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<<Enegan Swaros>> sussulto non appena il mio nome riecheggia nella sala. È il mio turno. Il mio sedile inizia ad emettere strani suoni e automaticamente si sganciano le cinghie di acciaio che mi tenevano incollata ad esso. Un soldato mi afferra per un braccio con uno strattone, facendomi alzare dal freddo sedile, poi i miei polsi vengono circondati da un paio di manette. Il mio cuore batte all'impazzata, e devo costringere le mie gambe molli a muoversi se non voglio che me le taglino prima dell'incontro. Osservo tutto, tutto ciò che mi circonda finché posso, finché i miei occhi non saranno coperti da una benda.

Mi trovo in un grande corridoio, il cui pavimento è liscio e scivoloso e riflette le luci LED installate nelle fredde e metalliche pareti circolari. Innumerevoli sedili, poggiati ad esse, sono occupati in gran parte da altre persone, immobili, legate ad essi. Criminali. Come me, come il ragazzo chiuso in quell'enorme stanza, dalla quale non è uscito. Vuol dire che è morto. E il suo corpo verrà gettato insieme a tutti gli altri uccisi prima di lui. Torturati, martoriati dall'animale.

Una lampadina lampeggia, come i miei sensi in allerta. Da qui non si può scappare, non ci sono porte da cui uscire, solo una, quella enorme e blindata che da accesso all'inferno. Se vuoi uscire da questo posto devi lottare. Non ha importanza se ti manca un braccio, un occhio o un qualsiasi membro del tuo corpo, non ha importanza se resti chiuso lì dentro per giorni. Devi lottare, vincere o essere sconfitto, vivere o morire. In entrambi i casi usciresti da lì. Il soldato stringe la presa attorno al mio braccio non appena mi cede una gamba, e mi tira su con uno scossone. Impongo a me stessa di non mostrare ulteriormente le mie debolezze e riprendo a camminare a testa alta, impassibile, sebbene tutti i miei muscoli brucino dal dolore.

Non ricordo da quanto tempo sono qui dentro, non saprei spiegarlo. Giorni? Settimane? Mesi? So soltanto che questa mattina sono stata prelevata dalla mia cella, ammanettata e gettata su di un sedile, vicino ad altri prigionieri. Ho aspettato per ore, avrei voluto che fossero secoli. Tutto, pur di non affrontare questo.

Do un'occhiata al mio polso, quasi per ricordarmi che il bracciale regolatore mi è stato strappato via non appena ho messo piede qui dentro. Ecco perché mi sento così debole, l'energia 4, in assenza del bracciale, ha un particolare influsso sulle persone: le rende stanche nel giro di pochi giorni, fino a privarle di ogni forza rimanente, per poi ucciderle. Lo hanno fatto apposta. Devo entrare lì dentro, e, in relazione alle mie condizioni fisiche, ho sì e no, due giorni per vincere. O per essere sconfitta. Bastardi maledetti.
Sanno che morirò subito dopo aver varcato quella soglia, sono così debole che potrei morire anche con una spinta.

Oltrepassiamo una porta automatica che si apre senza produrre alcun rumore, riesco a sentire la presenza delle telecamere puntate su di me, seguono ogni mio movimento. Le fisso, ad una ad una, cercando di trasmettere il mio disgusto agli uomini nascosti dietro di esse. Adesso, ogni cinque metri, sono presenti delle guardie, in caso dovessi ribellarmi. Come se fosse possibile. Si divertono a prendersi gioco di me, o meglio, di quello che ne è rimasto.
Non doveva andare così.
Svoltiamo a destra, ci attende un altro infinito corridoio, alle quali pareti sono incollati ancora sedili. Mi chiedo quanta gente hanno intenzione di fare fuori. Troppa. Il mondo, allora, non è così perfetto come ci hanno sempre fatto credere, i criminali, o i ribelli vengono spediti qui per combattere e dimostrare che le azioni da loro compiute sono dovute a instabilità mentali, causate da gravi fenomeni avvenuti in periodi difficili della vita, in cui nessuno è stato disposto a proteggerli.
So queste fandonie a memoria, ma la verità è che vogliono eliminarci del tutto, perché nessuno sopravvive a quella cosa. Sorrido; l'ho capito troppo tardi. Impreco mentalmente contro me stessa e dico addio a tutti i miei sogni ormai infranti. Sapevo che sarebbe finita nel peggiore dei modi, ma non ho voluto arrendermi, e poi mi hanno catturata. Che fine hanno fatto gli altri?
Aithour.
Il soldato accelera il passo, costringendo anche me a camminare più velocemente.
Non pensavo che questo corridoio sarebbe stato l'ultimo. La porta si apre e un bagliore accecante mi avvolge. Una benda mi viene calata sugli occhi, attaccata ad una strana apprecchiatura sulla mia nuca, i miei polsi non vengono liberati dalle manette. E poi vengo gettata dentro, tra le braccia della morte.






▪ TRAMA p r o s s i m a m e n t e.

EneganOnde histórias criam vida. Descubra agora