Alexa

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Quando rientrai a casa, dopo una giornata passata negli uffici della società di mio padre, restai più del dovuto sotto la doccia. Avevo bisogno di sciogliere tutto quel freddo che sentivo nelle ossa. Erano passati alcuni giorni dal giorno in cui avevo lasciato Ryan ma sembrava che fossero passate solo poche ore.

Quando bussarono alla porta erano passate le dieci della sera. Non aspettavo visite. Mi avvolsi un accappatoio addosso e andai ad aprire la porta e, la persona che mi ritrovai davanti era anche l'ultima che mi sarei aspettata di vedere almeno dopo quello che mi aveva detto.

«Ryan, cosa fai qui?» domandai decisa stringendo il nodo dell'accappatoio. Sperai che la voce non si fosse incrinata per la sorpresa è che lui non avesse notato quanto fossi in realtà insicura. La domanda doveva averlo stupito perché i suoi occhi si spalancarono all'improvviso - quasi per me doveva essere ovvia la sua presenza.

«Avevo bisogno di vederti per chiarire le cose tra noi» rispose dopo alcuni secondi di silenzio.

«Non c'è nessun noi, Ryan» dissi.

«Non dire così, Alexa» iniziò severo avanzando verso me, superando l'uscio di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Non lo avevo invitato ad entrare eppure lui si era permesso di farlo ugualmente di sua iniziativa. «In questi giorni ho avuto modo di pensare e ci sono alcune cose che devo dirti» aggiunse avanzando sempre più verso me.

«Non voglio saperle» dissi indietreggiando.

«Devi darmi la possibilità di dirti quali sono i miei sentimenti per te» disse procedendo in avanti con passi lenti e calcolati.

«Tu non hai sentimenti, Ice Man» dissi coraggiosa caricando il tono della voce sul suo nomignolo. Ma nel momento in cui lo guardai dritto negli occhi mi accorsi che i suoi erano furiosi e io ero con le spalle al muro. Le sue lunghe braccia erano all'altezza delle mie spalle e mi stavano impedendo di fuggire.

«Sarà perché sei tu, Alexa. Ma con te, solo con te credo di averne» ammise con dolcezza. Il mio cuore perse un battito a quella dichiarazione ma non mi lasciai incantare dalle sue belle parole.

«Hai avuto la tua occasione una volta per dirmi cosa provavi per me e l'hai sprecata, Ice Man» dissi senza pietà.

«Smettila!» tuonò. «Smettila, maledizione di chiamarmi così!» aggiunse rigido prima di prendere il mio viso tra le sue mani in una morsa possessiva e posare avido la sua bocca sulla mia. Il bacio iniziò prepotente per poi passare a intenso e infine dolce. Quando lo interruppe ero frastornata e desiderosa di sentire ancora le sue labbra sulle mie. «Ti amo, Alexa!» ammise. Se non fosse stato per il suo sguardo serio mi sarei quasi messa a ridere. Vedere Ryan che si era accorto dei sentimenti che provava nei miei confronti mi riempì il cuore di gioia e amore. «Ti amo così tanto che io e il mio cuore ti vogliamo per sempre nella mia vita.»

«Mi hai appena fatto una proposta di matrimonio?» domandai corrucciando la fronte guardandolo negli occhi e cercando di reprimere un sorriso.

«No, tesoro. Non prima che abbia sentito da te quelle parole» disse sorridendo per poi chinarsi e strofinare la punta del suo naso nell'incavo del mio collo.

Al contatto rabbrividii. Ryan conosceva tutti i punti sensibili - a lui - del mio corpo e, prima che con le mani iniziasse a vagare sul mio corpo gliele bloccai. Nuda ed esposta mi avrebbe fatto perdere la poca stabilità e il buon senso che in quel momento ancora avevo. E avevo bisogno che sapesse che le parole che gli avrei detto erano vere. E l'amore che provavo per lui: reale.

L'uomo che era davanti a me aveva bisogno di certezze e gliele avrei date. Sarei stata la prima e l'unica donna che gli avrebbe sussurrato quelle parole e volevo che il momento in cui il suo cervello le avrebbe elaborate e accettate fosse stato perfetto.

«Guardami» ordinai decisa. Lui sollevò la testa e quando i suoi occhi intercettarono i miei il mio basso ventre percepì una leggera fitta. Ryan mi faceva sempre quell'effetto. Riusciva a scuotere le mie membra. Accennai un sorriso lieve e presi il suo volto tra le mani, la barba pungeva leggermente sotto i miei palmi e i suoi occhi ancora un po' spaventati mi guardavano come se fossi la sua sola ancora di salvezza. La sua unica speranza per credere che l'amore esistesse anche per lui. Mi presi il mio tempo, lasciai che i suoi occhi trovassero la profondità della mia anima e solo quando fui abbastanza sicura che erano riusciti a trovarla dissi: «Ti amo anch'io, Ryan.»

Sarà perchè sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora