26.Control

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Ero felicissimo di aver ritrovato Annabeth, la mia Annabeth. Aveva una caviglia sostenuta da asticelle di legno e pluriball, i capelli tutti scompigliati e sporchi di terra, ma era comunque bellissima. La strinsi tra le braccia cercando di trasmetterle tutto il mio amore e il mio orgoglio, era riuscita a trovare l'Atena Parthenos, dopo tentativi di generazioni, lei ce l'aveva fatta.

Fu un attimo, lei che si allontana zoppicando disperata verso la voragine, io troppo lento per reagire subito. Faccio in tempo ad afferrarle una mano e venire tascinato giù con lei. "Dall'altra parte Nico. Dall'altra parte." "Ma..." "Promettimelo." Non faccio in tempo a sentire la risposta, la mia mano scivola dal misero appiglio a cui ero riuscito ad aggrapparmi e cadiamo. Cadiamo verso il nero, il vuoto. Magari cadremo per sempre, magari il Tartaro è solo un buco nero senza un fondo. Forse atterreremo da qualche parte, nell'acqua, su delle rocce, in una landa, in mezzo a dei mostri. Il tempo passa e noi precipitiamo, ma stiamo precipitando? Sí, vestiti e capelli si muovono verso l'alto.

Abbracciati l'uno all'altra non parliamo, non che ci sia tanto da dire, ma di sicuro stiamo pensando. Pensando a cosa ci possa mai accaddere. Tra i vari pensieri si riaffaccia lo stesso che mi tortura da anni ormai. E se fossimo solo pedine per gli dei? Delle esili figure che rendono meno noiosa la loro vita eterna? Sacchi di carne mortale con cui divertirsi? cerco di cacciare via quei pensieri.

Vedo una luce e mi sembra di sentire uno scroscìo d'acqua in lontananza. Cerco lo sguardo di Annabeth per chiedere conferma e lei annuisce debolmente. Ci avviciniamo sempre più, cerco di controllare l'acqua, ma lo scontro è inevitabile. Siamo vicini e all'improvviso con un tuffo sordo siamo dentro.

Mi sveglio di soprassalto. Con il fiatone, sudato; le lenzuola sono avvolte al mio corpo quasi mi volessero costringere a restare nel mio letto a fare incubi. Spesso, oramai, sogno questa scena. Credo sia stato il momento in cui ho avuto maggiore paura. Sì gente, Percy Jackson ha avuto paura; ho avuto il terrore di poter perdere Annabeth.

Il problema, però, non è l'incubo di per sé; il problema sono tutti i pensieri negativi che crea. Il fatto di essere o non essere ragazzi controllati da una famiglia divina piena di problematiche; di vivere una vita piena di pericoli, già programmata da qualcun'altro. Non sono dei bei pensieri, e che in più l'ultima volta non hanno portato niente di buono. Il punto è: non posso fare a meno di pensare che, forse, non sono infondati.

Maggie;)

Heroes of Olympus StoriesWhere stories live. Discover now