9

6.7K 398 102
                                    

Pov. Joshua

Avevo affittato una villetta, per non rischiare di venire investito dai fotografi o giornalisti.
L'avevo invitata con il suo ragazzo. Si era presentato, Mitch.
Il loro modo di tenersi la mano.
Il suo sguardo sbigottito ad ogni movimento ed il luccichio dolce ed armonioso in quelle iridi furiose. Era bella. Il suo corpo celato in quel vestito rosa cipria con un notevole spacco, la rendeva desiderabile come sempre. Il suo profumo mi uccideva i sensi. Ero sempre stato assuefatto da Carlotta, ed era un dato di fatto evidente, che ora non avrei evidenziato. Tutto aveva tempo. Le provocazioni che creavo erano per le sue reazioni. Nascondeva un mondo in quegli occhi mentre le labbra rivelavano ben altro. Lei sapeva che io la leggevo. Credeva di essere cambiata in quattro anni, ma un cuore che ti è appartenuto ti riconosce, e sa chi sei, perché lo sei.

La cena era trascorsa tranquilla almeno per Mitch e Juliet. Ogni tanto Carlotta prendeva del vino e le sue guance si tingevano sempre di più quasi ad assomigliare a quel bordeaux vivo, che le scendeva per la gola riverberandosi all'esterno. Sapevo che cambiava spesso posizione delle gambe. Lo vedevo dalla tovaglia color crema che si alzava appena ogni qual volta facesse dei movimenti. Non stava comoda in quel ruolo.

"Questo spezzatino era eccellente" proclamò Juliet, pulendosi le labbra delicatamente con il tovagliolo di stoffa, mentre Carlotta abbassò lo sguardo.

"Una ricetta della mamma di Carlotta" affermai fiero e cristallino, vedendola portare lo sguardo su di me accigliata.

Finimmo quasi un religioso silenzio, finché Mitch non si accostò verso l'orecchio di Carlotta. Seguivo attento i loro movimenti. Quasi ossessionato. Cazzo! sembravo uno psicopatico.

La vidi mettere il broncio e guardare con occhi speranzosi Mitch che le rivolse un sorriso dolce, alzandosi dalla sedia.

"Joshua è stato un piacere. Scusa ma ho il turno al pub. Comunque so che dovete rivedere delle cose prima di partire. Quindi...ciao" si avvicinò, tendendo la mano verso di me, che accettai, stringendogliela.

Guardai Carlotta con sguardo perso, accompagnarlo alla porta bianca quasi arresa all'arrendevolezza che Mitch l'avrebbe lasciata qui.

Un motto di soddisfazione vigeva su di me, come un'aureola visibile solo ai nostri occhi e celati a quelli di altri.

"Joshua vado anche io. Grazie dell'ospitalità. Duncan odia quando partecipo alle prove, dice che gli metto soggezione e non riesce a suonare come dovrebbe la batteria" ammise in un risolino dolce, vedendo i suoi occhi illuminarsi alla menzione del suo ragazzo. Era il batterista che ogni tanto mi accompagnava nei tour e sapevo che stasera aveva le prove, così invitai Juliet qui a cena. Era stato divertente far credere a Carlotta che fosse una delle tante ragazze da copertina, ed invece non era così. Poiché guardai dalla soglia arcata in mattoni, il volto di Carlotta perplesso per poi percepire appieno il significato e sentirsi quasi sollevata. Lo capivo dalle sue spalle rigide ed alte, lasciarsi andare completamente e ritornare normale con la postura. Come se si fosse scrollata un peso più grande di lei.

Non lo avrebbe ammesso, non lo avrei ammesso. Ciò che contenevamo ancora, conservato per noi. Un piccolo segreto fatto di bugie e disastri. Lei era il mio disastro perfetto. Quello in cui sarei ricaduto.

Vidi Juliet raccattare il cappotto beige che giaceva docile sulla testata del divano in tessuto, ed infilarselo.
"Figurati Juliet. Quando vuoi" l'accompagnai alla porta, vedendola salutare Carlotta che in tutta risposta le sorrise sentendosi in imbarazzo e probabilmente stupida per la gelosia provata che anche se non voleva darla a vedere era evidente.

Guardai Juliet camminare sul vialetto costeggiato dai fiori, e le aprii il cancello in ferro battuto, pigiando il bottone affisso sul citofono, con il simbolo di una chiave. Mentre richiusi la porta bianca con un tonfo debole.

Un Disastro DivertenteWhere stories live. Discover now