Capitolo 6

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<<Tenetelo calmo e sedato.>>
Il dottore mise una fiala di laudano nella mano di Tommo, poi tossì e barcollò verso la porta, lasciando dietro di sé una scia di gin e di sudore.
Il capitano mise in tasca il laudano. Il medico aveva dato un'occhiata superficiale a Harry, limitandosi a controllarle il polso con la mano sporca. Grazie al cielo il paziente era a malapena cosciente, o ne sarebbe rimasto inorridito.

Tenerlo sedato! Tommo non aveva intenzione di ascoltare quel ciarlatano. In Spagna uno dei suoi uomini aveva perso conoscenza e poi, quando si era riavuto, il dottore aveva raccomandato di non lasciarlo dormire, altrimenti avrebbe potuto non svegliarsi più.
<<Tenetelo cosciente, e sopravvivrà>> gli aveva ordinato.
Così era stato, e così sarebbe stato per Harry. Lui avrebbe fatto in modo che fosse così.

Tornò al suo capezzale. <<Svegliatevi, Harry!>>
Le sue palpebre tremolarono. <<N... no.>>
Lui gli si sedette vicino, sollevandolo a sedere e parlandogli nel tono gentile che aveva usato spesso con sua sorella.
<<Svegliati, amore. Non dormire più. Su, dai, sveglia, piccolo.>>
Gli fece voltare il viso e aprì i suoi occhi con le dita leggere.
Dopo alcuni secondi, lui sembrò destarsi.
<<Che cosa fate nella mia camera da letto, capitano?>>
Lui gli scostò qualche riccio dalla fronte con dita gentili.
<<Non sono nella vostra camera da letto, siamo in una locanda.>>
<<Una locanda?>> Lui strinse gli occhi. <<Mi fa male la testa.>>
<<Sì>> mormorò lui. <<Avete fatto una brutta caduta.>>
Lui non tentò alcun movimento per allontanarsi. <<Non ricordo nulla.>>
<<Meglio così.>>
Iniziò ad accarezzare in modo più insistente i capelli del ricciolino. Hatry si appoggiò al suo petto, le curve morbide e calde contro il suo corpo.
<<Povero tesoro...>> mormorò lui.

Bussarono alla porta, e Tommo si alzò dopo aver deposto Harry sui cuscini. La locandiera entrò portando un vassoio di cibo, tè e vino. <<Un po' di ristoro per voi e per vostro marito, milord>> annunciò posando il vassoio sul tavolino.
Tommo sorrise. <<Grazie. Mi chiedevo se potreste restare con... potete fermarvi qualche minuto? Devo parlare con il mio domestico.>> Doveva dire a Stan che sir Styles si era ripreso, e doveva avvertirlo che lui aveva un nuovo nome, e un marito.

<<Ve ne andate?>> gridò quasi Harry, spaventato dall'eventualità.
Lui gli strinse la mano. <<Solo per un momento.>>

Nell'osteria, una stanza piena di fumo, rumori ed effluvi di birra, un uomo diede di gomito al suo compagno. <<Eccolo.>> Fece un cenno del capo verso il capitano Tomlinson, che attraversava la sala per andare a parlare con Stan.

Gli uomini nascosero i volti dietro le mani. <<A sua signoria non piacerà per niente. Se il ragazzo è ancora tutta d'un pezzo, questo damerino se lo porterà a letto>> commentò il primo bevendo un sorso di birra.
<<Be', è davvero un bel figliolo... Anch'io me lo porterei a letto>> sghignazzò l'altro.
<<Stupido!>> Il compagno lo colpì alla testa.
<<Grimshaw ti frusterebbe, se ti sentisse parlare così.>>

Il capitano attraversò di nuovo la stanza e gli uomini chinarono le teste. Il primo controllò sotto la giacca, dove aveva nascosto un cappello di paglia bianca tutto ammaccato, e sogghignò.

Il DiamanteDonde viven las historias. Descúbrelo ahora