Destiny Mates

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"Con quel cappuccio sembra appena uscita da una fiaba dei fratelli Grimm" penso lanciandole un'occhiata di sbieco.

Ma era l'unica soluzione per tentare di nasconderla. Un cappuccio rosso. Rosso sangue, adatto a lei.

E' passato del tempo da quando l'ho conosciuta la prima volta. All'epoca ne avevo paura, non mi fidavo di lei, non volevo che entrasse nella mia vita. Dopotutto era stata lei a creare la famosa "pozione" che mi ha fatto ringiovanire di dieci anni. Sospettavo di lei in ogni momento, pensavo mi avesse tradito e consegnato a Gin. Ma ben presto ho capito che lei non centrava più nulla con gli Uomini in Nero ed era lei la vittima. Era lei ad essere in pericolo, forse più di me, e lo è tuttora.

Non si può scappare dal proprio destino, ma ho deciso di proteggerla. Forse lo devo a sua sorella o semplicemente non voglio che finisca nelle mani di quei criminali. Ha cercato di redimersi e io l'ho perdonata. Adesso voglio che sia al sicuro.

Siamo sull'autobus diretti alle piste da scii in una località di montagna, insieme al professore Agasa e ai nostri amici che non fanno altro che fare chiasso.

Lancio un'altra occhiata ad Haibara, seduta accanto a me. Sta parlando con il professore ed è sempre cosi sarcastica. A volte penso che lo faccia apposta. Irritare le persone fino all'esasperazione. O probabilmente lo fa solo con me: ci tiene a tenermi sulle spine.

Ammetto che questo lato del suo carattere, mi stuzzica. E' una tosta. Mi volto a guardare verso il finestrino pensando a come sarebbe stato conoscerla da Shinichi e non da Conan Edogawa.

Non facciamo altro che prenderci in giro durante il viaggio, come da manuale. Lei è spiritosa e io le tengo testa. Credo faccia parte del pacchetto "Conan e Ai". Nel mio cuore è già diventata Ai, ma il mio cervello continua a chiamarla Haibara. Sarà una cosa da detective, credo. O del mio voler apparire distaccato.

Col tempo abbiamo imparato a capirci a vicenda, siamo in sintonia e la cosa mi spaventa un po' e non so il perché.

E' quando Ai mi stringe forte la mano, improvvisamente, che sento un calore invadermi per tutto il corpo. Una sensazione piacevole, intensa. Ma sento che c'è dell'altro. Cosa le è preso?

Mi volto a guardarla: ha la testa abbassata, dei ciuffi di capelli le escono da sotto il suo cappuccio rosso e sta tremando. Trema di paura.

Vorrei stringerla a me, ma non credo sia la cosa giusta da fare. C'è qualcosa che la spaventa su questo autobus.

<<Haibara?>> provo a chiamarla. Ma non risponde.

Mi guardo intorno, sono salite altre persone a bordo e Ai sembra spaventata da una di loro. Che fosse qualcuno dell'organizzazione?

In effetti c'è un uomo che mi sembra alquanto sospetto, ma non faccio in tempo ad indagare, che l'autobus viene dirottato da due malviventi mascherati da passeggeri.

Merda!

Qualcuno grida spaventato, procurandosi una sberla o un calcio.

Ai continua a tremare e mi stringe cosi forte la mano che quasi non sento più le dita.

Piccola Ai, che ti succede?

I due malviventi ci chiedono di consegnare i nostri cellulari e non fanno fermare l'autobus. Dicono che hanno piazzato delle bombe.

Siamo spacciati e non so cosa fare. Il mio cervello lavora a mille orari. Devo proteggere tutti i passeggeri, far arrestare i due uomini e devo proteggere Ai, da qualunque cosa abbia paura.

Finalmente dopo qualche ora, riesco ad elaborare un piano con l'aiuto dell'insegnante di inglese Jodie Saintemillion e del Dottor Araide anche loro sull'autobus e riusciamo a contattare la polizia.

L'autobus viene fermato ed evacuato in tutta fretta: accidentalmente è stata innescata la bomba dei dirottatori.

Ci sono soltanto venti secondi prima che l'autobus salti in aria.

E' Ayumi ad accorgersi che Ai non è con noi. Mi guardo intorno e non c'è.

Quella stupida è rimasta sull'autobus. Anzi, lo stupido sono io. Perché non l'ho trascinata fuori?

Aveva paura, era immobile e io dovevo aiutarla.

Venti secondi mi separano da lei. Venti secondi in cui potrebbero finire le nostre vite. Ma non ci penso un secondo di più. Corro di nuovo verso l'autobus più veloce che posso. Più veloce di una pallottola.

So perché è rimasta. Vuole morire. Vuole sacrificarsi per noi, per me. L'organizzazione le dà la caccia, e lei vuole annientarsi prima che lo facciano loro. Certo, è facile cosi, non è vero, Ai?

Quando salgo a bordo, lei è nello stesso posto dove l'ho lasciata. Con il suo cappuccetto rosso. Pensa di poterla fare finita, ma non ha messo in conto che ci sono io al suo fianco, adesso.

Le afferro un braccio e lei mi guarda stupita.

Non c'è tempo di parlare, la prendo in braccio e mi getto dal finestrino dell'autobus che va in frantumi un secondo prima che la bomba esploda. Il boato è talmente forte che quasi non sento più le orecchie. Stringo forte Ai tra le mia braccia, il suo corpo piccolo quanto il mio.

Le schegge del finestrino ci finiscono addosso, come pioggia. Mi ferisco un braccio, ma non importa. L'importante è che Ai è salva.

Veniamo circondati dalla polizia.

<<Questa bambina è ferita>> dico all'agente Takaji, <<Bisogna portarla in ospedale, rimango io per la deposizione>>

L'agente acconsente e Ai e gli altri vengono fatti salire sull'auto di polizia.

<<Non farlo più, Ai>> le dico.

Lei mi guarda sorpresa, forse perché l'ho chiamata per nome. O perché le ho appena salvato la vita. Le ho detto anche che non deve scappare dal suo destino e quel non farlo più non era riferito solo a questo.

Non deve più fare una cosa del genere perché se non riuscissi a salvarla, se ne andrebbe. E non voglio che vada via dalla mia vita. E' arrivata come un fulmine a ciel sereno e ora non sopporterei la sua assenza. Ho giurato di proteggerla a qualsiasi costo e cosi sarà per sempre.

Condividiamo lo stesso destino adesso. Non puoi impedirmi di salvarti, piccola Shiho. 

Destiny MatesWhere stories live. Discover now