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Dopo quasi sette giorni ancora non mi sono ripresa, anzi peggioro sempre di più.

Non mangio quasi nulla, e non sto affatto esagerando... Un unico piatto di pasta mi basta e avanza sia per pranzo che per cena.

Io, mamma e Alex non abitiamo più - almeno per il momento - nella nostra dimora: abbiamo preso in affitto una villa in campagna non molto distante dal centro città, quanto basta per cercare di continuare a condurre la vita di sempre, ma ovviamente con scarsi risultati.

Quel giorno, quando ero inginocchiata vicino al cadavere di mio padre, non mi ero resa conto di quanto fossi a pezzi, ma ora sì, eccome.

Non mi sento solo vuota, non sento solamente che una parte di me se ne sia andata; è molto altro ciò che provo.

È indescrivibile.

Un'intera squadra di investigatori sta collaborando con la polizia per ricostruire l'accaduto, ma non sembra che le indagini stiano facendo grandi progressi.

È tutto fermo, non ci sono prove né tracce da seguire.

Intanto tantissime persone sono state interrogate e hanno dato la loro preziosa testimonianza, compresi i miei migliori amici, i parenti e perfino i professori.

Chiunque.

Già, letteralmente chiunque.

La notizia, ovviamente, è sulle prime pagine di tutti i giornali e in città ormai sono giorni che non si parla d'altro.

Almeno così mi è stato riferito, poiché non esco a fare un giro, a stare un po' all'aria aperta da quella volta in cui sono andata al centro commerciale con Jacopo.

Non sono andata mai a scuola e non vi tornerò presto, questo è poco ma sicuro.

Non ho sentito proprio nessuno, nemmeno Martina, Jacopo e Andrea: non ricordo di aver parlato con qualcuno che non fosse mia madre, Alex o qualche agente di polizia.

Ho comunicato agli investigatori ogni minimo dettaglio che conoscessi, ogni singolo particolare che avesse potuto in qualche contorto modo aiutare le indagini.

Anche la questione dei messaggi dal mittente misterioso che ho ricevuto fino al giorno dell'omicidio ovviamente è saltata fuori.

Essi hanno a che fare con l'assassino, questa è l'opinione degli investigatori, e quando me l'hanno rivelato volevo sprofondare.

Se solo l'avessi fatto prima...

Forse non sarebbe accaduto questo enorme disastro.

O forse sarebbe successo comunque.

In tal caso, ormai è fatta.

Posso solamente piangere e imprecare contro me stessa per aver agito in maniera così infantile.

Non si scoprirà presto il colpevole dell'omicidio, è l'unica certezza che abbiamo perché solitamente la procedura necessita un sacco, ma davvero un sacco di tempo.

Anni e anni.

Eppure non può fermarsi la nostra vita, non è possibile: prima o poi dovremo tornare alla routine quotidiana.

Una delle cose più frustranti è che gli agenti non possono comunicarci ogni informazione e dettaglio che sono riusciti a scoprire, ci lasciano quasi all'oscuro di tutto ed è bruttissimo dato che in realtà dovremmo essere i primi a saperlo.

Purtroppo però funziona così, anche per la nostra stessa incolumità e sicurezza non dobbiamo esporci troppo.

Nel frattempo non ci resta che aspettare.

L'attesa non è semplicemente stressante, sembra addirittura infinita, il che mi manda fuori di testa.

La tensione che c'è ogni giorno nell'aria è palpabile, sia da parte mia che da parte di mia madre e di mio fratello.

Io e mamma tentiamo di aiutarci a vicenda e di farci forza l'un l'altra ma non è semplice.

Spesso è nervosa oppure insiste per essere lasciata in pace dicendo che vuole stare per i fatti suoi.

Una notte l'ho anche sentita piangere; per provare nascondere il rumore dei suoi singhiozzi probabilmente aveva poggiato la testa sul suo cuscino, ma, mentre attraversavo il corridoio, dei piccoli lamenti sono giunti alle mie orecchie, e, poiché provenivano dalla sua stanza, ho fatto due più due e sono arrivata con facilità alla fin troppo ovvia conclusione.

Non è stato molto utile il suo tentativo... anzi, non lo è stato proprio per niente.

Sono sicura che voglia mostrarsi forte per me e Alex, ma la verità è che sta male quanto noi.

Sicuramente sta anche peggio: non so perché, eppure sembra che non voglia dirci tutto ciò che le passa per la testa, che abbia il timore di farsi vedere agli occhi miei e di mio fratello quello per che è davvero, in questo momento, in queste brutte circostanze.

Insomma, è come se non voglia aprirsi completamente con noi.

Niente del genere era in mio programma per queste fantastiche vacanze natalizie.

Se penso che sono queste le mie vacanze, è meglio sorvolare e stendere un velo pietoso.

Mi sento abbandonata a me stessa, al mio triste destino: mi sento totalmente invisibile.

Ci fosse stato qualcuno che sia venuto a trovarmi, ad esempio...

Anche se non avrei fatto entrare nessuno dentro casa - farmi vedere così disperata è umiliante a parer mio - già l'intenzione mi avrebbe fatto di per sé piacere.

E invece no, neppure per sogno, perché si sa che finché tutto va bene e sei felice, automaticamente sarai anche circondato da amici.

Ma questi si potranno considerare tali nel momento del vero bisogno?

Nel mio caso, non esattamente.

Un paio di messaggi dai miei migliori amici che ho prontamente ignorato.

A dire la verità ho anche lanciato il nuovo telefono contro il muro e ora è in assistenza.

È stato un gesto impulsivo, ero arrabbiata, troppo arrabbiata, e dovevo sfogarmi in qualche modo.

Quello vecchio, invece, devo ammettere che non so dove sia finito: serviva alla polizia, così mi hanno detto, e perciò gliel'ho dato senza farmi problemi.

Oggi stranamente non avevo mal di testa, quindi ho provato a studiare un po' per rimettermi al passo con i compagni, ma invano.

Non riesco proprio a concentrarmi, i miei pensieri ricadono tutte le volte sempre su mio padre.

Credo sia normale, sì, ma è terribile.

Non posso fare nulla che richieda concentrazione, perché non ne ho,  allora mi sono arresa: di studiare non se ne parla neppure.

Prima o poi prenderò delle ripetizioni private, non so quando e non mi interessa.

Lo studio ormai non è più una mia priorità.

Devo tornare di nuovo a sentirmi in pace con me stessa, devo ritrovare un equilibrio e superare il terribile lutto...

Dopo che avrò fatto tutto questo, davvero potrò essere fiera di me, della tenacia che possiedo.

So che ce la farò, non crollerò proprio adesso: sono pronta a lottare, e non a rinunciare.

Quello non lo farò mai.

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