1. Come back home

1K 60 8
                                    

Continuavo a non volerci credere.

Vederti sdraiato inerme su quel letto d'ospedale mi spezzava il cuore più che qualsiasi altra cosa al mondo.

Gli innumerevoli macchinari attaccati a quel corpo forte e stabile che avevo sempre ammirato come mio protettore lo facevano ora sembrare piccolo e indifeso.

Le tue braccia giacevano immobili, ai lati del busto, per una volta non stringevi la mia mano.

I tuoi bellissimi occhi scuri, chiusi; la tua espressione, rilassata.

Eri ignaro di tutto.

Stavi soffrendo a causa mia, anche se non lo davi a vedere.

Ti stringevo la mano, solo io potevo farlo; in quel momento.

Passai giorni seduto di fianco al tuo letto, la testa china sul morbido materasso e sulle candide lenzuola.

Ti pettinavo i capelli, nonostante non ce ne fosse bisogno, nonostante fossi tu che di solito mi spazzolavi la morbida chioma sempre attanagliata da quei maledetti nodi che mi facevano venire voglia di rasarmi a zero.

Amavi passare le mani tra i miei capelli, ora lo stavo facendo io.

Sapevo che percepivi ogni minima attenzione, nonostante non lo mostrassi.

Quel suono ritmato che segnava il battito del tuo cuore era sempre costante.

Non eri in pericolo di vita...

Eri solo, spento...

Come in stand-by.

Era passato più di un mese dall'incidente, Choi Seungcheol; eppure continuavo a venire in ospedale e a restarvi per tutto l'orario di visita.

Le mie speranze si stavano affievolendo, ma sarei rimasto al tuo fianco per sempre.

Ogni giorno veniva qualcuno di diverso, oltre a me.

Uno dei ragazzi, di solito.

Si preoccupavano della mia spaventosa perdita di peso, ma non avrebbero dovuto farlo.

Quando mi dicevano di mangiare, solitamente alzavo il viso dal materasso in cui era sprofondato per la gran parte del tempo, sorridevo forzatamente e dicevo loro di non preoccuparsi, prima di tornare nella precedente posizione.

Il tutto senza lasciare la tua mano.

Quello mai.

Non ti avrei lasciato mai, Seungcheol.

Un giorno, in cui il sole splendeva dorato nel cielo estivo, entrai nella tua stanza e trovai un paio di forbici sul comodino di fianco al letto, probabilmente dimenticate da un'infermiera.

Mi sedetti quindi sul solito sgabello, ma mi venne un'idea.

Corsi fuori dall'ospedale, verso il parrucchiere più vicino, e mi feci colorare i capelli, alla bell'e meglio.

Quando tornai nella tua stanza avevamo lo stesso colore: nero carbone.

Ma non era abbastanza.

Afferrai quelle forbici, ancora abbandonate sul mobiletto bianco, e cominciai a tagliare, ciocca per ciocca, i miei lunghi capelli, lasciando che cadessero al tuo fianco.

Adesso avevamo anche i capelli molto simili.

Sorrisi debolmente, baciandoti la fronte e mi sedetti di nuovo.

Non mi accorsi di essermi addormentato, fin quando non cominciai a ricordare.

---------

Okay sto scrivendo una coSA tRISte, nON VOgLiO mORirE mUtilATa grazie~

Bacini

Vostra,
Diamond

PleaseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora