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Capitolo 1
'Prosegui dritto per altri cinquecento metri, la destinazione si trova sulla destra; la guida al percorso a questo punto è terminata '.

Tiro un sospiro di sollievo udendo le ultime due parole pronunciate dal navigatore satellitare, faccio come indicato e con due manovre parcheggio apprestandomi a scendere:
'Via Teseo n 13'
Rileggo il bigliettino per accertarmi di essere nel posto giusto e soddisfatta apro il portone di quella che da questo momento sarà la mia nuova casa, scarico la macchina di tutte le valigie; vorrei tanto poter esplorare il suo interno ma non è questo il momento più adatto, ho appuntamento tra quindici minuti e non vorrei arrivare in ritardo proprio il primo giorno, quindi richiudo con cura il portone e reimmettendo la destinazione sul navigatore mi dirigo verso l'ufficio investigativo di Konoha; chi l'avrebbe mai detto, proprio io in una grande metropoli come questa, spero soltanto che tutto vada per il meglio.
Arrivo con sette minuti d'anticipo -che Dio benedica chi ha inventato il navigatore! – da sola non ce l'avrei mai fatta a trovare questo posto in tempo; scendo dall'auto e mi dirigo verso l'enorme e imponente edificio che, secondo le statistiche della Censis, è uno dei più importati nuclei d'investigazione dell'intera capitale, solo ripensando a questo dettaglio comincio a sentire il cuore accelerare i battiti e comincio a tremare, classici sintomi d'ansia, mia fedele amica da ben venticinque anni; ma non voglio farmi sopraffare da lei e quindi con un bel sospiro entro nell'edificio, poi, facendomi indicare dove sia l'ascensore, mi dirigo verso esso, non appena le porte si chiudono mi giro verso l'enorme specchio che ricopre un'intera parete e mi osservo: jeans a vita alta, maglia verde di seta che tento di sistemare alla ben e meglio, ballerine nere comprate ad una fiera locale –totalmente antisesso- e un chiodo nero -il primo che ho trovato- mi guardo con disappunto, non cambierò mai, ci tenevo a presentarmi in maniera ordinata almeno per oggi ma, al solo pensiero di dovere guidare per alcune ore, ho preferito sacrificare l'eleganza alla comodità; per non parlare dei capelli, lavati –come al solito- in fretta e furia la sera precedente e legati ai lati con un piccolo fermaglio color oro, un po' di mascara e un rossetto color ciliegia –almeno di quello sono soddisfatta-, maledico per l'ennesima volta la mia carnagione giallo/olivastra che mi fa sembrare una simpson e cerco, pizzicandomi le guance, di fargli assumere un po' di colorito in mancanza di blush; nel complesso direi che... faccio schifo al punto giusto.
Non ho tempo per pensare a queste futilità non appena le porte del terzo piano si aprono e mi rivelano il mondo di cui entrerò a far parte,
'schiena dritta, sguardo sicuro, portamento', metodo SSP, elaborato ai tempi dell'università per camuffare l'ansia, si è dimostrato efficace quindi spero funzioni anche qui; distratta dai miei pensieri non mi accorgo di essere già davanti la porta del 'capo' della squadra di cui farò parte:
'Kakashi Hatake',
Recita la targhetta, busso lievemente e attendo:
-avanti. -
Con il cuore che pompa sangue a livelli esponenziali apro la porta e sfoggio uno dei sorrisi più sicuri del mio repertorio,
-salve, buongiorno, è permesso? Sono Sakura Haruno, il nuovo membro della squadra. -
E nel dirlo gli porgo la mano, lui la accetta sorridente, o almeno così mi pare da ciò che ho potuto vedere dal momento che il suo viso è coperto per tre quarti da una maschera di stoffa,
-ah è lei signorina Haruno, lieto di fare la sua conoscenza, io sono Kakashi Hatake e sono a capo del team di cui farà parte, ha avuto un tempismo perfetto, ho appena convocato i miei ragazzi nella sala riunioni, mi segua, oggi stesso la introdurrò al resto della squadra. -
Presentazione iniziale: andata, spunto nella mia mente la prima casella e cerco di tranquillizzarmi sorvolando sul fatto che la parte più complicata viene ora; seguo Kakashi e poco dopo ci troviamo dinanzi una porta, mi sento come una di quelle ragazzine timide che nei film viene presentata alla classe, ci sono soltanto due differenze: non siamo al liceo e, cosa più importante, io non sono timida.
-buongiorno, oggi tutti mattinieri! -
È kakashi a parlare, dopo di che mi fa spazio ed io faccio il mio ingresso in sala, mi guardo un po' intorno e noto come tutto sia ordinato, al limite del misterioso oserei dire, poi il mio sguardo si posa sui quattro ragazzi che, interrompendo ciò che stavano facendo, mi guardano in maniera velatamente curiosa,
-e lei è? -
Dice uno dei ragazzi dall'aria sbarazzina, biondo, occhi azzurri, sguardo sornione..
-perdonatemi, da oggi in poi lei farà parte della squadra.
Non voglio fare la figura della fessa e farmi presentare da lui quindi, cogliendo la palla al balzo, con uno slancio mi protendo educatamente verso il mio collega e, porgendogli la mano, gli dico sorridente
-piacere, Sakura Haruno. -
Colto alla sprovvista dal mio gesto resta un attimo interdetto ma in una frazione di secondo si riprende e in maniera energica stringe di rimando la mia mano
-sono Naruto Uzumaki, il piacere è mio. -
Ripeto il gesto con gli altri tre colleghi: Anko Mitarashi; una ragazza tutto pepe dai capelli color catrame e gli occhi nocciola, Temari No Sabaku; sembra simpatica, ha degli occhi di un verde intenso incorniciati da folti capelli biondi legati in quattro tupè ed infine ho fatto la conoscenza di Sasuke Uchiha, altro ragazzo della squadra insieme all'Uzumaki, ha un particolare fascino dovuto ai lineamenti insolitamente delicati, quasi femminei, inoltre a colpirmi è il particolare della sua carnagione molto chiara, in forte contrasto con gli occhi e i capelli che invece sono di un nero intenso.
-Sakura, puoi accomodarti lì, avete notizie sul caso Evase? -
-ci stavamo studiando, il modus operandi è stato cambiato e questo ci ha destabilizzati non poco. -
Io li guardo e li sento parlare, un po' a disagio adesso perché non capisco di cosa stiano discutendo, ma mi riprendo e mi dico che è solo il primo giorno ed avrò tempo per ambientarmi come si deve.
La giornata è trascorsa molto velocemente, tra l'altro siamo usciti tutti di lì alle 18 grazie all'orario ridotto del giovedì, sono contenta visto che ancora devo vedere la casa e sistemare tutte le mie cose, al solo pensiero un moto di disperazione mi pervade e mi porta a pensare che sistemerò innanzitutto le cose essenziali, saluto tutti e mi dirigo per la seconda volta verso 'casa'.
Non appena entrata penso che avrò sicuramente bisogno di un garage dove poter mettere la macchina, non voglio lasciarla fuori, è il mio gioiellino! Me l'ha regalata mio padre non appena ha saputo che sarei entrata a far parte di una delle squadre investigative più importanti; effettivamente era stata una notizia assurda anche per me, avevo partecipato ai test ma c'erano dei rompicapo talmente complicati che pensavo di averli sbagliati tutti, mi ero semplicemente affidata all'istinto; sapere di essermi piazzata tra le prime cinque ed aver dunque superato brillantemente il test, mi aveva riempita d'orgoglio e aveva sciolto quel nodo che da sempre avevo covato dentro di me.
Sin dalla tenera età infatti io e la matematica, materia che richiede logica, non avevamo avuto un buon rapporto e, tale rapporto, si era mantenuto negli anni andando addirittura a peggiorare; sebbene mi ripetessi di non essere l'unica ad odiare quella materia tanto ostica, inconsciamente mi sentivo insoddisfatta perché riconoscevo in quella negazione per la matematica un limite logico; avevo scelto infatti degli studi classici proprio per evitarla quanto più possibile ma, fortuna vuole, capitai in una classe di cervelloni in matematica e, inevitabilmente, la mia -già inesistente- autostima si azzerò completamente.
Ricordo ancora la sensazione di libertà che provai subito dopo la maturità, finalmente avrei chiuso con la matematica, con la fisica e con gli ostentati voti mediocri o sufficienti annessi, inizialmente avevo deciso di intraprendere la facoltà di medicina, con successiva specialistica in medicina legale, ma poi capii che la mia vera attitudine era verso la legge, me ne resi conto quando, interrogandomi, mi chiesi cosa avrei preferito tra un tomo di istologia e uno di diritto romano, e così mi ritrovai iscritta alla facoltà di giurisprudenza della 'UNISU' ovvero università degli studi di Suna; contrariamente alle mie aspettative riuscii a laurearmi nei cinque anni prefissati e subito intrapresi il praticandato presso un'importante avvocatessa; sempre per volere del fato capitò che tale avvocato fosse penalista e che in quel periodo si occupasse di in importante caso di omicidio, lo seguii passo passo e me ne innamorai: in quel momento ebbi la consapevolezza di voler entrare in quel mondo,  ma non dall'esterno ed a fatto compiuto, cioè come avvocato, ma seguendo la vicenda dall'interno con tutti i suoi sviluppi. Decisi di proseguire gli studi e presi un master in criminologia, poco dopo aver conseguito anche quel traguardo, appresi la notizia dei test, troppo entusiasta per farmi buttare giù mi presentai alla sessione, e questo mi riporta alla vicenda iniziale.
Mio padre infatti, soddisfatto già della mia precedente laurea e del master, decise che fosse giusto gratificarmi regalandomi ciò che fin da bambina gli avevo chiesto: una macchina; ero sempre stata appassionata di motori e, in quelle volte in cui accompagnavo mio padre in diversi viaggi, passavo ore intere a parlare di motori, di case automobilistiche e molto altro.
Per soddisfare i miei desideri da patita di Mercedes, mio padre aveva deciso di regalarmi il modello AMG della GLA color grigio chiaro opaco, era stato il culmine della gioia per me, amavo quella macchina e le sue prestazioni – in realtà conoscevo a memoria ogni singola serie e le apprezzavo tutte- ma quella era, per il momento, quella più adatta a me. E questo excursus autobiografico mi riporta al pensiero iniziale: ho fortemente bisogno di un garage.
Sono contenta anche della mia ubicazione, la casa è molto carina, né troppo grande né troppo piccola, ed è molto luminosa, aspetto fondamentale per me; ricordo che quando la scelsi a colpirmi fu la particolarità del soppalco in cui era sistemato un secondo letto, ne rimasi totalmente affascinata a tal punto di decidere di prenderla in affitto, il fatto che poi fosse arredata era un grande vantaggio, non avevo tempo di acquistare mobili vari, ciò che mi serviva era una casa;
I miei pensieri vengono interrotti dallo squillo insistente ed inquietante –devo decidermi a cambiare la suoneria- del telefono, lo estraggo dalla tasca posteriore dei jeans e noto un numero sconosciuto:
-pronto? -
-Sakura giusto? Sono Temari, oggi sei scappata via! -
-ah Temari ciao, si scusami è che devo ancora disfare le valigie. -
-volevo informarti che abbiamo pensato che sarebbe carino andare a bere qualcosa insieme questa sera, così, per ambientarti. -
Avrei tanto da fare e stasera avrei voluto sfruttarla per poter sistemare qualcosa ma non sarebbe garbato rifiutare, sono stati così gentili,
-ma sì dai, sarò felice di unirmi a voi stasera! -
-perfetto, allora ci vediamo alle 22.00 al San Lucas Pub, ti verrei a prendere io ma è importante che ti ambienti, si trova in Via Morganzio 67, ci vediamo lì. -
-a più tardi. -
Stacco la chiamata e mi accingo ad affrettare la tabella di marcia, devo almeno sistemare i letti ed uscire un paio di vestiti, poi devo fare obbligatoriamente una doccia.
**
Trovare il pub si è rivelato più facile di quanto pensassi e, con mio sommo sollievo, alcuni dei miei colleghi si trovavano già lì;
-allora ce l'hai fatta! -
Mi grida Uzumaki, sono colpita dalla confidenza che ha acquisito nei miei confronti in sole poche ore di conoscenza.
La serata è trascorsa molto velocemente tra una chiacchera e l'altra, è stata benefica direi, ho avuto modo di approcciarmi all'intera squadra e ho cominciato a capire con chi ho a che fare; sono stata anche molto contenta del fatto che il capitano Hatake si sia unito a noi sostenendo di 'voler avere il piacere di studiarmi da vicino', l'unico che mi sembra un po' restìo al mio arrivo in squadra è Uchiha, durante tutta la serata è intervenuto alla discussione in maniera sporadica ed ha sempre mantenuto un atteggiamento inspiegabilmente distaccato;
Che non gli sia simpatica?
Poco importa, avrò tempo di farmi conoscere meglio anche da lui, l'importante per ora è lavorare in armonia con tutti.
-direi che è giunta l'ora che volge al disio, io torno a casa, a domani Sakura! -
Dice Mitarashi, seguita a ruota da tutta la squadra, o quasi tutta visto che Uchiha non accenna a muoversi, dopo aver salutato gli altri restiamo quindi solo io e lui; la birra nera che avevo ordinato pocanzi è mezza vuota – o piena, dipende dai punti di vista- e così, per impegnarmi in qualcosa che alleggerisca questo opprimente silenzio comincio a sorseggiarla, forse un po' freneticamente, perché un rivolo del liquido fuoriesce dalle mie labbra e scivola dalla bocca giù fino al mento; notando il mio collega corrugare appena le sopracciglia, mi ricordo di essere composta e mi affretto ad asciugare ogni traccia rimasta.
-Haruno giusto? -
È lui a rompere il silenzio e io non posso che essergli grata,
-esatto. -
-perché ti hanno assegnato qui? -
-non mi hanno assegnato, l'ho scelto io. -
-allora a maggior ragione la mia domanda ha ragion d'essere, perché sei qui? -
-beh, è una domanda che prevede un'ampia risposta. -
Mentre intavolo quella che credo essere la mia prima vera conversazione con lui, estraggo un tovagliolo di carta dal portatovaglioli posto al centro del tavolo e comincio a farlo in tanti piccoli pezzi, è un vizio che mi porto dietro da parecchio, mi aiuta a rilassarmi e mi tiene impegnata al contempo.
-sono tutt'orecchi. -
-voglio capire da vicino come funzioni il cervello umano, voglio carpirne tutte le sfaccettature, amo l'uomo nella sua imprevedibilità, -
presa dal mio discorso mi ritrovo stupita quando la sua mano destra –gelida- si poggia sulle mie mani, che continuano a martoriare quel povero pezzo di carta, per bloccarle; il mio sguardo accigliato lascia trasparire tutta la mia perplessità
-qualcosa mi dice che non è esattamente questo il motivo, ma può bastare. -
-come scusa? -
-eri talmente tanto impegnata nel cercare di trovare delle parole che potessero dimostrare la tua valenza e potessero esprimere un motivo valido per cui ti trovi qui, che non ti sei accorta di aver cercato improvvisamente una posizione più comoda sulla sedia, come sentendoti sotto esame, e di aver seviziato maggiormente quel pezzo di carta come per infonderti sicurezza. -
Colpita e affondata.
Il fatto che lui sia stato taciturno tutta la sera e che adesso mi abbia rivolto una domanda così importante, mi ha indisposto portandomi ad aggrapparmi disperatamente alle parole pur di non fare la figura della bella statuina che si trova qui per un caso fortuito, non posso permettergli di scoprire le mie carte quindi nego,
-lo faccio sempre ma comunque spirito acuto d'osservazione, complimenti, spero però di non dovermi sentire sotto inchiesta ogni qualvolta mi troverò a parlare con te. -
Lui piega leggermente un angolo della bocca in un ghigno compiaciuto:
-la prontezza di spirito c'è, non era mia intenzione psicanalizzarti, cercavo di capire chi sei, devi impegnarti se vuoi riuscire in questo mestiere, non sarà facile. -
Detto questo si alza e fa per andarsene, al che io, risvegliatami dal torpore momentaneo causato dalle sue parole gli dico:
-a domani! -
Continua a camminare e, senza girarsi alza una mano a mo' di saluto,
'proprio strano' borbotto tra me e me.

**
-Davvero?! -
-si, mi sono informata con un mio amico e mi ha detto che non ci sono problemi. -
-non sai come ti sono grata! -
-avrai tempo di sdebitarti, intanto ti do il suo numero. -
-ancora mille grazie. -
Questa mattina è iniziata splendidamente, non ricordavo nemmeno di aver detto di stare cercando un garage e stamattina Temari salta fuori con questa notizia, a quanto pare un suo amico sta affittando dei garage e ce n'è uno proprio vicino casa mia, finalmente potrò dormire serena; prima però devo occuparmi di sistemare i registri delle ultime sparizioni.
' -Agente Haruno il nostro è un lavoro delicato, la sorprenderà ciò che sto per dirle ma noi lavoriamo con materiale umano; chi uccide lo fa sempre per un motivo, dietro un taglio più profondo o un segno d'esitazione c'è sempre un animo tormentato, sconvolto, impaurito; potrei stare qui giorni a parlarle dei casi più disparati e assurdi ma non potrebbe capire a pieno ciò che voglio dirle, deve toccarlo con mano, ecco perché desidero che lei si dedichi per ora all'aspetto burocratico, voglio che si approcci con le sparizioni, che capisca quale potrebbe essere il nesso tra le vittime. Non la prenda come una mancanza di fiducia, anche io mi sono curato di questo aspetto, piuttosto la veda come un'opportunità di crescita; voglio che lei sia un ottimo agente e sono sicuro che sarà così.'
Non riesco a togliermi dalla testa l'espressione che Kakashi aveva assunto quando parlava della delicatezza del suo lavoro, penso che quella sia stata la prima volta che ho realizzato che non sei tu a condurre il lavoro, ma è il lavoro a condurre te, le sue parole celavano sofferenze, rinunce, paure, dubbi che io non posso essere in grado di comprendere; per questo ho deciso di buttarmi anima e corpo nel mio incarico, ho cercato i registri dei casi risalenti a vent'anni fa, ho letto ogni parola messa a verbale durante l'interrogatorio e più leggevo più rimanevo affascinata e intimorita dai vari casi. Perdere l'equilibrio e cadere nel baratro dell'incertezza è facile, la parte difficile è trovare le parole e i gesti adatti a scavare nell'animo dell'assassino, nel fare cadere le sue difese, nel metterlo a confronto con i suoi fantasmi.
-Allora Sakura cosa ne pensi? -
Mi dice all'improvviso Naruto poggiando la sua testa sopra la mia spalla, senza staccare gli occhi dal pc gli dico:
-diciamo che sono ancora seduta qui a leggere...-
-... e non sei ancora scappata. -
Entrambi scoppiamo a ridere, è bello sapere di non essere stata l'unica ad angosciarsi dinanzi a queste assurdità.
**
Sono appena uscita dall'ufficio, da un paio di sere a questa parte sono l'ultima ad abbandonare l'edificio dal momento che Kakashi mi ha chiesto di stilare una relazione riguardo ciò che ho appreso, ma se c'è una cosa che ho imparato nel poco tempo che ho trascorso qui, è che devi fare l'esatto opposto di ciò che ti viene chiesto, devi cogliere il messaggio. Nella mia relazione non ho parlato affatto di ciò che ho appreso, ma di ciò che non ho appreso, dei mille dubbi insediatisi nella mia testa dopo aver letto alcuni casi, della paura di smarrirmi, di essere io stessa la carnefice della mia mente.
Avevo sempre odiato che fosse qualcuno a muovere le fila del mio destino, ma mai come in quel momento ero stata elettrizzata, avevo voglia di dimostrare a Kakashi –ed in primis a me stessa- che avevo iniziato a capire le sue parole e che ero pronta a buttarmi a capo fitto in quel labirinto.
Quando avevo consegnato la relazione a Kakashi era stato lui a chiedermi di aspettare fuori dal suo ufficio per poi discutere insieme di ciò che avevo scritto; ecco perché non appena lo avevo visto uscire dalla porta con indosso già l'impermeabile, ero rimasta sbigottita,
-capitan..-
-Haruno il mio lavoro è terminato -
-ma dovevamo discutere del mio elaborato -
-oh si, ma vede ho proprio un languorino all'altezza dello stomaco che non mi permetterebbe di ragionare lucidamente, sono sicuro che qualcun altro saprà dirle ciò che ne penso meglio di quanto possa fare io. -
Non avendo neanche il tempo di potermi sentire delusa e mancata di rispetto, si materializza davanti la mia scrivania Sasuke, sobbalzo e lo guardo interrogativa,
-ho letto anche io la tua relazione. -
-e perché di grazia? -
Lui si siede di fronte a me e fa in modo che i nostri occhi si incontrino, vuole mettermi in soggezione.
-perché io sono senza mezze misure -
-allora sono in trepida attesa di sentire il tuo verdetto -
-non era quello che ti era stato chiesto, Kakashi ti aveva chiesto di parlare di ciò che avevi appr...-
-ma non era ciò che gli interessava. -
Finalmente vedo una crepa formarsi sul suo viso imperturbabile, ma è veloce come un lampo e così come è apparsa, sparisce.
-E tu che ne sai? -
-non imparerò quello che devo fare leggendo un paio di casi, sarebbe stato un lavoro inutile, ho avuto modo di parlare con Kakashi e le sue parole mi hanno rapita per la loro misteriosità, avevo sperato di capirle informandomi quanto più possibile su cosa questo lavoro sia, ma più mi addentro in quest'avventura, più mi smarrisco. Avrei voluto parlare con il capitano anche per questo motivo. -
-Ripeto: la prontezza di spirito c'è, hai avuto il coraggio di rompere le righe e, mai come nel nostro lavoro, questa è un'operazione talvolta fondamentale; anche Kakashi ha apprezzato. -
Avevo scoperto solo dopo che non era stato Kakashi il primo a visionare il mio 'elaborato' ma Sasuke, era quello più critico e cinico della squadra –dopo il capitano- per cui se non avesse colto ciò che era davvero importante non si sarebbe fatto a problemi a farmelo notare.
**
Sto girando a zonzo per il paese, è appena sera; la mia vita sembra essersi finalmente stabilizzata: ho una casa, un garage, un lavoro e sono ben integrata ma sento che manca ancora qualcosa, ho bisogno di una spinta, non faccio attività fisica da un secolo e i cuscinetti adiposi posti ai lati delle mie cosce ne sono una spiacevole prova, proprio mentre sto pensando ad una valida opzione giungo di fronte ad un edificio e mi soffermo ad osservare l'insegna di quella che sarà la mia ancora di salvezza:
'piscina comunale di Konoha'
Senza neanche pensarci un secondo di più mi dirigo all'interno dell'edificio: adesso non manca proprio nulla, sono pronta a cominciare.




Angolo autrice
Rieccomi! Questo è il mio scheletro nell'armadio, non credevo di poter scrivere qualcosa su questo genere ma, si sa, la vita è bella perché è imprevedibile. Non mi resta che augurarvi una buona lettura. Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, ci tengo tanto!
Baci.
Medeafire

Madness is the emergency exit.Where stories live. Discover now