Capitolo 9

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Lisbona, 3 agosto 1749

Una giovane donna si muoveva furtiva lungo i corridoio ancora avvolti nella quiete della notte. Il lungo mantello scuro dall'ampio cappuccio le celava il viso e il corpo, mentre avanzava agile e silenziosa fin oltre l'ampio portone lasciato appositamente aperto. Rapida, lanciò uno sguardo fugace da ambo i lati prima di scendere frettolosamente quei cinque gradini che la conducevano in giardino. Il cielo, proprio in quel momento, iniziava a tingersi dei colori dell'alba illuminando tutto quello che le era intorno.

Il cuore le batteva furioso nel petto all'idea di quanto fosse audace la propria fuga. Se solo se ne fossero accorti avrebbe passato ingenti guai ma, quando la sera prima aveva acconsentito, non le era sembrata una folle scelta.

Seguì il sentiero ghiaioso che l'avrebbe condotta al limitare della recinzione dove sapeva esserci le guardie, ma ben prima che la scorgessero, si avvicinò alla siepe dove vi era un varco sottile e lo attraversò, sperando di non impigliarsi.

Oltre il muro verde scorse il fiume placido e la piccola barca a remi che urtava la banchina a ogni alito di vento. Trattenne il respiro a quella visione e sentì pizzicare gli occhi dall'emozione. Le lacrime non erano solo sinonimo di tristezza ed ella lo sapeva bene.

"Siete venuta?" sussurrò una voce alle sue spalle. Calda e carezzevole come oramai aveva imparato a riconoscere.

"Ne dubitavate?" ribatté guardandolo da sopra una spalla.

Nella penombra dell'alba egli riuscì a notare solo il candore dei denti e il cuore aumentò il battito, come accadeva sempre alla di lei presenza.

"Pensavo sareste stata più saggia."

"La saggezza per ora la lascio ai vecchi e ai Re", replicò tirando indietro il cappuccio per guardarlo negli occhi, "ora lasciatemi essere solo Francesca."

"E sia!" concordò illuminandosi in volto, "Venite, Francesca, lasciate che vi aiuti a salire."

Con un agile movimento Franklin balzò nell'imbarcazione e allungando una mano l'aiutò a fare altrettanto.

"Sedete qui", le consigliò sedendosi dinanzi a lei per prendere i remi, "siete pronta?"

"Sono nata per questo" asserì sciogliendo il nodo del mantello per lasciarlo scivolare lungo le spalle.

Lord Exeter si prese del tempo per ammirarla, completamente impreparato a tale naturale bellezza. Indossava un abito semplice color crema privo di costrizioni, infatti, le ricadeva morbido seguendo ed evidenziando le forme femminili con molta efficienza. Il giovane deglutì con visibile confusione prima di sollevare lo sguardo e puntarlo al di lei viso. Una lunga treccia le acconciava i capelli rendendola meno reale e più donna. Era di gran lunga più incantevole in quella veste poco pretenziosa che con tutti gli ori della corona.

"Non è l'abbigliamento adatto?" chiese mordendosi il labbro con evidente imbarazzo. Aveva iniziato a decifrare gli sguardi e le espressioni, ma su Franklin non era mai convinta. Un giorno sembrava ammirarla e l'altro pareva completamente disinteressato, le era difficile comprendere i suoi reali pensieri e questo le causava un costante groviglio allo stomaco.

"Siete perfetta!"

La sincera risposta le causò un sorriso spontaneo che lo abbagliò.

"Perfetto per la nostra avventura" modificò lui con un sorriso scaltro.

"Non avevo dubbi" replicò con un sorriso ancora più ampio.

Si guardarono per un breve istante e il cuore di entrambi accelerò lasciandoli senza fiato.

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