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« Non sei capace? »
Il moro sbuffó, negando con la testa.
Quel giorno dovevano recarsi alla sede dell'attività per cui lavora Shoyo, e per l'occasione Kageyama aveva dovuto mettersi bene in tiro, ma si ritrovò in difficoltà nell'allacciare i bottoni della camicia e la zip dei pantaloni.
Il riccio si avvicinò a lui abbottonandogli la stoffa azzurra che metteva ben in risalto i suoi bicipiti, poi passò alla cerniera degli skinny jeans neri, tirandola su, per poi sorridere.
A quel contatto il corvino rabbrividí, sentendosi sfiorare dalle sue mani in un punto così sensibile, se avesse continuato a pensarci gli sarebbe sicuramente venuta un' erezione.
Poi il rosso uscì di casa, dopo essersi assicurato che la coda da gatto fosse ben nascosta sotto il giaccone, e si diresse alla fermata del pullman.
« Quasi 20 anni e sei senza patente, incredibile. »
A quelle parole il piccolo si girò verso di lui, agitando il dito indice in aria e gonfiando le guance. Faceva sempre così quando non sapeva come rispondere.
« Senti un po', ecco, non ho la macchina perché, perché praticamente, non avevo voglia di studiare. »
Il più alto sorrise trionfante, toccandogli con un dito la punta del naso.
« È tutto rosso, copriti. »
Shoyo rimase fermo guardando il corvino, metre lui si toglieva la sciarpa per avvolgerla al collo del più piccolo e abbassargli per bene il cappellino di lana.
« Aw, grazie Tobio-Kun~ »
Dopo vari minuti di attesa il pullman privato arrivò, portava direttamente agli uffici dove il rosso lavorava, fermandosi solo alle fermate dove salivano i dipendenti, colleghi di Hinata.
Il moro si strinse nella sua giacca, abbassandosi di più il cappello che gli nascondeva le orecchie tese, mentre il suo Hinata salutava e dialogava con altri ragazzi probabilmente più grandi di lui.
Entrambi scesero dall'autobus arrivati al capolinea, e varcarono il portone di vetro splendidamente lucido del grande edificio d'azienda.
Passarono diverse ore, in cui il corvino potette imparare ancora più cose sul piccoletto, osservando il piccolo studio in cui lavorava. Non aveva mai capito quale fosse bene il suo lavoro e solo oggi lo scoprì, era l'assistente del proprietario dell'intera associazione pubblicitaria, questo spiegava tutte le sue numerose chiamate e le ore incollate al computer a leggere noiose e-mail.
Spesso Kageyama gli faceva compagnia in quei momenti, facendo sedere il rosso sulle sue gambe per poi dormicchiare con la testa appoggiata alle sue spalle.
Finalmente finirono i diversi scatti, imbarazzanti per il sottoscritto in quanto bisognava essere mezzi nudi.
Il riccio sapeva di questo dettaglio e subito pensò al corpo del suo adorato gatto, pensando fosse perfetto per la pubblicità. Era uno spot per alcuni gioielli di alto valore, ‹come i suoi occhi› fu la prima cosa a cui pensò Hinata.
Uscirono entrambi dall'edificio quando era ormai tardo pomeriggio, il cielo era dipinto di un lieve arancione, simile ai riccioli del piccolo Hinata, che inspirò a pieni polmoni ormai stanco della giornata piena.
« Finalmente fuori, eh? »
E di nuovo il sorriso si fece largo sul suo viso, mostrando quell'adorabile fossetta che Kageyama tanto amava, come tutto il resto d'altronde.
« Shoyo... Ti va se facciamo due passi? Magari fino alla prossima fermata? »
Il corvino preferì coprirsi il viso nella sciarpa, che gli era stata restituita, invece che guardarlo direttamente negli occhi.
« Mi piacerebbe tantissimo, ma sono costretto a dirti di no, altrimenti perdiamo il pullman riservato. »
Tobio si sentì a pezzi, quella sera voleva approfittare della situazione particolare per confessarsi, ma andò tutto in frantumi ancora prima di iniziare. Era deluso, non di Hinata, ovviamente.
Il rosso, che ormai conosceva bene i suoi stati d'animo, non si fece scappare quella sua piccola nota di tristezza quando gli disse:
« Oh.. Si, hai ragione. »
« Mnh. Ripensandoci potremmo andare a piedi e poi prendere l'autobus pubblico. »
Le orecchie da gatto si drizzarono mentre la coda si agitava sotto la giacca, era sollevato, felice, ansioso e molte altre cose anche se la sua espressione non lo dava a vedere.
Il più alto optò per evitare la strada principale, passando per qualche stradina secondaria e molto meno affollata, così da non essere disturbato.
Iniziarono così a camminare, il corvino con le mani nelle tasche, il rosso intento a calciare ripetutamente un sassolino continuando a chiedersi il motivo di quella richiesta da parte del suo amico.
« Shoyo devo parlarti. »
I passi del moro si fermarono, guardando il più piccolo che ricambiò lo sguardo, confuso.
« Certo, dimmi tutto. »
Kageyama prese un respiro profondo, rimurginando su quello che stava per dire.
« Non so davvero da dove cominciare. »
« Uhm... stai bene? Ultimamente sei più strano del solito. »
« No, non sto bene per niente. »
« Eh? c'è qualcosa che non va? »
« Piú che qualcosa, io preferirei qualcuno. E quel qualcuno sei tu. »
« Io? Che ho fatto? »
Il più alto prese un'altra boccata d'aria, pronto per liberarsi di quel suo macigno sul cuore.
« Che hai fatto? Che mi stai facendo, vorrai dire. »
« Davvero, non capisco. »
«Non sei l'unico a non capire, io non capisco più niente. Quando mi guardi e mi sorridi mi mandi il cervello a puttane, quando mi abbracci, quando mi tocchi, quando mi sfiori sento i brividi in tutto il corpo, quando parlo con te sento le farfalle allo stomaco, e soprattutto, ogni singola volta che ti vedo sento come se il cuore volesse uscirmi dal petto e scoppiare, ed è tutta colpa tua. Perché sei così fottutamente bello da farmi impazzire, perché sei così... Così. Ogni volta che parliamo vorrei baciati, toccarti, farti mio in tutti i modi e solo Dio sa quanto mi faccia incazzare sapere che altre persone possano anche solo vedere quel sorriso fantastico che vorrei fosse tutto per me, vorrei che tu sorridessi solo ed esclusivamente a me per evitare che altre persone si innamorino di te. Perché si, Hinata Shoyo, io sono innamorato di te da molto tempo. »
Quella confessione lasciò di stucco il rosso, mai si sarebbe immaginato simili parole, era addirittura rimasto a bocca aperta non sapendo che rispondere e si ritrovò a balbettare come un idiota in balia delle emozioni.
« I-Io non... Kageyama.. »
Prima che poté finire la frase venne interrotto dal moro.
« Stai tranquillo, non mi aspetto che tu ricambi. Perché andiamo, io sono un 'gatto' e tu una persona. Tutto quello che volevo era solo far te lo sapere, farti sapere che nonostante tutto io ci sono, per qualsiasi cosa. Vorrei solo che tu facessi finta di nulla, non cambiamo il nostro rapporto per questo, non allontanarti da me... Adoro quando mi riempi di attenzioni. »
Il corvino era sull'orlo delle lacrime, pensava di aver fatto una gran cazzata a confessargli i suoi sentimenti, aveva paura di aver rovinato tutto.
Aveva paura di perderlo.
« Tobio... »
Il rosso gli si avvicinò, accarezzandogli le guance con un piccolo sorrisetto.
« Lo so già. »
« Che? »
« Lo sapevo, tutto quanto. »
« Tu conoscevi.. Tutto questo? Tutto quello che provo? »
Il riccio annuì, allargando il sorriso.
« Sono così contento che finalmente tu abbia trovato il coraggio di dirmelo. »
« Ma.. Come? »
« Avevo notato dei comportamenti strani in te e mi era venuto questo dubbio, poi ne ebbi la conferma quando ti sei messo a parlare nel sonno, durante un incubo. »
Non sapeva se sentirsi sollevato o meno, però almeno la loro relazione d'amicizia non ne avrebbe risentito.
« Shoyo... Scusami, ma ti amo. »
Hinata in quel momento si sentì il ragazzo più felice sulla terra, era al settimo cielo e non si fermò un attimo quando l'idea di saltargli in braccio gli si presentò in mente.
« Tobio-kun, anche io. »
Il gatto lo tenne in braccio, barcollando un po' all'indietro per la sorpresa.
« Tu.. Ricambi? »
« Certo. »
Ed ecco che anche sul viso del più grande si aprì un sorriso, il quale non esitò a baciare il più piccolo, stringendolo a se e non volendo più lasciarlo andare.

Neko [KageHina]Where stories live. Discover now