Daniel Ricciardo ~ Something Kinda Funny

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Il Paddock era pieno di gente che correva ovunque e Julie aveva ancora il fiatone per la corsa che aveva appena fatto: il suo aereo aveva fatto ritardo, era riuscita a passare in albergo per lasciare le sue cose e farsi una doccia in meno di 3 minuti. Il traffico, dal paesino dove si trovava il suo hotel fino al circuito di Spa aveva peggiorato le cose, e adesso era lì, con il suo pass attorno al collo, il registratore in mano, le domande tutte nella sua testa.
Non era difficile individuare l'hospitality Red Bull: non erano solo i colori sgargianti, il blu con l'enorme toro rosso disegnato, ma sembrava che l'hospitality della scuderia anglo- austriaca avesse qualcosa di speciale che attirava tutti, sopratutto se si trattava di festeggiare.
Julie conosceva bene molti degli impiegati della scuderia, e seppur la situazione in casa Red Bull non fosse delle migliori, in tutto il box non si smetteva di sorridere, forse contagiati anche dal sorriso del loro pilota.
"Salve, ho un appuntamento con Daniel Ricciardo, per conto di MotorSport." Julie si rivolse alla ragazza all'entrata della hospitality che la accompagnò nell'area ristoro.
Fece un respiro profondo e si sistemò la camicetta e la ragazza le indicò il tavolo dove il pilota australiano la stava aspettando con la sua PR.
Era abituata a fare interviste, ad essere pungente, a scavare e a farsi dire ciò che voleva, ma fino a qualche mese prima lo faceva in GP2 e GP3. Il duro lavoro e la passione l'aveva portata alla "promozione" e adesso era un po' strano dover intervistare quelli che erano un po' dei miti anche per lei. Pur avendo frequentato il Paddock negli anni precedenti, i piloti di Formula 1 restavano sempre inaccessibili, sempre di corsa, sempre con qualcosa da fare, inarrivabili. Comunque, pilota di F1 o meno, non avrebbe fatto la differenza: sapeva come estorcere le informazioni più preziose.
Ovviamente, Daniel Ricciardo la accolse con uno dei suoi soliti sorrisi che sempre lo contraddistinguevano e osservò Julie mentre si sedeva e si sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
L'aveva vista qualche volta, nel Paddock, sempre di corsa, sempre indaffarata, con quello sguardo indagatore che aveva anche in quel momento. I capelli scuri contrastavano con i grandi occhi verdi, che davano ancora più profondità al suo sguardo attento. La gonna le arrivava fin sopra il ginocchio, era abbronzata e la camicetta bianca risaltava ancora di più sulla sua pelle ambrata.
L'intervista cominciò, e dopo i soliti convenevoli, come andrà la gara, qual è la situazione per la Red Bull, Julie sfoderò tutte le sue armi per sapere qualcosa di più sul suo futuro.
La silly season era nel vivo, e Monza, il GP successivo, era di solito il GP in cui gli annunci venivano dati, specialmente se si trattava di Ferrari. Ma Daniel non parlò, anzi, fece di tutto per non lasciarle nemmeno un indizio, quasi fosse una sfida personale nel farla arrabbiare.
Era difficile trattenere un sorriso per Daniel, che scherzò comunque con lei.
Poco dopo il suo tempo terminò, Julie spense il suo registratore, quasi soddisfatta.
"Sei un osso duro Ricciardo." Lo guardo scuotendo la testa, stringendo le labbra, delusa per non essere riuscita nel suo intento.
"Mi dispiace non averti accontentato." Le sorrise, uno di quei sorrisoni che fuori da quel Paddock l'avrebbero fatta sciogliere, ma lei lavorava per Motorsport e non poteva permettersi di guardare quei piloti negli occhi, sopratutto quel pilota, e pensare a qualcosa che comprendesse lui, lei, niente vestiti e chissà cos'altro.
Si riprese, e guardò l'australiano che ancora rideva. "Sai, Daniel, sei un ragazzo strano. Scrivo un pezzo sui vostri team radio dopo ogni GP, cerco di ascoltarne più che posso e capire chi c'è davvero sotto il casco, e tu sei un caso particolare: sei tanto divertente e simpatico fuori dalla pista, quanto corretto e serio quando sei in macchina. Pensavo ti saresti preso ogni volta il primo posto della classifica, e invece sei un pilota modello. Davvero, mi piacerebbe sentirti dire qualcosa di davvero pazzo mentre sei in pista."
Daniel trattenne un sorriso. Aveva passato tutto il tempo a risponderle tentando di farla innervosire. Era carina mentre stringeva gli occhi e cercava di capire come fargli sputare il rospo. Più che carina. "Cercherò di accontentarti Julie." La sua PR lo informò che il prossimo giornalista era già li per l'intervista e Julie si congedò.
"Hannah, ho bisogno di un favore..." Daniel sussurrò alla sua PR, prima di cominciare un'altra noiosa intervista con un giornalista decisamente molto meno attraente rispetto alla ragazza che era appena uscita dall'hospitality.

La giornata del venerdì era meno movimentata, sopratutto durante le sessioni di prove libere: erano tutti nel media center o a bordo pista per rubare dichiarazioni o foto esclusive.
Julie stava andando proprio verso il media center, per cominciare a trascrivere le prime interviste e per seguire la prima sessione.
"Hey Julie.. " sentì una voce femminile che la chiamava e riconobbe la PR di Ricciardo. Ormai conosceva bene Hannah, per quanto l'aveva stressata pur di avere l'intervista.
"Volevo chiederti, visto che l'intervista è andata bene, ieri, perché non vieni a seguire la prima sessione nei box?"
"Cosa? Dici davvero?" Julie sgranò gli occhi. Quello era uno dei suoi sogni proibiti, a parte quello di salire su una monoposto.
"Si, perché no?"
"Certo che ci vengo!" Julie decise che le sue interviste potevano aspettare e seguì Hannah nel box Red Bull.
Il rumore, nel box era assordante e Hannah la fece accomodare dalla parte del box in cui regnava il numero 3 e le passò delle cuffie perché potesse ascoltare le comunicazioni radio. La giornalista si chiese per un attimo se tutto ciò fosse legale, in fondo lei era la stampa e non era proprio il massimo per il team spifferare tutto ad una giornalista.
Indossò le cuffie, ma non c'erano comunicazioni al momento. Si chiese anche se per caso fosse spenta, ma dopo un po' riconobbe la voce dell'ingegnere di pista di Ricciardo, Simon, che gli diceva di tenersi pronto.
La monoposto di Verstappen infatti era già in pista, mentre Daniel era già calato nella sua monoposto quando lei era arrivata. Dopo pochi secondi il rumore della Power Unit riempì il box e Daniel scese in pista.
Julie ascoltò estasiata tutte le comunicazioni tra Simon e Daniel, che stavano verificando nei primi giri che tutto fosse a posto sulla macchina.
"Okay, Daniel, la macchina è ok, vai col giro lanciato."
"No."
"Cosa?"
"Ho detto di no."
Julie spalancò gli occhi. Ricciardo era forse impazzito?
"Daniel, sei impazzito?" Gli rispose Simon, che però non sembrava poi così arrabbiato.
E infatti, poco dopo sentì la risata di Daniel.
"Spingerò solamente quando Julie risponderà di sì alla mia domanda: Julie, verresti a cena con me stasera?"
Julie rimase a bocca aperta e ricordò cosa aveva detto all'australiano il giorno prima, dopo la loro intervista. Le sarebbe piaciuto sentire qualcosa di pazzo, ma questo era più che pazzo: era in pista, era sicuramente in diretta mondiale, era quasi fermo in mezzo alla pista e sopratutto voleva uscire con lei.
"Julie, non ho tutto il tempo, se non mi rispondi sarò costretto a schiantarmi alla Eau Rouge."
Julie scoppiò a ridere e vide che mezzo box la stava fissando.
Hannah le indicò il microfono delle sue cuffie, minandogli di rispondergli.
"Ricciardo, vedi di premere sull'acceleratore. Ci vengo a cena con te."
Daniel rise nelle cuffie, fece due giri veloci e tornò ai box.
Scese dalla sua RB13, si tolse il casco e si diresse verso Julie.
"E mi dai il primo posto nella classifica di questo GP?"
"Credo proprio che tu te lo sia meritato."
Lui rise ancora.
"Stasera, alle 8." Le fece l'occhiolino e si infilò nuovamente il casco.
Daniel Ricciardo era davvero, davvero matto.

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Ciao ragazzi, è la mia prima one shot, era una idea che avevo e mi è venuta voglia di buttarla giù. Spero vi piaccia.
Mi piacerebbe scriverne anche altre, magari sulla base delle vostre richieste, appena avrò terminato la sessione estiva.
Vi ringrazio da ora se dedicherete un po' del vostro tempo a questa piccola storia.

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