Capitolo 3

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Il Divoratore.

Arrivata davanti alla palazzina malandata, Clarissa, trovò il portoncino mangiato dalle termiti ed entrò salendo le scale a quattro zampe. Quando arrivò nel pianerottolo dell'appartamento d'incontri della madre, prese respiro pensando a cosa fosse successo. Sarò allergica alla colla?
Aprì la porta e rimase sorpresa trovando tutto in ordine, se non era per i mobili distrutti, vestiti sparsi qua e là, tutti i quadri dipinti a minchia con un buco ciascuno largo e grosso quanto la bocca di Clarissa spalancata in quel momento, preservativo della necessità aperti e il frigorifero vuoto. Iniziò a chiamare la madre, come se quella gli avrebbe risposto. «Puttana!» si girò quelle quattro stanze come se fossero tante, improvvisamente, entrando in bagno si accorse che c'era lo scheletro di un bambino sull'angolo della doccia «Pietro! Ecco dove ti eri nascosto! Ed io che credevo ti fossi nascosto in un'altro paese.» disse Clarissa sorridente, poi guardò al centro di quel bagno lurido, sporco, polveroso e puzzolente di merda, vedendo un Brad Pitt-bull, testa d'umano e il resto da cane, che le ringhiava «Corri Clarissa! Corri!» urlò il mini Spongebob barbuto e molto virile. Scappò girandosi ancora una volta quelle quattro camere seguita dal cane con la faccia di Brad Pitt, correvano così velocizzate che la voce di Alvin sembra a rallentatore in confronto. Clarissa correva ed ansimava, ansimava e correva, si fermava, correva di nuovo, pausa thé con il Brad Pitt-bull, ancora corsa in quel minuscolo appartamento. In un momento di blocco tipo da PlayStation2, Clarissa gli venne in mente di andare in cucina e prese il telecomando da sopra il tavolino e premè il Play continuando a correre seguita dal cane, si girò di scatto e premette il pausa. Il Brad Pitt-bull era fermo a mezz'aria con la bocca spalancata, la lingua che gli uscì e gli occhi increduli dell'accaduto.
Clarissa si avvicinò all'ano del cane e sogghignò «Adesso non corri più, eh? Figlio di una buona cagna!» e gli infilò in culo il telecomando. Il Pittbull arrivò a fare un abbaio di dolore e poi scoppiò come una delle bolle di Spongebob. Clarissa fece un sorriso arretrando ma la bolla si rigenerò in un dolcissimo barboncino di taglia adulta con la testa di Alessia Marcuzzi e la corsa ricominciò.
Arrivando vicino alla porta d'ingresso Clarissa cadde come una scema e, mentre il barboncino si preparava ad un altro salto, qualcosa lo ridusse in glitter. La bimbaminchia si fece gli occhi a cuore vedendo quella pioggia di glitter, poi vide un dildo sporco di merda, seguì con lo sguardo la mano che teneva il dildo e sollevò gli occhi diretti sul viso. Era il biondo ossigenato.
Avrò chiuso il gas del forno?
Si domandò Clarissa mentre il biondo ossigenato gli porse la mano per sollevarla «Il gas è chiuso.» disse Clarissa alzandosi da sola, il biondo ossigenato la guardava senza capire bene «Che cos'era?» gli chiese Clarissa prendendo il dildo dalle mani dello sconosciuto «Non mi crederesti se te lo dicessi.» Clarissa iniziò a leccare leggermente quel materiale denso color marrone che aveva coperto il dildo che fra le sue mani s'illuminava «Provaci.» ridandogli fra le mani il dildo. Il biondo ossigenato, disgustato dal fatto che Clarissa si stesse leccando le dita sporche di merda, continuò a pulire sulla manica della maglietta quel lurido dildo «Era un LeccaCulo dei Malati.» proseguì mettendo in tasca l'oggetto ben pulito «E quello che mi hai visto inculare al Luna Park era un Malato. Non puoi incularti a nessuno, Clarissa.» concluse avvicinandosi a Clarissa «E perché non dovrei inculare te?» domandò Clarissa uscendo da quella catapecchia «Io ho inculato un LeccaCulo.» commentò il biondo ossigenato alzando la voce per farsi sentire.
Nel momento di arrivare nell'atrio impolverato e poco illuminato, Clarissa svenne e fù presa al volo dal biondo ossigenato «Stai tranquilla. Deve averti leccato il culo!» lo sconosciuto aprì il portoncino già mezzo mangiato dalle termiti ed uscì dalla catapecchia iniziando a camminare come fa Kaneki con Hide su Tokyo Ghoul con la notte come nulla fosse mentre nel quartiere c'era gente che rubava, si picchiava ed abitazioni che andavano in fiamme.
Alla fine del vicolo il biondo ossigenato, stanco di portarsi fra le braccia il peso in coma, arrivò ad un bivio «Ma quanto mangi?! E nemmeno ingrassi!» commentò il ragazzo sbuffando e smuovendo a ragazza come se la volesse svegliare, sbuffò «Dove cazzo devo andare?! Ma perché vado in zone che non conosco?!» improvvisamente qualcuno saltò fuori dall'ombra di una palazzina scendendo dal balcone del primo piano «Porca troia! Che dolore, che dolore atroce! Perché l'ho fatto davvero?! Porco dio che sei messo a farti una sega!» esclamò bestemmiando lo sconosciuto nell'oscurità che saltellava di qua e di là tenendo a sé il piede sinistro. Il biondo ossigenato lasciò cadere a Clarissa iniziando a far i palleggi con il suo corpo dormiente ed infilò la sua mano destra dentro il jeans bianco e stretto toccandosi con eccitazione, lo sconosciuto era letteralmente basito dagli sguardi che faceva il biondo ossigenato - quasi come se lo invitasse ad avvicinarsi - che iniziò ad avvicinarsi sudando freddo, improvvisamente, qualcosa s'allungò verso il basso della gamba sinistra. Lo sconosciuto si morse il labbro inferiore e si girò di scatto «Schiaffeggiami sulle chiappe!» il biondo ossigenato iniziò ad uscire la mano estraendo l'oggetto che gli era allungato per la gamba toccando il ginocchio, quando la mano fù completamente fuori, lo sconosciuto, notò che non teneva il suo cazzo ma bensì un manico «Quindi l'hai piccola!» esclamò lo sconosciuto facendo la faccia triste e cercando di far scendere la lacrima, finché, non notò che il manico aveva una lama a cilindro e verde «Oh porca troia!» urlò facendo uscire gli occhi. Alla fine la lama fù fuori. Era un cetriolone genovese e si scagliò contro lo sconosciuto lanciando in aria Clarissa, lo sconosciuto non ebbe tempo di muoversi se non per urlare e bestemmiare dal dolore sentendo quel cetriolone dentro di sé. Poi scoppiò come coriandoli.
Prese in braccio Clarissa, che ancora dormiva, prima che potesse toccare terra «Ci penserò io a te.» concluse andando verso sinistra dove c'erano auto di poliziotti a posto di blocco, quasi come se ci fosse un Blitz, poi iniziò a nevicare ma il biondo ossigenato non ci fece caso, essendo che stava camminando a ginocchioni.

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