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Sono esausta ma fortunatamente tra poco andrò a dormire.

Le ultime ore sono state infernali; non sto né mentendo né esagerando.

Infine, tra tutti i vari contrattempi, siamo arrivati alla nostra nuova casa (ancora completamente vuota) dopo le dieci passate.

Pensavo che sarei stata sollevata una volta saltato fuori il colpevole dell'omicidio, e invece no: niente affatto.

Non avrei mai e poi mai immaginato che ci fosse un complotto del genere dietro alla morte di mio padre.

I detective sono stati costretti a rispiegarmi ogni dettaglio daccapo; forse davvero non riuscivo a fare due più due oppure stavo semplicemente fingendo di non comprendere i loro contorti discorsi, perché non volevo capire e accettare la verità...

È proprio vero che la verità fa male, cavolo se fa male.

Ero sicura tuttavia che le menzogne fossero peggiori, ma mi sbagliavo decisamente.

Adesso sto ascoltando la musica mentre ragiono su ogni cosa che ho infilato nello zaino o no.

Domani andrò a scuola: sarà il mio primo giorno, e davvero non me ne capacito.

Avrei voluto avere la testa leggermente più vuota, con al suo intento meno pensieri e soprattutto meno confusi, eppure devo adattarmi.

Ci si abitua a qualsiasi cosa, prima o poi...

Anche al dolore, purtroppo o per fortuna.

Finalmente ho finito di sistemare, quindi chiudo lo zainetto, lo poso su una sedia e mi infilo sotto le coperte.

Le palpebre si fanno pesanti e attendo solo che Morfeo venga a farmi visita...

<<Perché?>> È l'unica parola che sono riuscita a pronunciare.

Mi si è mozzato il fiato al termine del discorso dell'agente dinnanzi a me, letteralmente.

Non mi capacito che sia tutto vero...

Seriamente: sono ancora sconvolta.

Ho dovuto per forza ascoltarlo, nonostante avessi voluto tapparmi le orecchie e uscire dalla stanza facendo finta di nulla.

L'uomo, appena ha terminato, si è alzato dalla sedia ed è uscito dalla stanza, non prima di aver annunciato: <<Molto preso verrà arrestato.>>

Riapro di colpo gli occhi.

Stavo quasi per dormire, invece ora sono costretta a cercare una pasticca da ingerire per riuscire a prendere sonno...

Ho sempre evitato, ma in questo caso sono proprio obbligata e non saprei come farne a meno, visto che domani sarà una lunga giornata: perciò dovrò essere riposata, almeno po'.

Alla fine mi addormento, e non posso che essere contenta del fatto che non abbia trascorso l'intera nottata a rigirarmi nel letto...

È mattina.

La sveglia, impostata per le sette meno un quarto, inizia a squillare incessantemente.

Vorrei posticiparla, ma farei solo peggio, quindi controvoglia la spengo e la riposo sul comodino.

Facendomi forza mi alzo dal comodo e morbido materasso, dopo vari tentativi riesco a infilare entrambi i piedi nelle pantofole e mi dirigo in sala da pranzo.

La dispensa sarà quasi sicuramente vuota; infatti appena apro una delle sue due ante ne ho la conferma.

C'è più desolazione qui dentro che in tutto il resto del mondo: non c'è un singolo cibo commestibile, a parte un pacco di pasta...

Non voglio morire di fame ma tantomeno cucinarmi un piatto di spaghetti al sugo a colazione.

Decido quindi di vestirmi in anticipo e di prendere un cornetto e magari anche un cappuccino - se avrò abbastanza tempo - direttamente in un bar.

Alex oggi resta a casa, perciò non mi aspetto neppure che si svegli prima di mezzogiorno.

Mi incammino verso il centro città per cercare un bar, che trovo a meno di cinquecento metri dalla mia nuova abitazione.

Sono sempre più intimorita dall'eventualità che mio fratello possa perdere l'anno, sinceramente; e in realtà ormai più che una eventualità è quasi una certezza.

Vorrei fare qualcosa per aiutarlo, ma purtroppo non posso entrare nella sua mente e non voglio neanche provarci.

Sa cosa sta facendo, ne sono sicura: non è uno stupido o uno sprovveduto, anche se certe volte si comporta da tale.

È consapevole di star rischiando grosso, se non gliene importa a lui allora perché dovrebbe farlo a me?

Anche la mia situazione scolastica è catastrofica, perciò devo incominciare a pensare a me stessa e nessun altro, ne ho davvero bisogno.

Accendo il cellulare e mentre do uno sguardo alle ultime foto che sono state pubblicate consumo la mia colazione.

Mi sono rimasti tantissimi seguaci sui social network, eppure nemmeno un amico reale.

Divertente, no?

Confondiamo troppo spesso virtuale da reale, secondo me...

Comunque, fatto sta che mi sento sola, tremendamente sola, ma questo l'avrò già detto tante, anche troppe volte.

Giro con il cucchiaino il mio cappuccino fumante e ne bevo un sorso.

Un po' di caffè questa mattina mi ci voleva proprio!

Il risveglio è stato letteralmente traumatico, spero solo che la giornata procederà nel giusto verso.

Amo le sfide e sotto alcuni punti di vista anche questa lo è, e quindi l'affronto leggermente più volentieri.

Non saprei dire se sono spaventata oppure no dall'idea di tornare a scuola, però sento un qualcosa dentro di me che mi rende agitata e curiosa, probabilmente perché non ho idea di quello che mi aspetta.

L'istituto, almeno visto dall'esterno, sembra più piccolo di quello che frequentavo, ed è un bene perché ciò significa che mi ambienterò con maggiore facilità.

Spero di farmi degli amici sin da subito: anche se sarà molto difficile, sarebbe fantastico.

Sono stufa di passare pomeriggi e giornate intere in compagnia del mio cellulare e della mia solitudine.

Non ne posso più, davvero: voglio che qualcosa cambi, desidero che almeno sotto certi aspetti la mia vita torni quella di una volta.

La prima campanella suona e sono costretta a lasciare da parte ogni pensiero.

Ho cinque minuti per trovare l'ufficio del preside.

È nuovo tutto questo per me: penso che sarò in soggezione di fronte a una persona così importante ma al contempo spero di riuscire a rimanere lucida e di risultare cordiale ed educativa, per dare fin da subito una buona impressione di me.

Busso alla porta dinanzi a me attendendo una risposta, e appena la ricevo mi accoglie una signora di mezza età che mi stringe la mano calorosamente.

Direi che è andata piuttosto bene, rifletto una volta diretta alla mia classe.

La signora Verdi si è dimostrata, incredibile ma vero, gentile e anche molto accogliente.

Mi ha assicurato che mi troverò bene qui da loro, e quasi quasi potrei addirittura darle ragione.

Now... I still believe. Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang