Cap 2

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"Cloe ?!"

Il mio cervello oggi si diverte a farmi scherzi, possibile che il ricordo mi abbia condizionato al punto tale da farmi sentire la voce di Cri?

Abbasso le palpebre e tutto diventa buio e silenzioso, ma poi le immagini riaffiorano.

Me la ricordo bene Cristina anche se ci siamo perse di vista da tantissimo tempo.

Una ragazza solare, ottimista e positiva, aveva l'incredibile capacità di vedere il bello e il buono in tutti anche grazie ad una fede incrollabile ed inusuale per la sua età.

Qualche chiletto di troppo, occhi verdi che spiccavano sul viso tondo, carnagione chiara, e capelli rossi, così ricci da essere soprannominata "Cespuglio" dai bulletti della scuola.

Quando, ormai più di vent'anni fa, la mia famiglia si trasferì in un piccolo paesino di montagna lei fu la prima persona che incontrai.

Quando mi vide scendere dall'auto mi venne subito incontro con passo deciso, come se mi conoscesse da sempre, e si offrì di aiutarmi a scaricare i bagagli informandomi di essere la figlia dei nostri vicini di casa.

Mi incantai a guardare il suo sorriso aperto e sincero, felice di avere la possibilità di fare una nuova amicizia, visto l'esiguo numero di abitanti del paese e la mia innata timidezza.

Le vie erano strette e le finestre delle nostre camere da letto erano esattamente l'una di fronte all'altra, la sera avevamo l'abitudine di passare ore a parlare con i vetri spalancati anche in pieno inverno con la coperta sulle spalle, guanti e cappello per non sentire il freddo.

Eravamo praticamente inseparabili, la mattina al risveglio ci davamo il buongiorno poi prendevamo insieme l'autobus per andare e tornare da scuola, dopo il pasto ci ritrovavamo nella stradina sotto casa o nella piazzetta poco distante.

Ci scambiavamo cassette, libri, riviste e sogni.

In primavera, con l'arrivo delle belle giornate, ci incamminavamo a piedi verso il lago, percorrevamo il lungo sentiero con i teli mare e un libro nello zaino e raggiungevamo la nostra spiaggetta preferita anche se poi nessuna delle due osava tuffarsi nelle acque scure e gelide.

Talvolta ci chiudevamo in camera a leggere, ridere o parlare, a raccontarci le storie che ci inventavamo. Le mie di solito erano storie d'amore mentre le sue erano più a sfondo sociale. Sicuramente i racconti migliori erano quelli inventati in coppia. Io avevo la tendenza a giudicare i miei personaggi talvolta anche in modo spietato, come spesso fanno i ragazzi molto giovani per cui esistono solo bianco e nero senza sfumature intermedie.

Lei invece cercava sempre di andare più a fondo, di interpretare, comprendere, di trovare il modo di far emergere gli aspetti positivi o le motivazioni di un comportamento scorretto.

Cristina aveva un anno più di me e frequentava il primo anno di Liceo, avrebbe voluto diventare pediatra per dedicare la sua vita agli altri ed in particolare ai bambini ma era spaventata dalla prospettiva di lunghi anni di studio.

Io non avevo le idee così chiare, frequentavo l'ultimo anno delle scuole medie e mi piacevano le lingue.

Ero abituata a spostarmi da un luogo all' altro, a causa del lavoro di papà non ci eravamo mai fermati più di un anno nello stesso posto, e mi sarebbe piaciuto girare il mondo ma allo stesso tempo avrei voluto mettere radici, avere una casa, un rifugio sicuro dove poter tornare.

Durante quell'anno scolastico presi la mia prima "cotta".

Le parlavo per ore di lui, che ai tempi mi sembrava bello come il sole nonostante l'acne, i baffetti radi, la bassa statura e la voce stridula.

Con l'Africa ... nel cuore  ( Disponibile in versione cartacea)Where stories live. Discover now