Capitolo 1 - 1/2

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Sara

Ricontrollo, attraverso lo specchietto retrovisore, il make-up: la coda disegnata con l'eyeliner verde, che risalta le mie iridi verde acqua, alla fine del mio occhio sinistro è diversa da quella dell'occhio destro. Sono quasi tentata di prendere i trucchi nella borsa e rimediare, ma ho paura di peggiorare la situazione e non ho nemmeno una salvietta struccante.

Tento di non dargli troppa importanza e passo oltre, finisco però a scrutarmi il viso, minuziosamente, trovando delle piccole imperfezioni: peli superflui sulle sopracciglia e un paio di punti neri sotto il mento che spiccano sulla pelle chiara.

Sono così concentrata che quando la portiera anteriore si apre di scatto, sobbalzo, urtando il ginocchio al volante.

«Ciao, Sara, scusa se ti ho fatto attendere. Ti ho spaventata?» domanda Indira con voce squillante, accomodandosi.

«Ciao. Mi hai fatto quasi prendere un infarto» esagero, massaggiando la rotula. «Stavo guardando allo specchio tutti i miei difetti» spiego.

«Ma quali difetti, non dire stupidaggini! Sei bellissima» sostiene.

«Se lo dici tu...»

«Io come sto?» domanda, tirando giù la cerniera del suo parka scoprendo il vestito in velluto bordeaux. Le sta davvero bene, risalta la sua carnagione naturalmente abbronzata e dona volume al suo corpo esile.

«Sei favolosa come sempre» affermo sincera.

«Grazie. Ora però non perdiamo altro tempo, ho una gran fame» confessa, sistemandosi sul sedile e allacciando la cintura di sicurezza.

«Sì, Signora» la prendo in giro, imitando il saluto militare.

Metto in moto l'auto e guido verso la nostra destinazione. Onestamente non vedo l'ora di arrivare al locale, ho un discreto appetito anch'io e non voglio perdermi l'inizio del concerto: stasera suona la cover band degli Aerosmith, uno dei miei gruppi rock preferito.

Dopo una serie di semafori rossi e di traffico locale, arriviamo al Mad Bull con soli tre minuti di ritardo rispetto la prenotazione. Parcheggio e ci incamminiamo verso l'entrata.

Prima di varcare la soglia estraggo dalla borsetta un pacchetto di sigarette, ne sfilo una e la porto alla bocca per poi accenderla.

«Sara!» mi riprende Indira, agitando davanti a sé la mano per scacciare via il fumo che, involontariamente, è arrivato sotto il suo naso.

«Scusa.»

«Hai ripreso a fumare?» domanda sorpresa, riducendo i suoi occhi nocciola, a mandorla, in due fessure.

«Non ho mai smesso. Lo sai che fumo di tanto in tanto, soprattutto se sono stressata» le ricordo, inspirando a fondo.

«Non sarà mica per quelle voci che girano a lavoro sulla riduzione del personale? Perché non riguarda noi assistenti di volo, Steven me lo ha assicurato» si appresta a dire.

«No, non è per il lavoro. Comunque lo ha detto anche a me» rispondo. È una fortuna avere un amico che lavora nell'ufficio del personale che ci rassicura in casi come questi.

«Allora cos'è che ti turba e ti spinge ad accendere una sigaretta?»

«Niente, ho solo voglia di farlo» mento.

La verità è che da quando non frequento più Giorgio sono molto nervosa e fumare ha un effetto calmante, ma non ho voglia di parlarne con lei adesso.

Indira sembra credermi, quindi finisco di fumare e spengo la cicca in uno dei grandi posacenere vicino l'ingresso del locale, dopodiché entriamo.

Superate le grandi porte a spinta in legno, tipiche dell'arredamento in stile western di questo risto-pub, ad accoglierci c'è un cowboy che controlla le prenotazioni. Dopo esserci presentate fa un cenno con la mano a una cowgirl che ci accompagna al nostro tavolo, consegnandoci i menù.

Cielo Nero - La Trilogia Dei RicordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora