Capitolo 5

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Una scintilla sa bruciare


- Ora -


Punti interrogativi. Ecco quel che aleggiava nella mente di Eanruig. Infiniti, enormi punti interrogativi. Era confuso. (nda: Così confuso da colpirsi da solo – ouch!)

Osservò ancora una volta il loro salvatore, che si stava cimentando nell'accensione di un fuocherello per scaldarsi. Era molto alto, più di un elfo ma non quanto un orco, ed aveva delle spalle molto grosse. Sembrava una montagna. Tutto il suo corpo, di carnagione brunastra, era un fascio di muscoli, come se avesse passato la vita a sollevare querce e massi. Il suo volto era grezzo ed elegante al tempo stesso, per via della forma delicata del naso e della mascella squadrata, coperta da una folta barba, rossa come i capelli. Ma non era la sua rude bellezza a colpire Eanruig: la sua curiosità era stata risvegliata, più che altro, dalle pupille allungate dei suoi occhi verdi e dalle piccole zanne che sbucavano dalle sue labbra; per non parlare poi delle orecchie a punta!

Non riusciva a inquadrarlo. Non ci riusciva proprio. Non era un orco: era troppo basso, la sua pelle era troppo chiara, le orecchie e le zanne troppo corte e la postura troppo perfetta. Non aveva nemmeno gli artigli! E certamente non era un nano, né un elfo, né tantomeno un umano. Che fosse un troll? Eanruig non aveva mai visto un troll, ma nei libri di Mài Maman avevano un aspetto completamente diverso. Per una questione di rispetto, decise di non domandargli quale fosse la sua razza.

Gli occhi gentili di quella strana creatura si spostarono dalle fiammelle, che avevano iniziato a crepitare, al folletto, che lo stava ancora fissando

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Gli occhi gentili di quella strana creatura si spostarono dalle fiammelle, che avevano iniziato a crepitare, al folletto, che lo stava ancora fissando. Eanruig sussultò, come fosse stato colto a rubare del pane. Spostò lo sguardo sulla sorella, dall'altro lato della piccola radura che fungeva loro da nascondiglio. Anche lei era chiaramente confusa.

A un certo punto, l'uomo sbuffò, sollevando gli occhi al cielo ed elevandosi in tutta la sua altezza.

- Ma insomma! Tra voi folletti i ringraziamenti si fanno guardando intensamente la persona che vi ha aiutati? Siete proprio strani. – disse, con quella voce roca e giovane che li aveva sorpresi nella galleria.

Eimhir si schiarì la gola e fece un passo avanti. – No, signore. Le chiediamo scusa, e la ringraziamo per averci salvato la vita. Noi...

Lui la interruppe, specchiandosi nel piatto del suo spadone e sistemandosi la barba. – Seriamente? Ti sembro molto più vecchio di voi? Dammi del tu, folletta. Sono giovane, io.

Lei alzò le sopracciglia, guardando in direzione del fratello come a dire "A te sembra giovane come dice di essere?", ma non contestò.

Eanruig si fece avanti. – Okay, amico. Ti ringraziamo per averci salvato la pelle. Io sono Eanruig Altwidus, e questa è mia sorella Eimhir. – disse, indicando la sorella. – Qual è il tuo nome?

Gli Altwidus E Il Cipresso EffimeroWhere stories live. Discover now