Discorso... sul dizionario un discorso è una manifestazione del proprio pensiero come atto singolo e individuale di comunicazione linguistica.
Non posso dire davvero quello che penso... mi giudicherebbero troppo male e mia madre impazzirebbe.
Quindi mi sono limitata a mettere insieme un paio di parole dolci su mio padre e su quanto fosse fantastico... il che è vero, ma non è il mio vero discorso funebre in suo onore.
Quello vero è pronto ad uscire non appena uno spiraglio di luce attraversa il mio autocontrollo.
<<... ed è per questo che lui non è stato solo un marito... ma un migliore amico e un padre fantastico>>
Originale... è esattamente quello che c'è scritto sulla sua lapide.
"Marito, amico e padre"
Wow...
Questo è tutto quello che mia madre ha da dire su mio padre? È stato un bravo maritino e basta?
Così banale... non fa capire chi è davvero mio padre...lui non è solo un bravo marito, è di più.
<<vorrei dare la parola a mia figlia Jennifer...>>Alzo lo sguardo... mi stanno guardando tutti.
Si aspettano che io dica belle parole e che pianga lacrime finte.
Amo mio padre, ho pianto per molto meno... allora perché non piango?<<...Jennifer... vieni qui, tesoro>>
Mi richiama mia madre con il suo solito sorriso, sussurro un "certo" a testa bassa e vado verso di lei, attraverso la folla di parenti e sconosciuti che mi guardano compassionevoli e poi li guardo ferma.
Tutti in cerchio davanti a me.
I miei amici hanno lo stesso sguardo di tutti: pieno di pietà e compassione.
Che schifo.
Non voglio la loro compassione.
Sono solo due gli sguardi che mi ricordano quello che penso davvero: gli occhi azzurri di Jessica e quelli corteccia di Caleb.
Lei, con il suo solito sguardo pieno di superiorità, solo leggermente ammorbidito.
Lui, mi guarda come un comandante guarda dei soldati caduti... dispiaciuto ma impassibile. E lo ringrazio per questo.<<avanti, tesoro...>>
Mi sussurra mia madre.
Annuisco ancora e sorrido con le ultime forze rimaste.<<ciao... cioè, emh, salve...>>
Ricordati il discorso Jen!
Osservo i bigliettini con le parole chiave per fare il discorso e poi passo lo sguardo agli invitati.
<<io... io non vi conosco tutti quanti ma voi conoscevate mio padre, quindi... probabilmente o siete delle brave persone o tifate gli Yankees...>>
Sento delle risate divertite e capisco che sto andando bene.
<<... a parte gli scherzi, mio padre era...>>
Mi blocco un attimo, ho dimenticato tutto ciò che devo dire.
Guardo Caleb in cerca di aiuto...
Lui ricambia lo sguardo accigliato e, con il labiale, formula la frase "di' quello che pensi".
In quel momento il filtro tra la mia bocca e il mio cervello sparisce in una candida nuvoletta bianca.<<...era... davvero protettivo. Sapete, quando ha conosciuto Caleb, quel ragazzo laggiù... sì, quello bello e alto dagli occhi color corteccia>>
Il mio coinquilino saluta con una mano, imbarazzato.
<<Lo ha minacciato con un fucile, ovviamente non lo ha detto in modo diretto, mio padre è sempre stato una persona che insegna a leggere tra le righe... ogni ragazzo che mi si avvicinava lui lo ha sempre odiato... ero la sua bambina e di nessun altro...>>
Sospiro e guardo il pubblico con un sorriso che poco dopo si spegne <<... sembrerebbe un padre fantastico, non è vero? Purtroppo è stato talmente protettivo da non volermi avvisare della sua morte, è morto il giorno del mio compleanno... potete immaginare quanto sia stato orribile per me, ma io devo continuare a sorridere quando vedo ogni singola faccia sconosciuta... tu, sì tu, barba folta e cappello alla Michael Jackson, né io né mia madre né nessun nostro parente si ricorda chi diavolo tu sia! Ma, a quanto pare, sei amico di mio padre, quindi è okay... sei a posto... Ve lo dico onestamente, ho dimenticato il discorso in cui elogiavo mio padre e che probabilmente avrebbe fatto piangere voi e non me. Quello che avrei detto in quel discorso sarebbero state un mucchio di stronzate, scusate il francesismo, e sentimenti falsi messi insieme in un pugno di parole e frasi di senso compiuto dal significato debole ma commovente e carino>>
Sospiro un attimo per riprendere aria e analizzo gli sguardi sconvolti delle persone che mi circondano.
<<...volete sapere cosa provo? Rabbia... sono davvero arrabbiata... perchè me l'hanno portato via troppo presto e all'improvviso, sono arrabbiata con mia madre e mio padre perchè hanno avuto la brillante idea di non dirmi che il mio papà soffriva di leucemia. Non ho avuto il tempo necessario per dirgli addio, per colpa tua e tua>> indico mia madre e poi una foto di mio padre appesa al muro << e poi tu, Pierre! Sei troppo debole per fare un discorso, per organizzare il funerale del tuo unico padre! Lui, povero, è triste, deve stare a riposo e riprendersi! Secondo te io e la mamma non abbiamo bisogno di riprenderci? Secondo te non ci ha toccato la morte di papà? No, ovviamente... noi dobbiamo essere forti e fare tutto in due secondi... Potresti almeno degnarti di darci una mano!>>
Inizio a vedere sempre peggio per via delle lacrime che si fanno spazio nei miei occhi.
Caleb capisce che sto degenerando e viene verso di me accigliato, facendosi spazio tra la gente.
<<Non ne posso più, okay? Sono due giorni che cerco di sorridere... mio padre è morto!>> urlo scoppiando in un pianto isterico <<... come posso sorridere quando il mio papà è sparito... non c'è più nulla di lui!>> mi accascio a terra ma, prima di cadere, due forti braccia mi sorreggono e mi impediscono di schiantarmi contro il pavimento.
La sua mano mi accarezza la schiena e, poi, con uno scatto improvviso, mi solleva a mo' di sposa, sollevandomi dal vecchio parquet.
La sua voce bassa chiede di passare in mezzo agli invitati, la sua postura è impiegabile, dritta come un tronco.
Passando davanti a mia madre la vedo addolorata... ho sbagliato a dire tutte le cose che pensavamo entrambe.
Mi dispiace per questo... ma, se non fossi scoppiata io, sarebbe scoppiata lei e, onestamente, non so quale sarebbe stata la migliore alternativa.
Sento gli sguardi pieni di disagio e imbarazzo seguirmi dopo ogni passo che fa Caleb.
Decido, allora, di nascondere il volto nel suo petto. Lui non dice nulla e mi lascia sporcare il suo abito con il mascara.
Quando usciamo dal soggiorno sento le voci degli invitati che spettegolano.
Le ignoro e cerco di concentrarmi sul battito cardiaco del mio coinquilino, sincronizzato con i passi sulle scale.
Arriviamo quasi subito in camera mia.
Lui, con una delicatezza che non gli avrei mai attribuito, mi poggia sul materasso.
Il piumone morbido mi accarezza la pelle del viso.
I miei singhiozzi coprono l'assordante silenzio.
Caleb non parla, perché sa che io non voglio...
Non vedo l'ora di andare via da qui.Stiamo circa mezz'ora in silenzio, io ho cessato di piangere da poco. Ora, per quanto possa essermi sfogata, guardo un punto fisso nel vuoto e lo osservo con attenzione.
<<Jennifer...>>
La sua voce rimbomba nella mia testa, sono stata talmente tanto in silenzio senza pensare che mi ero scordata il suono della sua voce.
Decido di non rispondere... non ne ho voglia.<<Jennifer...>>
Mi chiama, ancora.
Lo ignoro, anche questa volta.
Se pensa che gli rivolgerò parola, o se ci spera solo, si sbaglia di grosso.
Ho esaurito tutte le parole che avevo giù di sotto, quando le ho urlate davanti a quelle persone.<<... senti, Bambinetta, so che non ne vuoi parlare, ma dovresti... non puoi tenere tutto dentro e aspettare che le persone premano il grilletto e facciano scattare la bomba che ti prepari da tempo...>>
Continuo ancora a fissare il vuoto.
Non ho bisogno di Caleb che mi fa una predica..: ho bisogno di distrarmi.
Distrarmi con qualcuno che non mi giudichi, qualcuno che se ne freghi di quello che è successo e di come mi sento, qualcuno che non mi giudichi.Mi alzo dal letto guardandomi intorno, non incontro mai il suo sguardo.
È come se lui qui non ci fosse.
Mi tolgo il vestito nero, sento le mie unghie passare sui miei fianchi, lentamente mi graffiano.
Lo lascio cadere per terra.
Sento il suo sguardo sulla mia schiena, brucia... si chiede cosa stia facendo, ma non ha il coraggio di parlare.
...come se lui non ci fosse...
Continuo a pensare.
Mi guardo allo specchio appeso all'anta... è possibile dimagrire per la tristezza? Per l'ansia?
Mi si iniziano a vedere le costole... sarà qualche giorno che non mangio niente, che ho fatto finta di mangiare in realtà.<<...Bambinetta...>>
Mi sussurra preoccupato...
Non posso ignorare il suo sguardo ancora per molto.
Prendo dei jeans e me li metto lentamente... le dita scorrono sulle mie gambe deboli. Poi, quando indosso la maglietta, scorrono di nuovo sui fianchi.
Metto le scarpe da ginnastica e lascio la mia camera.
Sento i passi di Caleb seguirmi.
Mi giro, bruscamente.<<Non seguirmi>> gli ordino.
Lui, probabilmente leggendo il mio sguardo, capisce che non deve fare un altro passo prima che io sia andata via da questa casa.
Scendo le scale e vado verso la porta d'uscita.
Incrocio solo un paio di occhi azzurri tra tutti quelli che mi stanno fissando e, con un cenno della testa, le dico di venire con me.Jessica mi segue, senza obbiettare.
<<Allora... hai deciso di trasgredire le regole?>>
XOXO...Gossip Girl.
Okay no... sono in fissa con questa serie.
NUOVO CAPITOLOOOOO Yeeee....
Bene ho detto la cavolata di turno... spero vi sia piaciuto.
Bye...🐊

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Quel coinquilino snervante 2 - You were on my to do list
RomanceDAL 28 NOVEMBRE IN LIBRERIA Sono passati mesi dal ultimo scontro tra Jennifer e Caleb, i due ormai non si parlano più e Jennifer ha deciso di andarsene dal dormitorio maschile e di alloggiare per un po' dalla sua amica Lyla durante il periodo di ass...