Capitolo 16

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Portogallo, gennaio 1760

Nel silenzio di quel tardo pomeriggio di gennaio, si udivano solo le voci di due uomini che si levavano in alto.

"Non potete dire sul serio?" la domanda suonò sconvolta e mal celava lo sgomento.

"Non sono mai stato più serio di così."

"Quello che mi chiedete è contro natura, è ingiusto nei di lei riguardi."

"Dunque per te va bene?"

"Non ho detto questo", protestò il primo, "ma sono un uomo."

"Comunque la decisione è presa, sii presentabile, questa sera farò l'annuncio."

"Ella almeno ne è a conoscenza?" chiese non riuscendo a trattenere il fremito nella voce.

Si sentiva inerme, intrappolato in quella decisione sulla quale non aveva alcuna voce in capitolo. Doveva solo obbedire al Re, anche se aborriva quella scelta, in vero il disdegno non era dovuto per se stesso, ma per colei, che sapeva essere innamorata di un altro uomo.

"Sarà una sorpresa", sghignazzò l'altro, "vedrai che ne sarà felice. Ora vai a prepararti e non indugiare oltre" ordinò troncando ogni altra protesta.

In un'altra stanza, avvolta dal calore di uno scoppiettante camino, vi era la principessa alle prese con i preparativi per il ballo di quella stessa sera.

"Siete splendida!" cinguettò Margarethe con un sincero sorriso sulle labbra.

"In quanto a bellezza mi superate, ma accetto di buon grado il complimento."

La bionda arrossì mutando l'espressione con una di timido contegno.

"Sappiamo almeno cosa festeggeremo?" chiese la principessa studiando il suo aspetto ormai maturo.

"Si vocifera che sia per celebrare la vita, in memoria dei caduti durante il terremoto e in onore dei sopravvissuti."

"Insolita scelta" sentenziò Maria Francesca alzandosi per lisciare le gonne dell'abito scelto per quell'occasione. Un'ampia gonna di taffetà dai colori pastello digradava dal verde profondo a quello chiaro dove incontrava il corpetto nero impreziosito da fiocchi su tono. L'ampio scollo ornato di pizzo, le lasciava scoperte le spalle e metteva in risalto il lungo collo sottile libero di ornamento e la prosperità del seno. I capelli neri come le ali di un corvo erano stati raccolti in un'acconciatura morbida che lasciava liberi alcuni boccoli a incorniciarle il viso. Il volto avorio era impreziosito dai suoi begl'occhi d'ossidiana che spiccavano tra le folte ciglia e sormontavano il naso sottile e le labbra morbide atteggiate a una smorfia simile a un sorriso.

"Vi divertirete" esordì la dama notando quella cupa espressione di intimo disgusto.

"Ho una strana sensazione", ammise la principessa, "la scelta del Re mi inquieta, in questi ultimi tempi ha sempre detestato le mura ed ora è ivi a celebrare una festa! Non sono tranquilla."

"Siate felice per il momento di gaudio", ribatté la dama con un sorriso, "in un periodo così ostico, forse questo ricevimento è quanto di più necessario per il popolo, per voi e le vostre sorelle."

"Sorelle che mi evitano come il vaiolo" mormorò guardandosi ancora nel riflesso, mentre afferrava il labbro inferiore tra i denti in modo pensoso.

"Passerà, niente dura per sempre" asserì Margarethe facendo prendere aria alla gonna per distenderla bene, "se il loro malcontento non dovesse finire, si ritroveranno sole in un regno che non le vuole."

"Non dite così", l'ammonì la principessa con sguardo benevolo, "sono solo confuse."

"Mi permetto di dissentire", contestò rafforzando quel pensiero con un movimento del capo, "Sono donne, non bambine. Non vi sono sconti neanche per loro."

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