Adesso.

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Prendere il treno è stato difficile. Vederlo allontanarsi dopo avermi salutato ancora di più. Abbiamo passato insieme meno di 48 ore ma, le ore sono solo relative. Io e lui, l'assoluto.

Arrivo a Roma poco prima delle due di pomeriggio. Non ho neanche il tempo di andare a casa. Il lavoro chiama. Mentre faccio Via Del Corso penso che è solo martedì. Chissà quando riusciremo a vederci. Perché sì. Ho già voglia di rivederlo. Per questa settimana il mio giorno di riposo l'ho avuto. Lui lo aspetta una settimana piena di impegni. Una parte dell'Urban deve essere ristrutturata. I lavori inizieranno proprio in questi giorni. Questo weekend nessun incontro. Probabilmente il prossimo.

L'inizio di una storia è il periodo più bello ma anche il più difficile. La distanza non aiuta. Perché magari avresti voglia di fare quelle piccole pazzie che 500 km di distanza possono impedire. E se la voglia è infinitamente tanta diventa quasi un problema.

Si, lo so, è più forte di me. Le cose belle non riesco a godermele fino in fondo. Con leggerezza. Forse, solo perché, ciò che sento di leggero ha poco. È profondo. Peso. Ed ormai ha invaso ogni angolo di me. Anche quelli più spigolosi.

Lavorare di agosto è una tortura. C'è il caldo. C'è il mare che vorresti e non puoi. C'è l'aria affannosa. C'è la tua testa che è da un'altra parte. Tutto dovrebbe fermarsi ad agosto. Ferie. Vacanze. Per tutti. Staccare tutto. E lasciarsi andare. Sentire l'estate addosso. Dovrebbe essere così. Il mondo sarebbe un posto migliore.

Invece no. Le giornate sono interminabili. Le file al negozio sempre più lunghe. Il sole sempre più cocente. I messaggi stupidi di Claudio aiutano ad alleggerire l'atmosfera. È veramente un cretino. Mi fa bene. Tanto bene.

Persino le litigate assumano un sapore diverso con lui. Ad esempio, l'altra sera, mi ha fatto leggermente arrabbiare. Non si è fatto sentire per tutta la serata, dopo averglielo fatto notare, mi dice che era occupato. A rifiutare le avances di un suo vecchio pretendente. Ed era serio. Non scherzava mica. "Ci vuole delicatezza per respingere una persona." Ha usato queste parole. "Mi ci vuole un secondo per mandarti a quel paese." Gli rispondo cortesemente. Mettiamo giù così. Senza darci, nemmeno, la buonanotte. La prima volta in queste due settimane.

"Comunque buonanotte. Magari domi già, quindi, per sicurezza ci metto anche un buongiorno. Due piccioni con una fava."

È la prima cosa che ho letto, appena sveglio, la mattina dopo. Uno stupido messaggio ma, è bastato per strapparmi un sorriso. E sorridere è la cosa più importante nella vita. Quando trovi chi ti fa sorridere con poco, forse, hai trovato il tesoro più grande. Ed io sono sicuro di averlo trovato. Diversi mesi fa.

È venerdì. Credo che a breve dovrò iscrivermi ad uno di quei gruppi anonimi. "Sono Mario, ho 30 anni ed è da quasi tre giorni che non vedo Claudio Sona." Rido tra me e me. Diventa quasi impossibile non diventare un po' dipendenti delle cose che ci fanno stare bene. Delle persone che migliorano la nostra vita. Mi giustifico così.

Stasera, però, recupero un po' di vita sociale. Serata con gli amici di sempre. Cena tutti insieme e poi Mucca. Avrei preferito di gran lunga una serata divano, coccole e film ma non si può avere tutto nella vita. Non questa sera, perlomeno.

La serata trascorre tranquilla. Quando la compagnia è giusta, il resto conta poco. Prima di avviarci al Mucca chiamo Claudio. Ho bevuto qualche bicchiere in più che, oltre ad aver accentuato la mia euforia, ha accentuato anche la sua mancanza. Ed il mio desiderio soffocato in questi giorni.

"Ciao". Il mio tono è caldo. Malizioso.

"Hei". Quanto vorrei che fosse qui con me.

"Cosa sta facendo il bel Claudio Sona?" Giochiamo un po'.

E se poi succede.Where stories live. Discover now