Lettera III

411 13 0
                                    

Avete capito che l'essere umano è una meravi- glia. In passato ha avuto (e usato e buttato) centinaia e centinaia di religioni; oggi ha centinaia e centinaia di religioni e ne lancia non meno di tre nuove ogni anno. Potrei aumentare il numero e restare nei fatti.

Una delle sue religioni principali è chiamata cristiana. Un profilo di essa vi affascinerà.

 È spiegata in dettaglio in un libro contenente due milioni di parole, chiamato Vecchio e Nuovo Testamento. Esso ha anche un altro nome: Il Verbo di Dio, perchè il cristiano crede che ogni parola di esso fu dettata da Dio; quello di cui vi dicevo.

È piena di interesse. Contiene nobile poesia; e alcune favole geniali; e un pò di storia inzuppata di sangue; e qualche buona morale; e un'abbondanza di oscenità; e più di un migliaio di bugie.

Questa Bibbia è costruita principalmente con frammenti di Bibbie più vecchie che erano state in auge e erano cadute in rovina. Di conseguenza difetta notevolmente di originalità,  necessariamente. I suoi tre o quattro eventi più grandiosi e spettacolari erano tutti accaduti in Bibbie antecedenti; tutti i suoi migliori precetti e regole di condotta venivano ugualmente da quelle Bibbie. Ci sono solo due cose nuove dentro di essa: l'inferno, e quel singolare paradiso di cui vi dicevo.
 
Che cosa facciamo? Se dovessimo credere, insieme a questa gente, che il loro Dio abbia inventato queste crudeltà, lo diffameremmo; se dovessimo credere che le abbia inventate questa gente, diffameremmo loro. È in ogni caso uno spiacevole dilemma, perché nessuna di queste parti ci ha fatto niente di male. Per amor di tranquillità, prendiamo partito.

Schieriamoci con la gente e mettiamo l'intero sgradevole fardello su di lui: paradiso, inferno, Bibbia e il resto. Non sembra legittimo, non sembra giusto; e pure quando si pensi a quel paradiso, e come opprimentemente colmo esso sia di tutto quanto sia ripugnante all'essere umano, come possiamo pensare che l'abbia inventato un essere umano!

E quando poi arriverò a dirvi dell'inferno, la prova sarà ancora più grande, e probabilmente direte: no, Un uomo non fornirebbe quel posto,  né per sé né per nessun altro; sinceramente non potrebbe.

Quella Bibbia innocente racconta della Creazione. Di che cosa, dell'universo? Si, dell'universo. In sei giorni! Fu Dio a crearlo. Non lo chiamò universo; questo nome è moderno. Tutta la sua attenzione fu rivolta a questo mondo. Lo creò in cinque giorni; e poi? Gli ci volle un sol giorno per fare venti milioni di soli e ottanta milioni di pianeti! A che cosa servivano, secondo la sua idea? A fornire la luce per questo piccolo mondo-giocattolo.

Era questo l'unico scopo; non ne aveva altri. Uno dei venti milioni di soli (il più piccolo) doveva servire a illuminarlo durante il giorno, il resto doveva aiutare una delle innumerevoli lune dell'universo a attenuare il buio delle sue notti.

È abbastanza evidente che egli si aspettasse di vedere i suoi cieli appena creati rutilanti di stelle fin dal momento in cui il sole del primo giorno fosse affondato all'orizzonte; mentre invece, in realtà, non una stella brillò in quella picea volta se non tre anni e mezzo dopo la chiusura dei cantieri di quella memorabile settimana.

Poi una stella comparve, sola soletta, e incominciò a brillare. Tre anni dopo ne apparve un'altra. Le due brillarono insieme per più di quattro anni prima che una terza si unisse a esse.

Dopo i primi cento anni meno di venticinque stelle punteggiavano le lande sconfinate di quei cieli deprimenti. Al trascorrere di mille anni non si vedevano ancora abbastanza stelle per montare uno spettacolo. Dopo un milione di anni solo la metà dell'attuale schieramento aveva inviato la sua luce oltre le frontiere telescopiche, e ce ne volle un altro milione perché il resto facesse altrettanto, come dice il detto popolare. E non essendoci allora il telescopio, il loro avvento andò inosservato.

Lettere dalla Terra-Mark TwainNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ