Professori di vita

307 16 11
                                    

Suona la sveglia, erano già le 6 , la scuola è lontana dovevo prendere 3 autobus per arrivarci ed io ero a pezzi.
Avevo sempre sonno , la nausea non mi aveva abbandonata mai in questi mesi, mentre cercavo una tuta da mettere per non stringere la pancia contavo i giorni che mancavano per fare l'ecografia, non riuscivo a capire perché un dono cosi bello possa creare tanto scompiglio.
Se mamma Rosa non appoggiava la mia decisione sarei dovuta ricorrere a qualche associazione e chissà che aiuto mi avrebbero dato.. una quattordicenne che fà un figlio ,da sola e senza lavoro che futuro potrebbe riservargli?
Nemmeno voglio pensarci!
Non la ringrazierò mai abbastanza per questo.
Uscivo dal portone tutta coperta per il freddo che c'era, febbraio se non fosse per il mio compleanno lo abolirei come mese dell'anno, arrivata alla fermata dell'autobus una coppia di ragazzi mi guardavano , ridevano e parlavano tra loro, ormai la pancia era bella evidente dovevo abituarmi alle chiacchiere della gente.
Terzo ed ultimo autobus, sembrava un viaggio infinito quel giorno, mi sentivo scombussolata e triste ero sola totalmente, stavo in piedi attaccata ad altre persone sperando scendessero presto alle fermate, mi guardavano ma nessuno mi chiedeva se io volessi sedermi, c'era un odore sgradevole li dentro, mi sentivo lo stomaco sottosopra avevo le forze di stomaco e purtroppo non riuscii a trattenermi, rigurgitai sul pavimento del bus ,un ragazzo gentilmente mi diede un fazzoletto e mi accorsi che lo avevo sporcato , diceva di non preoccuparmi mentre le altre persone sghignazzavano di me, mi sentivo una vergogna addosso e la giornata doveva ancora iniziare.
Anche fuori scuola , nel cortile mi guardavano dubbiosi, non avevo molti amici li ,facevo il primo anno di superiori e avevo tralasciato le amicizie per dedicarmi a me stessa , leggevo libri della gravidanza, cercavo informazioni su internet, mettevo le cuffiette del cellulare sulla pancia e facevo partire delle canzoni mentre sentivo i calcetti, non avevo voglia di parlare di shopping o unghie.
In fondo all'ultimo banco da sola perché Diego non c'era , e non mi aveva nemmeno avvisato , la professoressa mi riporta il compito di matematica, un bel 3! Wow ci mancava solo la scuola adesso.
"Maia alla lavagna"
Mentre prendevo il cancellino per pulire la lavagna mi si alza la maglietta, i ragazzi mormoravano dietro di me , la professoressa si mette a ridere esordendo con
" ma se non riesci nemmeno a fare 2 espressioni come pensi di crescere un figlio?"
Il sangue dentro di me ribolliva, ero paralizzata per quello che aveva detto, mi aveva ferito profondamente, prendo il primo banco lo butto a terra e urlo un grande vaffanculo liberatorio.
Scappo da quell'aula vado verso la macchina della professoressa prendo le chiavi di casa e le rigo tutto il cofano, chiamo mia madre e mi faccio venire a prendere.
Tralasciando ovviamente il discorso della macchina le raccontavo tutto quello che era successo quella mattina, mi sfogavo, cercavo di tranquillizzarmi, avevo bisogno di distrarmi un po' , cosi le chiedo se poteva portarmi da Anna, forse lei mi avrebbe accolta come non riuscivano gli altri.

La mia vita inizia da teWhere stories live. Discover now