9. Alissa

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Io, Madison, Dave e Jason stiamo andando a scuola sulla mia macchina, o quello che dovrebbe essere chiamato tale. È una punto nera, tre porte, vecchia e rotta, ma mi basta per andare a scuola, a lavoro e alla casa famiglia.

Alla radio trasmettono "Sunset lover" di Petit Biscuit, quindi alzo al massimo il volume e guido fino alla scuola.

Scendiamo dalla macchina, Dave se ne va senza dire niente dentro scuola, a fare chissà cosa, Jason ci saluta e va dai suoi amici e siamo io e Madison.

«Wow» dice Madison scrutandomi.

«Cosa c'è?» le chiedo.

«Sei...diversa. Ti stanno guardando tutti» dice guardando i miei vestiti e indicando tutti i ragazzi.

«Oh, ti riferisci ai miei vestiti. Sì, è così che mi vesto qui.» ammetto.

«E perché lo fai?» chiede curiosa.

«Questo non te lo dico. Per ora. Se me la sentirò te lo dirò, ma sappi che a scuola sono molto diversa da come sono stata ieri con te.» le dico.

«E qual'è la vera te?» chiede.

«Quella di ieri»

«E allora perché fai così?»

«Madison, c'entra il mio passato. Non sono nella casa-famiglia per il tuo stesso motivo. Abbiamo tutti ragioni diverse per stare in quel posto. Te lo dirò quando me la sentirò.» sussurro.

«Ok ma, perché stai parlando a bassa voce?» chiede.

«Perché non devono saperlo.»

Appena pronuncio questa frase, suona la campanella, quindi faccio il mio solito ingresso. Questa volta, però, mi porto dietro anche Madison, e tutti la fissano chiedendosi chi sia.

«Ok, la segreteria è di là. La signora grassa ti affiderà a qualcuno che ti farà fare il giro della scuola e ti assegnerà un armadietto. Ci vediamo all'intervallo qui.» la informo e poi la abbraccio. La guardo negli occhi e noto un po' di agitazione.

«Stai tranquilla, andrà tutto bene. La scuola fa schifo come in ogni altro luogo, ma farai amicizia e ti piacerà. Ne sono sicura. Oh e oggi pomeriggio dopo pranzo torniamo qui.» la tranquillizzo e la informo.

«E perché?» chiede.

«Per gli allenamenti delle cheerleaders»le rispondo. Sussurra un «ok», ci salutiamo e ci separiamo.

«Thompson la giustificazione dei genitori per l'assenza di ieri» mi ordina la professoressa appena entro in classe.
È nuova qui, perciò non sa niente. Ho una specie di patto con la preside, grazie al quale non mi devo giustificare in nessuno modo, se non chiamandola al telefono e ieri Melissa l'ha fatto.

«Sono a posto con la preside.» rispondo.

«Nessuno è a posto con la preside. Esigo la giustificazione dei genitori, adesso.» ordina.
Mi avvicino alla cattedra, ci appoggio le mani sopra e poi mi avvicino alla faccia della professoressa.

«Potrebbe essere un problema riceverla dai miei genitori. Vada in prigione, o al cimitero, li troverà lì.»le sussurro fissandola negli occhi. Fortunatamente i miei compagni sono troppo occupati a chiacchierare e a fare brusio per accorgersi della situazione, e io ho parlato a bassa voce apposta.

La lezione prosegue normalmente e anche l'ora successiva, in cui ho fisica. Quando finalmente la campanella dell'intervallo suona, mi precipito fuori per andare da Madison, ma qualcuno mi ferma per un polso.

«Alissa!»

«Thomas...possibile che mi devi sempre fermare così?» chiedo.

«Scusa» mi lascia il braccio«quando ci vediamo per le ripetizioni?» chiede. Oddio, ancora questa storia.

Two is better than oneWhere stories live. Discover now