33- Breathe

94 17 9
                                    

Respirare.

Un'azione che quotidianamente ed involontariamente ognuno di noi fa.

Un'azione che ci permette di sopravvivere.

Devo fare solo questo.

Respirare.

Devo semplicemente inspirare.

Sento ancora le luride mani del barista psicopatico ancorate al mio collo, ma so per certo che non ci sono.

Sento le lacrime infuocate scorrermi sul viso.

Sento un pezzo della mia dignità trucidarsi leggermente.

Inspiro.

L'ossigeno arriva dolcemente ai miei polmoni; entra dalla mia bocca accarezzandomi leggermente il palato e scende dentro di me, provocandomi un sollievo immediato.

Il petto si espande, assorbendo il materiale più importante che ci permette di vivere.

Espiro.

L'anidride carbonica esce prepotente da me. I miei polmoni chiedono ancora più ossigeno; scartano la sostanza che non gli serve e chiamano supplichevoli la loro fonte primaria di vita.

Appoggio le mani sul metallo gelido del bancone per sorreggermi; appena le mie mani tremanti lo sfiorano, vengo invasa da frizzanti brividi.

Gli occhi sono ancora chiusi. Non ho forza per aprirli; l'adrenalina ha prosciugato ogni mia forza, come il sole prosciuga la terra bagnata dall'acqua.

La verità, però, è che non ho il coraggio. Non ho il coraggio di sapere chi mi ha salvata; ho paura di scoprire chi si cela dietro le mie palpebre; ho il timore che non sia la persona che spero. Sono una vigliacca, lo so, e di questo ormai non me ne vergogno più; perché a volte avere timore di qualcosa, di far qualcosa, non significa essere persone fragili, significa solamente avere la speranza che succeda qualcosa di bello, ma avere la consapevolezza che essa potrebbe non accadere; e quindi, si ha il timore di rimanere delusi un'altra volta, perché quando si aspetta qualcosa, quando si spera che accada qualcosa, è la volta buona che essa non accada.

Io spero di aprire gli occhi e trovarmi davanti il poderoso corpo di Luke, accarezzato solamente qualche ora fa; spero di vedere le sue lunghe gambe atletiche; spero di vedere il suo petto scolpito, come fosse marmo, alzarsi ed abbassarsi, mostrandomi i suoi pettorali divini; spero di vedere le braccia conserte, evidenziando i solidi bicipiti; spero di vedere il suo viso, il suo sorriso, la sua fossetta, le sue labbra carnose, i suoi occhi dai mille misteri; spero di vedere lui, che sta bene, con un'espressione mista tra il turbato ed il sollievo. E spero di sentire le sue labbra calde ed umide sulle mie; la sua lingua cercare la mia ed appena s'incontrano, incominciare la loro travolgente danza; il suo sapore di cocco nella mia bocca; le sue labbra staccarsi dalla mia ed iniziare a tracciare piccoli cerchietti umidi sulla mia mascella; scendere verso il collo, iniziare a succhiare fino a tracciarlo; scendere sempre più in profondità, passando per la clavicola, il seno, il capezzolo, l'addome, la mia intimità; percorrere il mio corpo infuocato con estrema delicatezza; sentire il mio corpo essere pervaso dall'adrenalina, ma non quella di terrore, quella della passione; quella che ti scorre nelle vene più profonde, facendoti sentire viva; sentire la sua lingua e le sue mani affusolate giocare con la mia intimità; sentire il cuore esplodermi nel petto, il sudore intingere di passione il mio corpo, il respiro mozzarsi.

Una mano calda si appoggia delicatamente sulla mia spalla; il fiato mi si mozza ed inizio a tremare impaurita.

Il primo pensiero va al barista bastardo; non sembra essere la stessa mano, ma potrebbe essersi svegliato.

Quegli Occhi Color Destino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora