Prologo

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Giorgio

Roma, marzo 2017.

L'aria pungente di marzo mi fa rabbrividire, non immaginavo uno sbalzo termico simile, all'interno del pub ci saranno almeno trenta gradi, mentre fuori ce ne sono al massimo quattro.

Accendo la sigaretta preparata poco prima con l'intenzione di fumarla in fretta, voglio tornare al caldo e continuare a bere.

«Ciao, Giorgio» pronuncia una voce gracidante alla mia sinistra. Mi volto e i grandi occhi nocciola di Azzurra mi scrutano.

«Ciao» rispondo apatico, sperando che mi lasci stare. Oggi non sono in vena delle sue avances.

«Sei qui anche questa sera» sottolinea. Ho come la sensazione che mi stia giudicando.

Che le importa di quanto tempo passo in questo locale? In fin dei conti se mi incontra spesso è perché anche lei lo frequenta.

«Già» replico, infastidito, guardando la cartina della sigaretta accorciarsi velocemente. «Vale lo stesso per te» affermo, soffiando il fumo dalla bocca.

«Hai ragione» sorride furba. «Quando ti deciderai a invitarmi a bere qualcosa?» domanda toccandomi un braccio.

«Probabilmente mai» rispondo secco guardando la cenere cadere a terra.

«Sei davvero uno stronzo» ringhia offesa. «È ora che guardi avanti e la smetti di piangerti addosso per una che non ti vuole.» Mi colpisce.

Ma cosa ne sa lei di me, di lei, di noi? Come si permette?

A malapena abbiamo avuto un dialogo, è solo una tizia che incontro spesso al pub e che cerca di abbordarmi.

Come fa a sapere con certezza cosa provo, per chi soffro e chi sono?

Finisco di fumare e getto la cicca davanti a me per poi rientrare nel locale, ignorando la ragazza e la sua invadenza.

Raggiungo il bancone e mi accomodo di nuovo sullo sgabello. «Un altro whisky, per favore» chiedo al barman.

«Mi dispiace, Giorgio» interviene Nello, il proprietario del pub. «Ne hai già bevuti quattro in un'ora, senza mangiare nulla. Forse è il caso che chiami un taxi oppure un tuo amico e te ne torni a casa.»

Serro la mascella, alquanto ferito. «Sto benissimo, sono lucido, non c'è bisogno che chiami nessuno. Voglio solo un altro drink» chiarisco.

«A me non sembra che tu lo sia. Mi dispiace, ma nessuno ti servirà più dell'alcol» conclude, afferrando una pezza per pulire il ripiano.

«Bene, cambierò locale, non sei di certo l'unico a Roma ad avere la licenza per venderlo!» mi alzo furioso sbraitando, nel farlo attiro l'attenzione di alcuni ragazzi seduti poco più in là.

«Questa sceneggiata e l'alcol non risolveranno i tuoi problemi, tanto meno riporterà la tua amata da te. Dammi retta e...»

«Che ne sai tu di lei?!» lo interrompo, urlando. Nello non risponde, sospira e mi guarda compassionevole.

Questa sera si sentono tutti degli psicologi o hanno solo provato a indovinare?

Possibile che i miei sentimenti e il mio dolore per Sara siano così evidenti?

Non posso essere così debole e sopraffatto dalle emozioni, tanto da umiliarmi davanti a tutti per una persona che mi ha scaricato.

Senza dire altro mi volto, intenzionato ad andarmene, scoprendo che Azzurra, dietro di me, ha assistito silenziosa alla scena.

«Vuoi ancora bere qualcosa insieme?» le domando a brucia pelo.

«Sì.»

«Andiamo a casa tua?» propongo, senza girarci intorno.

«Volentieri!» sorride, entusiasta.

La prendo per mano e la trascino fuori, conducendola alla mia moto parcheggiata davanti al locale.

Anche se le sue labbra non sono piene come le sue, devo dimenticare Sara...

Almeno per stanotte!

Cielo Nero - La Trilogia Dei RicordiWhere stories live. Discover now