Non fa male quando la faccio scorrere sulle linee verdognole sotto la mia pelle, non sento nulla quando vedo il sangue fuoriuscire dai tagli. Le piccole gocce scorrono lungo il mio braccio, finendo sul mio banco, macchiandomi la mano.

Rido, ma è una risata asciutta e sarcastica. Con il sangue che cade dal mio braccio, vado verso la lavagna perché devono saperlo. Deve essere chiaro. Forte. Grande. È tutto per loro. Mi hanno detto di uccidermi e io lo sto facendo. È il mio regalo per loro.

Io. L'ho. Fatto. Scrivo queste parole con il mio sangue, ghignando fuori di me.

Sono persa da così tanto che tutto ciò non mi sconcerta più.

Torno sul mio banco, prendo di nuovo il coltello e prendo altro sangue dall'altro braccio per aggiungerlo alla scena, continuando a non sentire altro che freddo.

"Scommetto che saranno felici," mormoro. "Che brava ragazza. Finalmente li ho ascoltati. Spero che non ve lo dimentichiate mai. Spero che questo vi perseguiti per sempre. Spero che non vi dimentichiate mai, mai di me."

Mi metto di nuovo la giacca, sentendomi informicolata e sempre più debole e fredda. Il sangue macchia immediatamente la giacca, e vedo il denim diventare rosso mentre il mondo intorno a me comincia a diventare più scuro. voglio che paghino, voglio che provino rimorso, voglio che soffrano quanto ho sofferto io. Voglio umiliarli come loro hanno fatto con me. voglio urlare che sono loro i veri mostri e questo è l'unico modo per far sì che ascoltino.

Nessuno mi ha aiutata. Tutti mi hanno ignorata. Saranno capaci di voltarmi le spalle ora?

"L'ho fatto," sussurro. "L'ho fatto. Per tutti voi. L'ho fatto. L'ho fatto," mormoro e mormoro mentre il mio corpo diventa più debole, mentre mi rannicchio sul banco, mentre tutto ciò che riesco a sentire sono freddo e odio. Fino a quando non vedo più nulla, non sento più nulla e non dico più nulla.

È buio per così tanto, anche quando mi sveglio di nuovo. È buio quando realizzo di essere ancora qui. È buio quando capisco di essere un fantasma che nessuno può sentire o vedere. È buio fino a quando ciò che ho fatto è stavo dimenticato anche da me. È buio, freddo, rabbia e risentimento fino a quando lui arriva e cambia tutto.

-Fine-


***SPAZIO TRADUTTRICE***

E così, siamo arrivati alla fine. Questa storia mi ha accompagnata per tanto tempo, e così ha fatto con molti di voi che sono qui con me dall'inizio.

Con questo prequel si chiude un ciclo. Mi ha fatto davvero piacere tradurre questa storia, e ringrazio ogni singolo lettore,  che ha votato, commentato, o semplicemente letto le peripezie di Paige e James.

Concludere è un po' strano e mi mette un po' tristezza. Ma ogni fine non è altro che l'inizio di qualcos'altro, e per me sta iniziando un nuovo capitolo della mia vita proprio in questo periodo.

E niente, chiudo qua perché so di poter diventare fastidiosamente prolissa.

Un abbraccio xx

CRUSHED (Traduzione Italiana)Where stories live. Discover now