TRISTEZZA pt.4

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Era solo.

Derek era andato avanti senza di lui.

Come stavano facendo anche i suoi amici a Beacon Hills.

Andavano avanti senza di lui e senza suo padre.

Tornò a guardare i graffiti davanti a lui senza sentire nemmeno un colpo al cuore a quel pensiero. La cosa non lo sorprendeva nemmeno.

Allungò una mano e seguì i contorni della figura, quasi accarezzandola; sentiva affinità con quel disegno, ma non se ne riusciva a spiegare il motivo.

Lo guardò un ultimo istante, poi si girò a sinistra e mosse qualche passo, lasciando scivolare la mano lungo il muro.

Camminava piano, continuando a guardare le pareti: ora sotto le sue mani c'era la figura di un canide che sembrava balzare sopra una figura umana inginocchiata, intorno a loro c'erano piccoli omini e quelle che potevano essere piume.

La luce cambiò e si rese conto di trovarsi davanti ad un cunicolo. Si guardò un po' intorno, ma non vide traccia di Derek. Un soffio di vento gli portò l'eco di passi che si allontanavano; proveniva dal tunnel.

Entrò senza porsi ulteriori domande.

Derek era solo andato avanti senza di lui.

Nella penombra, sulla parete gli sembrò di vedere disegnato un cervo e sotto di lui delle gocce.

Poi il buio divenne completo.

Continuò a proseguire, senza ai staccare la mano dal muro. Le sue dita incontrarono delle crepe levigate nella roccia. Che sembravano continuare per tutta la grotta; sentiva che erano ondulate e irregolari, forse opera dell'acqua che aveva scavato quel labirinto di cunicoli. Spostò la mano un po' più in alto sulla parete, circa all'altezza della spalla, dove percepì chiaramente delle incisioni fatte da un qualche strumento: le linee che sentiva andavano a formare un omino stilizzato. Proseguì senza staccare la mano dalla parete, trovandone altre sotto le dita, e si chiese cosa indicassero in un posto dove nessuno poteva vederle. La mano vagava come se seguisse un onda.

Spinse la mano sopra la sua testa, sentendo nuove incisioni: queste sembravano mani con le dita rivolte verso il basso.

Si fermò nuovamente e fece scivolare le sue verso il basso, incontrando un omino esattamente sotto la mano, e così fu per l'incisione successiva e quella dopo ancora. Sembrava una decorazione ritmica che proseguiva per tutta la parete.

Sentì di nuovo l'eco dei passi che si allontanavano, ma ora sembravano più vicini, così riprese a camminare.

Cominciò a vedere della luce e il buio si trasformò in penombra; si voltò verso la parete per vedere meglio le incisioni, ma trovò invece una strana figura, un essere umano con alle spalle di nuovo il disegno di un canide; il tronco era piuttosto largo e ad osservare bene si scorgevano disegnati, dentro di esso, molti e minuti omini. Gli occhi si spostarono a sinistra, trovando altre figure umane; queste esprimevano disperazione, tanto che alcune erano prostrate e altre alzavano le mani al cielo, poco dietro di loro c'erano delle v capovolte.


Di nuovo i passi.

Sembravano incredibilmente vicini stavolta.

Stiles riprese a camminare senza più prestare attenzione alle pareti, verso la luce.

Girò l'angolo e vide una sala vuota, inondata dalla luce della luna; avanzò fino a trovarsi al centro di quello spazio e si guardò intorno, smarrito: non c'era nessuno e l'unica apertura era quella da cui era entrato lui, se escludeva quella sul soffitto da cui pioveva la luce lunare. In ogni caso non c'era modo di raggiungerla per uscire.

LOVE IS, ABOVE ALL, THE GIFT OF ONESELF || Teen WolfWhere stories live. Discover now