RIPRENDERSI LA PROPRIA VITA pt.3

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  Quando entrarono in casa trovarono la ragazza che stava finendo di apparecchiare per tre; come li vide sorrise amichevolmente.

- che è successo? Ti sei fatto male? – chiese senza fermarsi.

- no, evitavamo che si sporcassero le vesciche. – rispose il moro per lui.

- oh, giusto! – esclamò alzandosi e correndo all'armadio.

Ci frugò dentro qualche secondo e tornò da loro stringendo un piccolo barattolo, che porse a Stiles.

- è la crema di cui ti accennavo prima, mettila mentre finisco di cucinare – subito dopo aver parlato si accovacciò accanto al fuoco, mescolando il contenuto di una pentola.

Sembrava una strega.

Stiles scosse la testa dandosi dello stupido per un pensiero del genere e aprì il boccetto: conteneva una crema di un verde così pallido che sembrava bianco. La annusò dubbioso; sapeva di cetriolo o qualcosa di simile.
Fece spallucce e si accovacciò a terra, cominciando a spalmare il contenuto sulle ferite con estrema concentrazione; anche se non era un dolore insopportabile, cercava di non toccare la pelle viva con le dita perché gli arrivava una stilettata di dolore che gli risaliva fino alle caviglie. Con sua sorpresa, dopo un lieve bruciore momentaneo quella crema lo faceva davvero stare meglio. Chissà con cosa era fatta o dove l'aveva trovata; ne avrebbe voluto una scorta in previsione delle future ferite che si sarebbe fatto a lacrosse. Magari funzionava pure sui lividi.

Fece per prenderne ancora un po' ma le sue dita ne incontrarono altre; alzò gli occhi e incontro quelli di Derek. Si era fatto male e non guariva?

- te la metto sulle spalle? – chiese incerto della sua stessa proposta; Stiles però annuì subito.

Voleva che si prendesse cura di lui ora che sapeva che ci teneva e aveva intenzione di accettare ogni sua proposta in merito. Ne aveva passate tante, qualche gentilezza poteva accettarla se gli veniva offerta, no?

Con estrema delicatezza il moro spostò la stoffa dalle sue spalle e gli spalmò la crema sulla pelle viva. Era sorprendente quanto potesse essere delicato quel giovane mannaro, non riusciva ad evitare di stupirsi ogni volta. Come quando vedeva da piccolo una gatta che portava via i cuccioli per la collottola: magari prima l'aveva graffiato, ma appena si avvicinava ai suoi cuccioli diventava subito tenerissima e attenta.

- Derek? Potresti andarmi a riempire la tanica accanto alla porta con l'acqua delle pozze? Quando hai finito ovviamente – disse lei senza voltarsi.

Il moro non disse nulla, ma appena finito con le sue spalle si alzò e fece come gli era stato chiesto. Appena la porta della casa si chiuse, la ragazza si fiondò da lui.

- allora? Come è andata? – chiese a una spanna dalla sua faccia.

- meglio di quanto credessi. Avevi ragione su tutto... è stato una liberazione riuscire a parlare con lui... mi ha sempre ascoltato, anche quando credevo che dormisse... grazie per avermi spinto a parlare con lui – disse con gli occhi pieni di gratitudine.

- io non ho fatto proprio nulla; se non fossi stato tu a voler parlare dall'inizio avrei potuto anche darti il siero della verità, ma non ti saresti aperto. Devi essere orgoglioso di te – rispose con un sorriso.

Fecero entrambi un sospiro soddisfatto interrompendo il contatto visivo.

- quindi non è stato così terribile come ti aspettavi? – continuò in tono scherzoso.

- no, ma ho passato tre quarti del tempo nel terrore di fare qualcosa che lo mettesse a disagio o di essere invadente... - rispose lui con una smorfia.

LOVE IS, ABOVE ALL, THE GIFT OF ONESELF || Teen WolfWhere stories live. Discover now