Capitolo 4 - In spiaggia con te

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In spiaggia con te

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Il sole era rovente, così come lo era la mia pelle. Eravamo solo all'inizio del mese, e già l'estate si era fatto sentire parecchio. Il termometro attaccato alla parete diceva tutto. Per tutta la mattina non avevo visto né Aleksandr né Michael, e forse sarebbero rientrati verso sera. Almeno loro avevano un modo per divertirsi nonostante il caldo, mentre io ero costretta a badare a mia madre, cercando di non farla fumare o bere.

Avevamo solo un misero ventilatore, niente più. Dovevamo accontentarci solo di quel poco di fresco, tra l'altro vivevo in una catapecchia. Mia madre non sopportava l'idea di non bere il suo amato whisky, e il medico glielo aveva ripetuto un sacco di volte. Era obbligata a prendersi delle strane caramelle, di cui non sapevo minimamente l'esistenza. L'importante era vedere l'embrione sano e senza alcun tipo di difetti.

«Non sopporterò questo caldo ancora per molto.» disse la mamma, toccandosi il grembo.

«Ti decidi a smetterla di lamentarti?» reagii.

«Theresa, sono perfino incinta. Vuoi capirlo, oppure no?»

«Lo so, ma non puoi sempre avere quello che vuoi. Anzi, prenditi il ventilatore e mettitelo in faccia, tanto a me non serve!» gettai a terra lo straccio bagnato e salii le scale, andando in camera mia. Non ne potevo più. Avere una madre così era davvero stressante, e solo in quel momento me ne resi conto.

Un bussare alla porta attira la mia attenzione, mentre sto sdraiata a fissare il soffitto con le mani infilate tra i capelli. Dovevo essere la meno accaldata di tutti, ma lo ero proprio come mia madre. Essere bianca di carnagione aveva i suoi difetti, per giunta l'avere le lentiggini e un tirabacio sotto l'occhio sinistro. Ad Aleksandr piaceva molto.

«Chi è?» domandai, alzando la voce con aria scocciata.

«Sono io, Tessa.» Sentii la voce di Aleksandr da dietro la porta, roca come al solito.

Aprii lentamente la porta e lui entrò, chiudendola con un colpo di tallone. Rimase attaccato alla maniglia guardandomi sdraiata con le ginocchia rivolte verso il soffitto, per non parlare della maglietta legata, che mi scopriva quella poca pancia che avevo.

«Piantala di guardarmi!» gridai alzandomi di colpo, per poi girarmi verso la finestra spalancata, dandogli maleducatamente le spalle. «Uffa, mi metti sempre in imbarazzo!»

«Non ti piace essere guardata?»

«No! E poi, cos'avrei di così bello?»

Lui strizzò un occhio. «Le curve.»

Chain [✔] || [#wattys2017 Winner]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora