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Quando arrivarono le prime luci dell'alba alternai un momento di pace interiore e uno di estrema paura.
Avevo ancora stretto tra le mani rigide e ghiacciate la scheggia di ceramica.
Come si poteva spiegare quello che era successo?
Volevo lasciare stare, ma ultimamente stavo lasciando prendere troppe questioni.
Questioni senza senso. Questioni che mi inquietavano e che forse erano solo nella mia mente.
Ma allora perché avevo un pezzetto di ceramica nelle mani tremanti che sembrava ridermi in faccia?
Tra non molto sarei dovuta scendere per conoscere alcuni dei figli di Smelda. Mi lavai con molta calma. Calma non mia.
L'acqua fredda non mi svegliava. Un incubo continuo.
E non potevo farci assolutamente nulla.
Mi vestii.
Un abito scuro. Il contrario di ciò che ero dentro. Bianca e indifesa.
Scesi le scale. Ciò mi ricordò gli avvenimenti della notte trascorsa. Non dovevo più pensarci.
Caro Sheakspeare, ti diverti tanto a scrivere belle frasi, ma non come fare a realizzarle seriamente.
Insegnami a scordare di pensare.

Percorrevo il tratto furtiva.
No. No. I miei passi diversamente dalla notte scorsa si sentivano, vero?
Entrando in cucina vidi qualcuno aggeggiare con un apparecchio metallico.
Riuscii a cogliere solo uno strano sguardo tra Smelda e una ragazza bionda prima che quest'ultima mi saltasse addosso e mi stringesse in un abbraccio.
"Ehm...ciao" dissi timidamente quando finalmente mi lasciò respirare. I suoi occhi neri come la notte esprimevano una serenità che mi colpì.
Neri come la notte...che coincidenze.
"Assya mi fa davvero piacere conoscerti! Io...sono...Brigitta!"
La, ora appurata figlia di Joe e Smelda, pareva essere una gallina starnazzante mentre muoveva la bocca facendomi cogliere solo i denti bianchissimi e nient'altro.
"...cura che diventeremo ottime amiche!"
"Ah ah, smettila di importunare la nostra ospite" disse un ragazzo sulla ventina rigorosamente biondo. Kevin si presentò e con lui anche la fidanzata, Liz.
Il contrasto tra i due era netto.
Lui biondo con gli occhi scuri di una profondità immensa e lei i capelli neri come la pece e due occhi verde foresta. Ad una prima impressione pareva essere solo un ragazza minuta e smunta, guardandola negli occhi capivi che avevi fatto un errore a farti questa idea.
Trasmettevano in un certo qual senso sicurezza.
Nel mezzo di vari tipi di risate: in primo piano di gallina, in secondo piano una forte e decisa di ragazzo, una appena accennata da Liz e una imbarazzatissima -la mia- la mattinata passò. Mi stavano simpatici. Soprattutto Liz.
Tutto questo sotto lo sguardo vigile di Smelda, dettaglio che non notai con particolare accondiscendenza.
Stare in mezzo a quelle persone per quanto piacevole fu estremamente stancante e come resoconto della giornata potei affermare che non ci fu nessun evento incredibile e che per la prima volta pensai in modo serio alla possibile eventualità che fosse tutto un parto della mia mente. Ma sì. Probabilmente la solitudine di quella casa e il trasferimento e lo stare da sola mi avevano fatto immaginare cose senza senso.
Per valutare ciò che in futuro mi sarebbe successo, e se sarebbe successo decisi che mi sarei appuntata tutto.
Mi promisi prima di andare a dormire che il giorno seguente sarei andata a comprare un quaderno per scrivere quello che di strano mi stava accadendo.
Fu proprio così. Scoprii che la piccola città aveva un centro storico e che le prime costruzioni
-tra cui quella in cui mi trovavo-
risalivano al 1700. A quanto mi aveva detto Smelda c'era una specie di cartolibreria. La sua faccia aveva fatto una smorfia di disprezzo involontaria al dire cartolibreria e quando se ne accorse si mise a ridere.
E io con lei.
Due false risate.
Risate che coprono qualcosa.
Mi avviai. Feci un sacco di strada in bici.
Più precisamente dopo aver percorso quasi una decina di kilometri ed essere entrata nel negozietto ero venuta a sapere dal caro vecchietto -dopo un momento di sua sorpresa- che la villa Guckett -quella in cui mi trovavo e di cui non sapevo il vero nome- era il quarto edificio costruito in quella città.
Mi era piaciuto parlare con lui.
Sapeva parlare di cose passate intrigando l'ascoltatore. Era quello che avrei voluto fare io scrivendo un libro o qualche storiella. Peccato che anche con tutte le idee che avevo non usciva nulla di buono. Non ancora perlomeno.
Tornai -sempre in bici- un po' frastornata a "casa".
Il sole era alto nel cielo ed iniziavo a sentire caldo.
Così tolsi la maglietta a maniche lunghe rimanendo in canottiera
Arrivai in poco tempo e all'entrata quasi a volersi nascondersi il nome della villa appariva in tutta la sua lugubre bellezza. Sul muro la mattonella una volta brillante con la scritta 'Guckett' risultava sbiadita, rovinata e, coperta da tutte quelle foglie...morta.
Bussai alla porta.
Giusto il tempo di sentire urlare Brigitta, probabilmente alla madre che tra qualche ora sarebbe uscita con me -a mia insaputa- per andare a mangiare qualcosa.
Appena aprii la porta fui travolta da una Brigitta che con i riccioli biondi e gli occhi più neri della notte mi ricordò tremendamente qualcun altro. Quanto mi mancava la mia migliore amica.
Mi propose di uscire ed andare a prendere un aperitivo, come se non avessi capito.
Sentii la profonda differenza tra me e lei solo in quell'attimo.
D'altronde tutti siamo diversi.
Ma capii che anche volendo non avrei mai potuto sostituire Sophie. Gli anni di differenza tra me e Brigitta si facevano sentire.
Non che io non facessi aperitivi,  certo, solo che io giocavo ancora con i fiori. Ero piccola dentro.
Il vuoto della me stessa di sei anni era cresciuto...con me.
E i fiori mi avevano sempre affascinato. Intrecciarli mi piaceva da impazzire. Fin da piccola.
E questo mi fece ricordare mia madre. Aveva il nome di un fiore. Bello e delicato, no? Perché se è morta significa che era debole.
Poi pensai che sono sempre i migliori ad andarsene.
Perché?
Chi lo ha deciso?
Le lacrime premevano per uscire così sorpassai Brigitta senza spiegazioni per entrare in camera mia.
Salii le scale correndo e sotto il suo -sicuramente- sguardo confuso.
Dopo avrei dovuto dare spiegazioni.
Aprii velocemente la porta con lo scatto secco della serratura.

E fu lì che mi bloccai.
Perché?
Beh perché un ragazzo dai capelli rossi stava leccando la scheggia di ceramica nascosta sotto il libro che avevo messo nel cassetto del comodino. Per nasconderlo.
Vidi la goccia di sangue seccata sul pezzo di ceramica bianca farsi viva ed entrare nella sua bocca un attimo prima che lui mi si avvicinasse.
Sembrava essergli piaciuta nonostante ora mostrasse solo agitazione.
"Cosa hai visto?"
Io, troppo imbambolata dal fatto che non ero pazza e dall'accorgimento che lui,
LUI esisteva!
Rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo. Il tempo di rifarmi la domanda che andai in cortocircuito -più di quanto già non fossi- comprendendo ciò che avevo visto. Chiuse la porta a chiave in nemmeno un secondo per poi tornare a una me spaesata che rivedeva il suo gesto. Aveva leccato del sangue. Sangue. Sangue. Sangue. Sangue.
Sangue? Sangue! Quella parola non faceva che ripetersi e io restavo in silenzio, alché lui mi tirò sul letto facendomi sedere molto cautamente.
Aprì la valigia e prese la pasticca nella tasca nascosta per il mal di testa e la nausea e la bottiglia che tenevo sul comodino. La ingoiai in silenzio con la sensazione del vomito a ricordare ciò che aveva fatto.
"Come va?"
Resami conto che era seduto accanto a me, feci un salto indietro. Sbattei contro le spalliere del letto.
"Sei un vampiro!?" sputai aggressiva in posizione di difesa.
Mi guardò sconcertato.
"Tu credi nei vampiri?" la sua faccia a indicare la pena che gli dovevo fare.
"Io...non so più niente! So solo che tu leccavi il sangue da quel pezzo di ceramica bianca. Il tuo viso...ti piaceva!"
"No, non sono un vampiro. Felice? I vampiri sono solo stupide invenzioni. E per quanto riguarda il sangue ero solo appagato dal fatto che avevo trovato chi cercavo."

Sapeva dove era la pillola.
Sapeva dove era il pezzo di ceramica anche se nascosto.

Non aveva detto cosa ma chi.

Fu questo a tradirlo.

*⅓*⅓*⅓⅓*⅓*⅓⅓*⅓*⅓⅓*⅓*⅓*
Ecco un altro capitolo!
Assya scopre qualcosa...
La storia si fa più complicata.
Grazie per la presenza costante e la lettura.
Bacii

Noe⅓

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 12, 2017 ⏰

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