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Il padre stava per ribattere, quando si accorse di Allison, che stava scendendo dalle scale con il suo enorme zaino. Stiles si girò e lo prese al volo, per impedire alla piccola rossa di cadere.

«Eccola qui! Ma come siamo belle.»

«Grazie papà.» disse Allison sorridendo. La bimba si mise il suo cappottino giallo senape, si infilò lo zaino e uscì trotterellando da casa.

Stiles la raggiunse poco dopo, salutando velocemente suo padre. Allison era già in macchina con la cintura allacciata, pronta a partire. Stiles, invece, caricò nel sedile posteriore lo zaino, poi sali in macchina, mise in moto e partirono.

Da casa Stilinski alla scuola elementare di Beacon Hills ci volevano circa venti minuti. Ma Stiles andava sempre tranquillo, soprattutto quando arrivavano nella strada principale. Il paesaggio era pieno di alberi che circondavano la strada. Stiles sapeva che Allison adorava quel pezzo di strada, tant'è che, quando arrivavano in quel punto, la bimba si perdeva in un modo tutto suo. A Stiles piaceva vederla persa nel vuoto. Le ricordava tanto Lydia.

«Papà»

«Mh?»

«Allora lo compriamo?»

«Che cosa tesoro?»

«Il cane» mormorò Allison.

Stiles ci rifletté su un momento. Era sicuro di ciò che stava facendo? Era la scelta giusta? Forse aveva ragione suo padre. Un cane era una responsabilità. Però l'aveva promesso ad Allison, e non gliel'avrebbe lasciata passare liscia questa volta.

«Te l'ho promesso.» disse Stiles.

«Ma il nonno non se la prenderà con te, vero?»

Allison sembrava quasi spaventata.

«Perché pensi questo?»

«Vi ho sentito discutere stamattina. Al nonno non piacciono gli animali?» domandò la bambina, quasi delusa da una futura risposta.

«Al nonno piacciono moltissimo gli animali. Soprattutto i cani. Solo che dovrà farci l'abitudine. Tu lo sai che avere un cane comporta sacrifici, vero?»

Allison annuì.

«Vedrai papà, non ti deluderò.»

«Lo so. Mi fido di te.»

Dallo specchietto retrovisore vide la bambina sorridere al vuoto. Era elettrizzata all'idea di un cucciolo in casa, e lo era ancora di più dopo aver sentito che suo padre aveva fiducia in lei.

«Penso che prenderò una femmina.»

«Hai già pensato come la vuoi chiamare?» domandò Stiles.

«Prada» disse decisa.

Stiles per poco non frenò. Il semaforo davanti a loro era diventato rosso, così si fermò all'incrocio prima della scuola.

«Prada?» disse, cercando di sembrare il più normale possibile.

«Sì. Ti piace?» domandò Allison.

«Qualche giorno fa sono andata in camera e ho visto l'armadio della mamma. So che dovrei chiederti il permesso, ma l'ho aperto lo stesso. Non sapevo che la mamma avesse così tanti vestiti. Ad un certo punto ho trovato un guinzaglio. C'era inciso il nome "Prada". Mi è sembrato un bellissimo nome.»

Ciò che meravigliata di più Stiles, era la semplicità con cui Allison stesse dicendo tutta la verità. Sentiva un tono di tristezza e di nostalgia da parte della bambina, ma lo stesso tempo non si sentiva in colpa.

«Non ti piace come nome?»

«Certo che mi piace, ma non ti devi scusare. Sono contento che tu abbia guardato i vestiti della mamma.» disse, per poi mollare il volante, che stava stringendo con troppa forza.

Il clacson di una macchina suonò nella sua mente. L'automobilista della macchina posteriore cercava di fargli capire in qualsiasi modo che era scattato il verde. Stiles si strofinò gli occhi e partì, diretto a scuola. Quando, però, si trovò davanti all'edificio, non si fermò, anzi: fece inversione.

«Papà? Che stai facendo?» domandò Allison.

«Andiamo a comprare Prada.» rispose Stiles.

«Ma la scuola?»

«Sei la bambina più intelligente della tua età. La scuola può aspettare. Solo... non dirlo al nonno, intesi?»

Stiles le fece l'occhiolino nello specchietto retrovisore.

«Intesi.» rispose lei, con quell'aria da furbetta.

Things left undone || StydiaWhere stories live. Discover now