Tour Eiffel

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Scendiamo dal taxi che ci porta esattamente sotto la Tour Eiffel.

«Che meraviglia» sussurri estasiata

«Sono d'accordo con te piccola» ti prendo sotto braccio

Qualcuno si gira a guardarci.

Spero per loro che sia perché siamo le più belle della piazza.

Non perché siamo due donne innamorate l'una dell'altra a braccetto.

Spero che tu non abbia notato nulla.

So quanto ci stai male.

Ti giri verso di me e mi regali un sorriso perfetto.

Stasera non posso farmi rovinare la serata da nessuno.

Quindi lascio da parte i pensieri negativi e ti sorrido anche io.

«Sei bellissima amore» dici con un sorriso smagliante sulle labbra

«Mai quanto te piccola» mi avvicino al tuo viso

Poggio lentamente le mie labbra sulle tue.

Un bacio lento e casto.

«Ti amo» soffio sulle tue labbra

«Io di più» rispondi alla stessa maniera sulle mie

«Mademoiselle vuole lasciarmi l'onore di accompagnarla in punta?» chiedo con una riverenza

«Scema» ridi di gusto

Ti guardo male.

«Parlo sul serio io eh...» faccio finta di offendermi

«Allora se la metti così. Accetto di buon grado ma cherie» mi porgi la mano


«Ma quanti sono sti gradini?» mi lamento neanche a metà della salita

«Non eri tu il cavaliere?» mi prendi in giro

«Sì lo ero, ma non credevo ci fossero tante scale!» sbuffo

«Secondo te ne sarebbero bastate meno per arrivare fino in cima?» alzi le sopracciglia

«Effettivamente forse no, però ad averlo saputo avremmo preso l'ascensore» commento

«Scansafatiche» mi sbeffeggi

Tiro su la borsa e me la metto davanti alla mano sinistra.

Perché la destra è intrecciata alla tua.

«Sai quante dita ci sono qua dietro?» ti domando poi retoricamente

«Cinque?» sorridi tu

«Riesci sempre a rovinare le mie battute» mi lagno

«Non è colpa mia se non reggono amore» alzi le spalle

«Antipatica»

Arriviamo su un pianerottolo.

«Che ne dici di prendere l'ascensore ora?» mi proponi

«E poi ero io la scansafatiche» ti prendo in giro

«Abbiamo i tacchi Jane, non possiamo rischiare né di cadere né di rovinarli» spieghi

«Hai una spiegazione per tutto, sei noiosa sai?» mi lamento

«Anzichè lamentarti, guarda che bel panorama» mi zittisci indicandomi Parigi che si estende a vista d'occhio mentre l'ascensore ci porta fino in punta alla Tour Eiffel

«Hai fatto bene a convincermi a venire qua» convengo con te «Certo non è la vista di Firenze dalla cima della torre di Giotto, ma è già affascinante»

«Sei sempre la solita» scuoti la testa sconsolata

C'è un barettino qui in cima.

Mi convinci a prendere qualcosa da bere.

Alla fine ci accordiamo su un aperitivo.

Cena la facciamo poi dopo in centro.

Ovviamente questa è stata un'idea tua.

Dopo aver ordinato tu fai un salto in bagno.

Spero che le ordinazioni arrivino prima che tu torni.

Devo riuscire a fare una cosa.

Fortunatamente va tutto secondo i miei piani.

Sorrido al cameriere e lo ringrazio in francese.

Con una delle frasi fatte che mi hai insegnato in questi giorni.

Torni dal bagno e sei, se possibile, più bella di prima.

«Facciamo un brindisi» proponi

Io sorrido ripensando a cosa sia successo l'ultima volta che hai pronunciato questa frase.

«Alla nostra vacanza a Parigi» alzi il calice

«Alla nostra vacanza a Parigi» ripeto facendo tintinnare il mio calice contro il tuo

Porto il bicchiere alle labbra senza bere.

Aspetto il momento in cui ti renderai conto di tutto.

Stai per fare il primo sorso quando un lieve rumore ti fa incuriosire.

Stai già per dire qualcosa al cameriere dicendogli che ti ha messo qualcosa nel bicchiere.

Poi però vedi che cos'è.

Alzi gli occhi verso di me.

Ti si stanno già inumidendo.

«Jane» sussurri «Che cosa vuol dire»

«Maur, tu mi hai insegnato cosa significhi l'amore. Tu mi hai insegnato cosa significhi vivere. Beh mi hai insegnato anche delle frasi in francese, non che siano essenziali ma possono sempre tornare utili» inizio a parlare

A queste mie ultime parole fai una risata.

«Mi hai fatto capire che amare una persona non significa essere deboli. Anzi, significa essere forti insieme. Maur io ti amo. E voglio esserci sempre per te. Voglio che ci saremo sempre l'una per l'altra. Per rendere la vita un po' meno difficile»

Delle lacrime ti bagnano le guance.

Ti sorrido per poi continuare.

«Maura Dorothea Isles» prendo un respiro

Mi rispondi anche se non sarebbe stato necessario ancora.

«Si, Jane Clementine Rizzoli?» sussurri le prime parole dall'inizio del mio discorso

«Vuoi essere la mia compagna di lavoro e di vita?»

Sorridi.

«Maura mi vuoi sposare?» mi inginocchiò davanti a te

Ti alzi in piedi e mi prendi le mani.

Mi tiri verso di te.

E mi baci.

«È un sì questo?» ti chiedo mentre le mie lacrime si mischiano alle tue

«Sì Jane, sì» mi ribaci nuovamente

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